Renzi si scaglia contro Meloni: “Meglio influencer che premier”

Parole dure arrivano dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi verso la premier Giorgia Meloni. L'attacco alla premier del Consiglio in occasione dell'evento Cambiare rotta

Redazione
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Parole dure arrivano dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, verso la premier Giorgia Meloni. L’attacco alla premier è stato sferrato in occasione dell’evento Cambiare rotta, i migranti e l’Europa, organizzato presso l’Università Cattolica di Milano dalla Fondazione Oasis.

Renzi, Meloni bravissima influencer

La Meloni viene definita da Renzi come ‘bravissima influencer‘, facendo riferimento anche alla queen dei social Chiara Ferragni. Ma in quanto al governo del Paese la Meloni riceve da Renzi una bocciatura. Il leader di Italia Viva pesta i piedi della presidente del Consiglio e conferma la sua totale indisposizione nei confronti di quella parte di destra italiana che a Renzi proprio non va giù.

Ed il governo è preso di mira nella totalità dell’agenda politica: dalla questione dei migranti alla manovra varata dal Cdm. “Sul tema dell’immigrazione il governo ha un unico obiettivo: apparire. È il governo che ha parlato di blocco navale. I migranti sono raddoppiati. Le parole della campagna di Meloni e Salvini non appartengono alla dignità della politica” afferma Renzi nel suo intervento.

Renzi: la questione migratoria

Dopo Cutro, ho ricordato a Meloni che é la storia italiana che non cambia. Noi da duemila anni accogliamo tutti e salviamo tutti: io sono orgoglioso di questa tradizione italiana, che risale addirittura a Virgilio. Questa cultura c’era anche durante il fascismo: l’ammiraglio Todaro, nel 1940, dopo aver fatto affondare un piroscafo belga ha salvato tutti quelli che erano in mare. Rispondendo ai belgi e ai nazisti, ha detto ‘Sono italiano, salvo tutti’ ha aggiunto.

Renzi continua facendo riferimento ad una soluzione per la questione della migrazione: la legalità, vale a dire inserire le persone nel mondo del lavoro. “Perché se le lasci in stazione senza un permesso, una possibilità di lavoro o un controllo diventano un fattore di insicurezza. La sicurezza e la legalità si fanno con il lavoro e non con i decreti fuffa di Salvini“.

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