Rixi frena sull’aumento delle accise: “È soltanto un’invarianza voluta dall’Ue”

Il viceministro dei Trasporti ha chiarito che il governo italiano è stato spinto dall'Unione europea a procedere con la neutralità tra i due carburanti, sostenendo inoltre che l'esecutivo ha deciso comunque di agire per il bene dei cittadini aumentando il prezzo del diesel di soli 5 centesimi in cinque anni

Redazione
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L’aumento delle accise sul diesel dal 2025 sarebbe da escludere secondo il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, che ha spiegato al Sole 24Ore come i piani del governo non prevedano in alcun modo un aumento delle tasse, nonostante quanto sia trapelato negli scorsi giorni. Il presunto aumento delle accise, in realtà, sarebbe solamente un'”invarianza” non voluta dal governo ma chiesta dall’Unione europea. Rixi ha insomma cercato di chiarire quale fosse il percorso che ha convinto l’esecutivo a procedere con l’aumento del prezzo del diesel, nonostante le critiche del passato della stessa Giorgia Meloni.

Il rischio di poter perdere la fiducia dei cittadini, traditi proprio sull’aumento delle tasse dopo che il governo ha promesso a lungo di non volerle aumentare, potrebbe infatti rivelarsi un pericolo insuperabile per l’esecutivo. Rixi ha quindi chiarito che tale invarianza non peserà in alcun modo sulle tasche dei cittadini, né su quelle dei lavoratori, i quali hanno già iniziato a protestare duramente di fronte al possibile aumento del prezzo del diesel.

Il viceministro, nel corso dell’intervista con il Sole 24 Ore, ha poi confermato la norma sulla rivalutazione delle abitazioni che hanno beneficiato del Superbonus, sostenendo che questa fosse già esistente e quindi solamente applicata dalla prossima Legge di Bilancio. In questo senso, Rixi ha anche spiegato che tale provvedimento sia necessario affinché coloro che hanno approfittato del Superbonus non siano anche agevolati su un pagamento delle tasse che non corrisponde effettivamente all’immobile da loro posseduto.

Rixi: “Sulle accise vi sarà un aumento di un centesimo l’anno

Il viceministro dei Trasporti ha cercato di smentire le voci sulle volontà del governo in materia di carburanti, innanzitutto cercando di spostare la colpa di questa decisione sull’Unione europea. Secondo il viceministro, infatti, nei piani del governo Meloni non era in alcun modo presente la volontà di andare a toccare i prezzi di diesel o benzina. La decisione sarebbe stata dettata dall’alto, con la giustifica di un necessario pareggio dei prezzi tra i due carburanti.

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Il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi

A questo punto, quindi, il governo italiano avrebbe potuto sfruttare l’occasione, secondo quanto dichiarato da Rixi, per aumentare i prezzi del diesel fino a far raggiungere loro le cifre della benzina. Invece, quanto deciso dal nostro Paese sarebbe una seconda via, meno traumatica per i cittadini eppure ancora troppo ostacolata. “La scelta del governo è stata quella di trovare una via mediana” ha sostenuto il viceministro dei Trasporti, aggiungendo che quella messa in atto potrebbe essere definita “un’operazione a zero” perché vorrebbe dire “l’aumento o la diminuzione di un centesimo a litro per i prossimi cinque anni“.

Avremmo potuto aumentare tutto ma invece abbiamo deciso di procedere con un’invarianza” ha spiegato il ministro, sottolineando che la richiesta dell’Unione europea di una “neutralità dell’alimentazione a benzina o a gasolio” non è da lui assolutamente condivisa. Nonostante ciò, comunque, l’Italia sarebbe riuscita a trovare una soluzione che non toccherà in alcun modo il popolo degli autotrasportatori né in generale la vita quotidiana degli italiani. “L’aumento è infinitesimale, avrebbe dovuto essere di 10 centesimi e noi abbiamo scelto di aumentarle di 5 in cinque anni” ha infine aggiunto Rixi.

Rixi: “Abbiamo firmato il ferrobonus regionale

Il ministro dei Trasporti ha poi sfruttato l’occasione per chiarire che il Paese continua a compiere passi in avanti su diversi fronti. Per quanto riguarda il trasporto merci, infatti, il Ministero avrebbe siglato con cinque Regioni, Puglia, Lombardia, Liguria, Piemonte e Calabria, il ferrobonus, ovvero “un incentivo strategico per sostenere il trasporto merci su ferrovia, contribuendo alla riduzione dell’impatto ambientale e al potenziamento della competitività delle imprese italiane“.

Oltre a questa misura, il governo starebbe lavorando anche sul fronte delle agevolazioni per le merci su ferrovia, in particolare per quanto riguarda le “strozzature presenti ai valichi alpini“. In questo senso, Rixi ha spiegato di aver avuto colloqui sia con gli omologhi francesi che svizzeri, con cui ha tentato di trovare una soluzione sui passaggi che oggi sono effettivamente bloccati.

Per quanto riguarda la Svizzera, la situazione sarebbe meno complicata, visto come è stato possibile “concordare un potenziamento del sistema ferroviario con uno sguardo attento nei confronti dell’infrastrutturazione del Nord-Ovest“, mentre in Francia sembrano restii ad avviare dialoghi risolutivi sul Monte Bianco e sul Frejus prima del 2025. “Le conseguenze di questi ritardi potrebbero essere pesanti per il nostro Paese” ha sottolineato Rixi, poiché “il Frejus ferroviario è interrotto da una frana e noi oggi non solo perdiamo più di 500 treni al mese, ma abbiamo le merci pericolose che vanno sulla strada“.

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