“Oggi c’è una novità: con la sentenza della Cassazione Davigo diventa tecnicamente un colpevole“. Matteo Renzi si esprime sui social riguardo alla conferma in Cassazione della condanna all’ex magistrato Piercamillo Davigo, entrando in quello che è il dibattito esistente tra giustizialismo e garantismo.
L’ex membro togato del Consiglio Superiore della Magistratura è effettivamente stato un magistrato che non ha lasciato spazio ad interpretazioni riguardo il suo pensiero, rivelatosi nel tempo estremamente giustizialista.
La sentenza commentata dal leader fiorentino, espressa dai giudici della Corte di Cassazione nei confronti di Davigo, di cui anni fa l’ex magistrato fu presidente della II sezione penale, dichiara irrevocabile la condanna relativa alla rivelazione del segreto d’ufficio in concorso con il pm Paolo Storari, assolto perché indotto ad errore da Davigo stesso.
Inoltre, sarebbe stata annullata con rinvio la condanna relativa alla successiva rivelazione e diffusione dei verbali in cui Piero Amara parlava della presunta esistenza della Loggia Ungheria, la fantomatica associazione segreta composta da magistrati, politici, generali delle forze armate, imprenditori e persino esponenti del Vaticano, finalizzata a condizionare istituzioni e organi costituzionali. Con l’appello bis, si potrà così comprendere se non è stato reato rivelare il contenuto di verbali segreti sull’ipotetica Loggia ai consiglieri del Csm e a terze parti.
“Per anni Piercamillo Davigo – si sfoga il leader di Italia Viva – mi ha attaccato facendomi la morale a reti unificate. Come dimenticare i suoi sermoni giustizialisti contro di me e contro i miei amici?“. Renzi fa riferimento ai numerosi attacchi ricevuti dall’ex magistrato in diversi studi televisivi. Oltre, al caso giudiziario che lo vide imputato per il reato di finanziamento illecito ai partiti, in cui però la Consulta, nel 2023 diede ragione al fiorentino stabilendo che la Procura di Firenze, indagando contro Renzi, non avrebbe potuto acquisire mail e messaggi dell’allora senatore senza la preventiva autorizzazione del Senato.
Quindi, ora “chi ci ha fatto la morale sull’onestà per anni è un pregiudicato (Davigo-Travaglio-Grillo), noi invece siamo cittadini innocenti“, continua Renzi ricordando anche Marco Travaglio nella vicenda. Infatti, a maggio del 2021 quando l’allora ex togato aveva pubblicamente confessato il reato, Travaglio difese Davigo dichiarando che l’ex magistrato era riuscito nello scopo “difficilissimo” di tutelare il segreto.
In realtà, proprio secondo i Giudici di Brescia, Davigo si sarebbe condizionato in una “sovraesposizione personale del tutto singolare, non necessitata e che, per quanto ponderata, si è risolta di fatto in una serie di irrituali e illecite confidenze, con l’effetto finale di una fuga di notizie senza eguali precedenti“.
Quindi, la novità di cui Renzi evidenzia il valore segnerebbe in fondo una traccia indicatrice di una nuova direzione confermata dalla condanna definitiva all’ex pm di Mani pulite. Di fatto, il processo a Davigo è simbolicamente un processo alle condanne, che è buona notizia per chiunque abbia rispetto nei confronti della Costituzione, in cui è sottoscritto che un imputato non può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva e in cui è indicato che ogni processo deve essere svolto nel contradditorio tra le parti di fronte ad un giudice che deve essere terzo ed imparziale.
Effettivamente, la sentenza confermata all’ex membro togato del Csm, si potrebbe rileggere come il processo effettuato contro il giustizialismo. Motivo per cui, il leader di Italia Viva tiene a sfogarsi in quanto si tratta del primo segno di discontinuità dopo lunghi anni in cui si sono verificati svariati processi portati avanti con nonchalance, senza prove bensì costruiti su ideologie. “Secondo voi qualcuno di questi signori si scusera’? Spoiler: no“.
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