Il 7 marzo scorso è stato approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Meloni il Ddl Femminicidio che, oltre all’introduzione del delitto di femminicidio, contiene ulteriori interventi normativi per irrobustire il sistema di contrasto alla violenza sulle donne e per la tutela delle vittime. Il Ministro per Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella aveva descritto il disegno di legge come “una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale“, chiarendo che l’obiettivo finale del governo sia quello di produrre “un mutamento culturale“.
Ddl Femminicidio: “Un segnale forte”
In un’intervista rilasciata a Il Messaggero, il Ministro Roccella ha rimarcato che l’aver introdotto il femminicidio nel Codice penale “è un segnale forte” mentre sostiene che l’educazione sessuale nelle scuole non sia uno strumento in grado di portare ad un calo dei femminicidi. Infatti, stando a quanto riportato dal Ministro su dati europei, nei Paesi dove si insegna “il sesso a scuola“, si registrerebbero più vittime rilegate agli omicidi di donne commessi per mano di uomini. “Per adeguare le politiche ai bisogni – puntualizza Roccella – servono dati concreti”, con il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara e la Fondazione Cecchettin, hanno deciso di insistere piuttosto sull’educazione al rispetto.
Il Ddl, infatti tra le altre, ha inserito l’obbligo della formazione sulla violenza di genere, destinato a tutti gli operatori ed elaborato, come spiega il ministro, dalle esperte del comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne. “Un riferimento alla formazione era contenuto anche nella precedente legge ma la scuola superiore della magistratura, finora, aveva fatto pochissimo“, specifica la deputata di FdI.
Il Ministro Roccella, quindi, chiarisce l’obiettivo del Ddl varato venerdì dal Cdm considerando lo spunto posto dalla giornalista, ossia se l’introduzione dell’ergastolo come pena in merito al reato del femminicidio possa avere “un effetto deterrente“. “L’aggravio della pena non è il punto fondamentale“, esplica Roccella bensì l’aver “differenziato il femminicidio dal consueto omicidio“, non perché sia più grave ma per le sue motivazioni alla base.
Secondo il Ministro con questa nuova legge, che comprende anche misure come l’informare le donne e i loro famigliari in merito a quanto accade durante l’iter giudiziario, avrebbe “le sue radici nella differenza uomo-donna e nella cultura che produce il senso di possesso, l’assoggettamento e la discriminazione“. Difatti, Roccella sottolinea come l’aver focalizzato l’attenzione sul femminicidio significhi togliere questa “falsa neutralità dal Codice e dire la verità“, cioè che “nella storia umana esiste un’asimmetria di potere che produce anche il femminicidio“.
A tal proposito, presto arriverà anche un testo unico sulla violenza contro le donne, che doveva essere presentato lo scorso 8 marzo, anche in occasione della Giornata Internazionale della donna, ma non è stato possibile portare per la complessità del tema che richiede più tempo. Si tratta di “un’idea nata dalla Commissione d’inchiesta sul femminicidio” e che con il Ministro per le Riforme istituzionali, Maria Elisabetta Casellati, è stato pianificato essere un testo compilativo, “non innovativo, che servirà per facilitare la conoscenza e l’accesso alle norme, non solo sul piano della repressione ma anche su quello dei diritti“.
Roccella: “Non si può forzare il linguaggio”
Il corteo di “Non una di meno”, il movimento femminista e transfemminista che si batte contro ogni forma di violenza di genere, più volte ha accusato il Ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità di transfobia, ma Roccella risponde che non sarebbe sintomo di transfobia dire che il femminismo parte dall’avere un corpo sessuato di donna. “Non è un caso – puntualizza il Ministro – che le transfemministe arrivino all’uso delle shwa o degli asterischi” e quindi all’eliminazione del femminile, una pratica che secondo Roccella rientrerebbe nelle “nuove subdole forme di patriarcato“.
Più che altro, secondo il Ministro il linguaggio segue il costume, quindi nel momento in cui il linguaggio si afferma vuol dire che quel concetto è passato e “non si può intervenire dall’alto forzando l’uso linguistico“. Ad ogni modo, il Ministro si dice disponibile ad un confronto sereno tra le femministe della differenza e le transfemministe, evitando quindi di generare “risse o giochi all’insulto”.
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