Salvini e il dilemma dei migranti: opportunità politica o ingiustizia?

Il leader della Lega sembrerebbe aver compreso che la decisione del Tribunale di Roma sui dodici migranti in Albania potrebbe trasformarsi in un'opportunità per il partito, ormai pronto a costruire la campagna elettorale dei prossimi mesi, e per la sua posizione nel processo Open Arms, la cui sentenza giungerà il 20 dicembre

Laura Laurenzi
6 Min di lettura

Il ritorno in Italia dei dodici migranti del centro di Gjiader in Albania è stato accolto dalla maggioranza di governo come una sorta di maledizione, come l’ennesima dimostrazione che l’iniziativa della delocalizzazione dei migranti non avrà vita facile e soprattutto non potrà iniziare in tempi brevi, come sperato. Eppure, nel mezzo del centrodestra c’è chi, una volta saputa la notizia, ha esultato a lungo. Matteo Salvini ha infatti compreso che la decisione dei sei giudici della prima sezione immigrazione del Tribunale di Roma potrebbe trasformarsi in un’opportunità senza precedenti nei riguardi del processo Open Arms.

Il filo rosso che collegherebbe le due questioni, infatti, sarebbe proprio la presunta politicizzazione di una parte della magistratura – questione sicura per Salvini – che sarebbe stata influenzata dalle ideologie della sinistra e avrebbe quindi preso decisioni non indipendenti, soprattutto sulle tematiche legate ai migranti. Così, i dodici ospiti del centro di Gjiader hanno dovuto fare ritorno in Italia, come simbolo del fallimento dell’intesa tra Italia e Albania, e Salvini continua ad affrontare un processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, in cui rischia di essere condannato a sei anni di carcere.

Matteo Salvini
Il vicepremier Matteo Salvini

Il leader della Lega, però, anche in questo caso è riuscito a trasformare una situazione complicata in un’opportunità, facendo sorgere nelle piazze italiane decine di gazebo per dare avvio ad una campagna controi giudici politicizzati“, ovvero contro coloro che “ingiustamente” starebbero decidendo la sentenza nei confronti di un ministro che, eletto dai cittadini, non avrebbe fatto altro che rispettare i voleri di coloro che lo hanno votato. Proprio in questo senso, poi, il leader leghista avrebbe già annunciato che il prossimo passo del suo partito sarà quello di “presentare nei Comuni italiani mozioni per ribadire la necessità di difendere i confini“.

Insomma, la Lega non abbandona i suoi obiettivi e sfrutta al massimo le due opportunità che la situazione politica attuale le avrebbe donato. Open Arms e i dodici migranti diventano così il nuovo vessillo del partito di Matteo Salvini, da sbandierare davanti agli elettori, come i simboli di un’attualità corrotta, apparentemente proprio da coloro che invece dovrebbero proteggerla. E così, Salvini pronuncia un’altra delle sue frasi ad effetto, di quelle che spaventano e che sembrerebbero voler far riflettere e che invece rischiano spesso di aizzare e di aumentare i tassi di violenza: “Se qualcuno di questi dodici domani commettesse un reato, rapinasse, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia?“. Salvini evita però di chiedersi che cosa succederebbe se uno di quei dodici commettesse quegli stessi reati in terra d’Albania. Andrebbe in giudizio davanti a un tribunale albanese oppure sarebbe compito di un tribunale italiano?

Così Salvini sembrerebbe voler lasciare intendere che i migranti inviati in Albania siano stati scelti non perché individuati in acque internazionali e apparentemente allineati con le richieste della Corte di Giustizia europea, ma perché fossero potenzialmente pericolosi. Secondo le parole del ministro, allora, oggi nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari vi sarebbero 12 nuovi uomini che metterebbero a rischio la sicurezza dei cittadini italiani.

Le dichiarazioni di Matteo Salvini, poi, non tralasciano neanche gli stessi magistrati, che diventano “più di sinistra di Elly Schlein” e a cui viene consigliato di candidarsi con “Rifondazione comunista” se “non piacciono loro le leggi sull’immigrazione“. Salvini spiega così i motivi per cui in Italia sarebbe necessaria una riforma della Giustizia che “tolga la politica dai tribunali e dalle correnti della magistratura“, cercando di far comprendere agli italiani l’importanza fondamentale che questa riforma porterebbe con sé. Dichiarazioni che acquistano ulteriore significato nel momento in cui vengono unite a quelle riguardanti il processo Open Arms.

Per sostenere la tesi di un processo politicizzato e quasi vendicativo nei suoi confronti, Salvini ha quindi deciso di pubblicare sui suoi profili social il video dell’esultanza di Oscar Camps, fondatore dell’Ong Open Arms, realizzato poco prima dello sbarco dei 147 migranti in Italia. Il post è accompagnato dalla scritta “Il video che sbugiarda il fondatore di Open Arms” e si concentra su una frase precisa detta dall’attivista: “Non siamo contenti perché abbiamo toccato terra. ma perché è caduto il ministro dell’Interno Salvini“.

Pian piano la Lega, quindi, starebbe costruendo la campagna elettorale dei prossimi mesi, che si annunciano ricchi di mobilitazioni popolari e di presenza del partito sul territorio. Una sorta di politica di prossimità che cercherà di avvicinare i cittadini, puntando su quelle tematiche che ancora spaventano e che allo stesso tempo infuriano le folle. Matteo Salvini, intanto, sembra iniziare a vestire sempre più fedelmente i panni di un martire, di una vittima sacrificale che è stata offerta in pasto alla magistratura per un reato che non sussiste, come sottolineato dalla legale Giulia Bongiorno davanti alla Corte del tribunale di Palermo, e che instancabilmente lotta per difendere i propri diritti e quelli di tutti coloro che possono vantare lo status di italiani.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo