A Report, il programma di Rai3 condotto da Sigfrido Ranucci, è stato realizzato un nuovo servizio su Antonella Giuli, sorella dell’attuale ministro della Cultura Alessandro Giuli, che verrà mandato in onda questa sera. La donna si trova protagonista del programma perché viene accusata di trascurare il ruolo di addetta stampa nella Camera dei Deputati per svolgere attività politica per Fratelli d’Italia, cosa che per di più non è concessa per regolamento. Giuli ha risposto a queste accuse tramite una lettera in cui confessa di doversi occupare di una situazione familiare difficile.
Il servizio di Report
Antonella Giuli ha lavorato per tanti anni nel campo della comunicazione di FdI e lo scorso gennaio è riuscita a fare un balzo avanti nella sua carriera, ottenendo il posto di addetta stampa per la Camera dei Deputati e guadagnando 120mila euro all’anno. Ma secondo quanto raccontato da una fonte che lavora alla Camera a Report, la donna “non partecipa ai turni del fine settimana ed è sollevata da tutta una serie di incombenze, come la rassegna stampa”, al contrario dei suoi colleghi.
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La fonte ha affermato che la sorella del ministro passa invece il tempo libero “soprattutto in favore del gruppo di Fratelli d’Italia”, dichiarazione confermata dalle diverse testimonianze raccolte dal programma, che raccontano della presenza “stabile” di Giuli nelle principali iniziative politiche di FdI. Il problema per la donna non è solo legato alle accuse di non occuparsi del suo lavoro, ma anche al fatto che il regolamento della Camera non consente a chi lavora all’ufficio stampa di svolgere attività politica. La Stampa aveva già riportato la scorsa settimana che Giuli continuasse a collaborare con FdI, prima come portavoce di Francesco Lollobrigida e poi come assistente della sorella della premier Arianna Meloni.
La risposta di Antonella Giuli
Giuli ha deciso di rispondere alle accuse affermando che ci sono persone che possono testimoniare il fatto che non trascura il suo lavoro. Queste le sue parole: “Il teorema è facilmente smentibile dai diretti interessati, a cominciare da chi, ai vertici del secondo ramo del Parlamento, ha potuto verificare e apprezzare quotidianamente l’abnegazione e la disponibilità con cui onoro il mio impegno professionale”.
È poi arrivata la parte più difficile, in cui si è sentita costretta a rivelare una realtà familiare che lei e suoi marito avevano deciso di proteggere e tenere segreta. “Si può costringere una donna, una madre, una professionista che gode della stima dei suoi datori di lavoro a rivelare la verità dolente di una vita privata funestata dalla malattia d’un bambino di 7 anni irreversibilmente malato? In Italia, oggi, evidentemente sì” ha confessato.
La donna ha spiegato che i suoi momenti esterni al lavoro sono dedicati ai figli, in modo particolare a uno dei due che è “affetto da una grave patologia curabile ma non guaribile, tale da rendere necessario il contributo della legge 104 art.3 comma 3“. E ha dichiarato che tutti gli altri addetti stampa ne sono a conoscenza. E sanno che non può essere presente nella rassegna stampa perché deve portare il figlio malato a scuola.
Si è chiesta se fosse davvero necessario rivelare una realtà che aveva deciso di proteggere, rispondendosi che un po’ lo era e un po’ no, “considerando il clima di attenzione (aggressione?) mediatica cui vengo sottoposta con crescente morbosità; forse, anche, in quanto sorella d’un ministro della Repubblica…”. Si è chiesta se sia giusto o sbagliato il ritrovarsi in questa condizione “di dover giustificare a cielo aperto il diritto, riconosciutomi dalla legge, di accudire il mio intraducibile dolore personificato” nel figlio malato.
Ha affermato che probabilmente un giorno suo figlio, “se la malattia glielo consentirà”, saprà tutto ciò che sta accadendo “e me ne chiederà conto, ce ne chiederà conto. Io so già che cosa rispondergli”. E ha concluso: “Report e tutti coloro che hanno contribuito ad alimentare questi falsi teoremi, che risposta hanno, posto che ne abbiano una?”.
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