Riarmo: la maggioranza forza la quadra, l’opposizione si divide in sei e la risoluzione passa

Il riarmo frantuma le opposizioni che si presentano alla discussione sulle mozioni parlamentari legate al piano con sei mozioni differenti, non votandosi a vicenda. Mentre, la coalizione di maggioranza si è unificata nonostante la contrarietà al piano della Lega e la risoluzione è passata con 144 voti favorevoli

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Il tema caliente del Riarmo continua a destabilizzare gli equilibri interni alle opposizioni mentre sembra abbia trovato, o forse forzato, la sintonia della maggioranza di Governo. Sei diverse correnti hanno inebriato il centrosinistra su difesa e sicurezza d’Europa, tra minaccia russa e abbandono da parte degli Usa, proponendo ognuno 6 documenti all’assemblea, contro il testo unico della maggioranza.

Riarmo, la discussione della risoluzione

Si tratta dello scenario che si è palesato nel corso della discussione sulle mozioni parlamentari legate al piano di riarmo europeo proposto dal Governo avvenuta ieri a Montecitorio. E così, la coalizione del centrodestra si è (per forza di cose) compattata, approvando unanime il suo testo, nonostante la Lega si trovi a solcare gli stessi passi di Avs, che a loro volta percorrono la strada del Movimento 5 Stelle. Ovvero, no alle armi in sostegno della pace, non vedendo minacce nel Presidente della Russia, Vladimir Putin e sostenendo che l’Ucraina dovrebbe placarsi in merito alla sua invasione.

Al contempo, il Partito Democratico vota la sua mozione e si astiene su quelle presentate invece da M5S, +Europa, Avs, Italia Viva e Azione, mantenendo quindi la linea della Segretaria Elly Schlein. Linea che viene però non considerata dai deputati riformisti Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle e Marianna Madia, che bocciano la mozione pentastellata e lasciano l’aula sul voto a quella di Avs.

Poi, le acque si mischiano con la sintonia tra rappresentati di Fratelli d’Italia e di Azione, di Forza Italia e di Italia Viva e di +Europa che non vedono utilità in un pacifismo “astratto”, bandiera pentastellata, rossoverde e leghista. Sul ritenere necessario il sostegno alla resistenza dell’Ucraina, invece, meloniani, azzurri, calendiani, renziani e +Europa si amalgamano diventando una cosa sola. Un appoggio ucraino che invece non perviene in Pd, M5s e Lega.

In tutto questo potpourri, c’è chi alza la voce senza esitazioni ed è Giuseppe Conte che sembra non voler perdere occasione per entrare in contrasto con i dem di Schlein. Il leader pentastellato ribadisce il proprio “no” a “questa Unione europea di guerrafondai in armi”, e il suo tono viene prontamente amplificato dai leghisti sostenitori dell’equazione “meno armi e più sanità“. Concetti del Carroccio ripresi anche da Avs con Nicola Fratoianni che puntualizza come “le bombe non fanno le Tac“.

Non tutti però appoggiano quella linea contiana contro il riarmo. Azione si sfila e infierisce nei riguardi dell’ex premier con Matteo Richetti che svela gli scheletri nell’armadio di Conte che mentre era all’esecutivo, avrebbe “aumentato le spese militari, acquistando anche decine di F35 degli Usa” e quindi, a detta del deputato appare “curioso che ora, dall’opposizione, si metta alla testa del pacifismo populista per lucrare consensi“.

La risoluzione sul riarmo

Nel dibattito di ieri l’unica cosa certa è stato il punto di contatto tra i sei partiti in merito ad opporre resistenza al testo presentato dal Governo. Risoluzione che è però passata con 144 voti a favore e 105 contrari, facendo tirare un profondo sospiro di sollievo al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e all’intero esecutivo. Ora, quindi, il Governo si impegna a portare avanti “il rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa Ue, la piena efficacia dello strumento militare“.

Uno schema che è stato reso necessario dalla ferma opposizione della Lega al riarmo europeo. Per il resto, viene confermato il sostegno a Kiev e il lavorare affinché si possa giungere nel minor tempo possibile alla pace. Obiettivo che sarà sostituito successivamente alla tregua con quello di costituire una forza multinazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite.

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