Sono il senatore Enrico Borghi e il deputato Davide Faraone i vicepresidenti di Italia Viva nominati dal leader Matteo Renzi. A darne notizia, è l’ufficio stampa del partito di centro stesso che emettendo un comunicato ha spiegato le motivazioni delle due scelte.
Con Borghi piemontese e Faraone siciliano è stata così soddisfatta la prospettiva e l’obiettivo di Iv in merito ad “un rafforzamento del partito da nord a sud” sul territorio italiano. Una scelta che è stata comunicata nell’ambito della “cabina di regia che si è svolta lo scorso venerdì pomeriggio“, durante la quale il Presidente Renzi ha individuato i due vicepresidenti creandone la carica e il ruolo. All’interno di Italia Viva, il senatore Borghi era già capogruppo del partito al Senato, mentre il deputato Faraone ne è capogruppo alla Camera.
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Borghi: “Il gesto di Renzi mi onora e mi impegna”
“Un gesto che mi onora e mi impegna“, ha confessato sul suo profilo social Enrico Borghi, dichiarando che ogni giorno cercherà di corrispondere “ad una fiducia di questo genere”. Un impegno che il senatore piemontese prenderà nella consapevolezza “che ciascuno di noi deve operare” affinché “la politica torni ad essere speranza, empatia e fiducia nel futuro“. Specialmente “in questi tempi complessi – afferma Borghi – e talora angosciosi che mirano a paralizzarci“.
Italia Viva per l’Europa
Italia Viva, proprio in questi giorni di spinosi argomenti in politica internazionale che inducono a tensioni nei rapporti euroatlantici, farà la sua parte scendendo in piazza a Roma per l’Europa. Si tratterebbe della proposta del giornalista Michele Serra che sarebbe stata rilanciata da Ivan Scalfarotto su Rai Radio Uno. “Ci andiamo – spiega il responsabile Esteri di Iv – perché l’unica possibilità per l’Europa di contare nel mondo è stare insieme, di agire come uno stato solo“, come, ricorda Scalfarotto, aveva suggerito l’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.
Secondo il senatore, stare a parlare di un eventuale invio di truppe italiane in Ucraina equivale a “partire dalla fine“. Nel senso che, prima di ogni cosa, bisognerebbe dare precedenza a costituire una politica estera europea comune oltre ad una difesa comune e un esercito comune, a quel punto “potremo decidere come ci difendiamo“. Scalfarotto ha tenuto inoltre a spiegare che si tratta ad ogni modo che i tempi “possono anche non essere così lunghi”, in quanto potrebbe esserci la possibilità di “fare accordi, di prendere decisioni immediatamente applicative, anche senza cambiare i trattati“.
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