Sale il deficit ma Giorgetti difende il Def: “Superbonus macchina infernale”

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, si dice abbastanza tranquillo: "Questa modifica non incide sulle previsioni del Def, già scontate nel debito pubblico"

Redazione
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Gli effetti del Superbonus gettano delle ombre sul risanamento dei conti pubblici. I costi continuano a crescere e i dati dell’Istat definiscono un quadro tutt’altro che rincuorante. Il deficit del 2023 sale di ben 4,5 miliardi a causa dei bonus, portandosi al 7,4% del pil, contro il 7,2% comunicato ad inizio aprile e contenuto all’interno del Def presentato dall’esecutivo.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si dice abbastanza tranquillo: “Questa modifica non incide sulle previsioni del Def, già scontate nel debito pubblico“. In Parlamento il ministro chiarisce l’importanza di uno specifico monitoraggio e di nuove misure per “migliorare gli andamenti di cassa e rimodulare il rapporto debito/Pil, riducendolo già nel breve periodo“.

Giorgetti: la nuova stretta sul Superbonus

L’obiettivo dell’esecutivo resta quello di estendere da 4 a 10 anni il periodo nel quale scontare le detrazioni. Giorgetti ha infatti dichiarato: “L’aggiustamento è alla nostra portata. Lo scenario tendenziale di finanza pubblica indicato nel Def appare già compatibile con le nuove regole Ue sulla finanza pubblica“. Il ministro dell’Economia definisce il Superbonus come “una macchina da guerra infernale, un mostro nato male. Abbiamo tentato più volte di limitarne i danni e se non lo avessimo fatto non saremmo qui a raccontare una storia che ha già suscitato ilarità in mezzo mondo“.

banca ditalia
Banca d’Italia

A non convincere sul conto del 110% è anche Bankitalia, la quale ha confermato la sua stima di una crescita del pil nel 2024 dello 0,6% contro l’1% dell’esecutivo. In audizione Sergio Nicoletti Altimari, capo della ricerca economica, ha affermato: “Si può valutare che l’ammontare dei crediti d’imposta per il Superbonus contabilizzati per competenza nei conti del 2023 pubblicati da Istat a inizio aprile siano pari a quasi 3,7 punti percentuali, quindi 77 miliardi di euro. Si tratta di un valore di oltre cinque volte superiore a quanto il Def 2023 prevedeva sarebbe maturato nell’anno“.

Ai 77 miliardi si devono inoltre aggiungere i 4,5 emersi nelle stime Istat. In questo modo, il quadro pare chiaro: il conto del 2023 arriverebbe a 81 miliardi.

I dubbi dell’Upb

I dubbi spuntano anche all’Upb, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che nel Def ha scoperto scarse informazioni sul 110%. Nel documento presentato dal governo infatti, non sembra chiara l’identità degli importi considerati nei dati di consuntivo dei documenti pubblicati. Le incertezze si svelano anche sulle spese del Pnrr e Sanità: “Esistono criticità sul Pnrr, in quanto la modesta attivazione degli investimenti nei primi anni e le revisioni concordate con la Ue richiedono ora un’accelerazione degli interventi. La concentrazione delle opere nei prossimi due anni potrebbe generare strozzature nell’offerta” affermano dall’Ufficio di Bilancio.

Giancarlo Giorgetti
Giancarlo Giorgetti

Il ministro Giorgetti affronta poi le critiche mosse dalla Corte dei Conti rispetto la scarsità delle risorse per la sanità pubblica: “La spesa sanitaria salirà del 3% l’anno da qui al 2027, e comprende le risorse per il rinnovo dei contratti di lavoro. La scelta di limitarsi al quadro tendenziale dipende dal cambiamento delle regole Ue che saranno votate oggi dal Parlamento europeo” afferma.

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