Il voto del Parlamento europeo sul piano Ursula Von der Leyen, che riguarda anche la possibilità di un riarmo dei Paesi dell’Ue, ha provocato un terremoto all’interno della politica italiana. I partiti di maggioranza e opposizione hanno proceduto in ordine sparso, votando senza una linea precisa e in alcuni casi creando anche spaccature piuttosto evidenti. Gli eurodeputati del Pd si sono infatti divisi a metà tra chi ha deciso di astenersi, seguendo la linea Schlein, e chi invece ha votato a favore, allineandosi con la posizione di Stefano Bonaccini.
Compatti invece i membri del Movimento 5 Stelle, che hanno mantenuto la linea pacifista, decidendo di votare contro il ReArm EU. Nella maggioranza di governo, invece, si è assistito all’ennesimo allontanamento di uno dei partiti, che ha deciso di votare senza seguire la linea del premier. La Lega di Matteo Salvini, al contrario di FdI e FI, ha confermato la sua posizione contraria ad una spesa ulteriore per la difesa.
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Se fino ad oggi sembrava che questa scelta non avesse avuto eccessive conseguenze sul resto della coalizione, un’indiscrezione successiva al Consiglio dei ministri avrebbe portato alla luce un dissidio tra la Presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia e delle Finanze, il leghista Giancarlo Giorgetti. Sembrerebbe che a far scoppiare l’ira di Giorgia Meloni sia stata la decisione di Salvini di convocare un vertice del partito proprio a poche ore di distanza dal Cdm, per discutere di riarmo e politica estera.
L’ennesimo strappo che avrebbe però infastidito parecchio il premier che, secondo alcuni, avrebbe utilizzato toni piuttosto forti con il ministro. Le ricostruzioni, però, sarebbero state smentite da Palazzo Chigi e dal Mef, che continuano a sostenere che Meloni e Giorgetti si sarebbero confrontati mantenendo la cordialità consueta e rimanendo allineati sui temi da discutere. Fonti di governo, comunque, hanno sottolineato che la linea politica estera resta appannaggio di Palazzo Chigi e della Farnesina, consolidando l’idea che i programmi della Lega possono creare problematiche ma fino ad un certo livello.
Il contro-vertice della Lega sul riarmo Ue
Nel corso del vertice della Lega, a cui hanno partecipato Giorgetti, gli esperti economici del partito e il presidente della commissione Difesa della Camera, Tonino Minardo, si è quindi discusso delle opzioni italiane in termini di riarmo. La Lega si è dichiarata sin da subito contraria alla possibilità di acquistare armamenti da aziende non italiane, sottolineando che il piano dovrebbe essere utilizzato per aiutare l’economia del Paese e non affossarla ulteriormente.
Giorgetti avrebbe comunque espresso la linea già adottata a Bruxelles, ovvero la necessità di attendere i dettagli del piano per poi valutarlo a fondo. Per ora l’unica certezza è che l’acquisto di armi non dovrà aumentare il debito pubblico italiano e allo stesso tempo non dovrà penalizzare la spesa per la sanità e altri ambiti sociali. Sembrerebbe, poi, che i leghisti abbiano discusso di Starlink e truppe di peacekeeping in Ucraina, di fatto trattando tematiche che a Palazzo Chigi sono ancora aperte sul tavolo di Meloni.
Proprio da qui nascerebbe il fastidio del premier, che deve anche risolvere il nodo della partecipazione italiana al summit di Londra, dove sabato si incontreranno in videochiamata i Paesi interessati alla “coalizione dei volenterosi“, ovvero il piano francese e britannico per le truppe di interposizione in Ucraina.
Nel corso di questo vertice, al contrario di quelli passati, non saranno ammessi Paesi osservatori, per cui l’Italia dovrà al più presto prendere una decisione sul possibile invio di truppe italiane a Kiev. Subito dopo sarà necessario risolvere anche i dubbi sulla risoluzione di maggioranza in vista del Consiglio Ue. Su questo punto, però, Salvini sembrerebbe non avere dubbi: “Sicuramente si troverà un accordo“.
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