Il Recovery Fund e il debito pubblico dei Ventisette costituiscono un peso significativo per la sostenibilità del bilancio comunitario. La Corte dei conti europea, nel suo consueto rapporto annuale, lancia un allerta: nel 2023, circa un terzo dei pagamenti a fondo perduto destinati ai Pnrr nazionali non ha rispettato le normative e le condizioni richieste. In alcuni casi, ciò ha compromesso la regolarità dei fondi. Queste lacune riguardano anche le informazioni fornite dai governi nazionali, costringendo i revisori di Lussemburgo a esprimere un giudizio complessivo “con rilievi” sull’operato dell’Ue in relazione al Next Generation Eu. Anche l’Italia è coinvolta, con irregolarità legate agli obiettivi del suo Piano di recupero e resilienza in ambito cybersicurezza.
Sebbene la Corte concluda che i conti europei offrono un quadro fedele della situazione finanziaria e che le entrate risultano generalmente prive di errori, esprime preoccupazione per l’aumento del tasso di errore nella spesa, che è salito al 5,6% rispetto al 4,2% del 2022 e al 3% del 2021.
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Recovery fund: le irregolarità
Le irregolarità interessano anche una parte dei 48 miliardi erogati lo scorso anno per il Recovery, considerato il motore della ripresa economica europea. Il presidente della Corte, Tony Murphy, ha segnalato alti livelli di spesa irregolare, sottolineando l’urgenza di strutture di controllo e rendicontabilità solide sia a livello degli Stati membri che dell’Ue per mantenere la fiducia dei cittadini.
I costi aggiuntivi legati all’indebitamento per il Recovery, stimati tra i 17 e i 27 miliardi, esercitano una pressione sul bilancio Ue, contribuendo a un aumento del debito pubblico del 32% nel 2023, che ha raggiunto la cifra record di 458,5 miliardi. A pesare su questa situazione è anche “l’effetto negativo dell’inflazione“, che si prevede ridurrà il potere d’acquisto del bilancio comunitario del 13% entro la fine del 2025. “Stiamo assistendo a un’erosione del potere di spesa, il che significa che il bilancio disponibile sarà inferiore rispetto a quanto inizialmente previsto per gli obiettivi strategici dell’Ue“, ha spiegato Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, membro italiano della Corte. Tuttavia, ha aggiunto, queste sono “previsioni” che potrebbero essere influenzate da future decisioni della Bce, come una possibile diminuzione dei tassi di interesse.
Con un debito quasi raddoppiato rispetto al 2021, quando ammontava a 236,7 miliardi di euro, l’Ue è ora uno dei principali emittenti di debito in Europa. Guardando al futuro, nonostante il ritorno delle norme del Patto di stabilità e l’obbligo per i Paesi di presentare i loro Psb con traiettorie sostenibili, le prospettive non sono ottimistiche. Le eventuali inadempienze sui prestiti concessi all’Ucraina, per i quali l’assistenza finanziaria è più che raddoppiata nel 2023, da 16 a 33,7 miliardi, potrebbero causare ulteriori difficoltà. Inoltre, la proposta della Commissione Ue sulle risorse proprie per rinforzare il bilancio potrebbe non generare entrate sufficienti per coprire il debito legato al Next Generation Eu, avvertono i revisori dei conti.
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