Caos Rai, ipotesi commissari per ogni programma. Floridia (M5S): “È una norma anti Report?”

La vicenda è venuta alla luce nel corso della giornata di ieri, a seguito di un comunicato rilasciato dal sindacato Usigrai, particolarmente preoccupato da una circolare della Rai, in cui era possibile leggere la volontà dei vertici di commissariare determinate trasmissioni

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Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai e senatrice del M5S, ha deciso di rompere il muro di silenzio che da ieri avvolge la vicenda del presunto commissariamento di alcune trasmissioni della tv pubblica, per cercare di fare chiarezza su una questione che al momento risulta ancora molto oscura. “La Rai ha varato una norma anti-Report?“, si chiede la senatrice, implicando che in realtà la decisione dei vertici dell’azienda riguardi solamente la trasmissione di Sigfrido Ranucci, che spesso e volentieri indaga sulle vite e le carriere dei politici italiani.

La presidente della Commissione ha quindi ricordato come questo sia il momento della verità e come, però, sia ostacolato dalle volontà della maggioranza. Questa, secondo Floridia, starebbe impedendo alla commissione di riunirsi, non decidendosi sul rinnovo del Consiglio d’amministrazione. “Impediscono persino ai vertici della Rai di venire in Commissione e spiegare nella sede più adatta, in trasparenza, le loro scelte“, ha sostenuto la senatrice, unendo quindi le due questioni.

Barbara Floridia (M5S), presidente commissione di Vigilanza Rai
Barbara Floridia (M5S), presidente commissione di Vigilanza Rai

Al momento non è chiaro quali siano i prossimi passi che la Rai ha intenzione di compiere e restano quindi i dubbi sulla presunta circolare, firmata dall’Ad della società, che lascerebbe intendere la volontà di affiancare alcuni commissari ai programmi giornalistici dei Generi, ovvero quelli “che realizzano alcuni dei programmi televisivi più visti della tv pubblica“, come sottolineato da Usigrai. Proprio il sindacato ha lanciato l’allarme su quanto sta accadendo, permettendo alla questione di venire alla luce.

Rai, cosa sta succedendo?

La vicenda è venuta alla luce nel corso della giornata di ieri, a seguito di un comunicato rilasciato dal sindacato Usigrai, particolarmente preoccupato da una circolare dell’azienda che gestisce la tv pubblica, in cui era possibile leggere la volontà dei vertici di commissariare determinate trasmissioni. Secondo l’associazione si tratta di “un modo ulteriore per mettere sotto stretto controllo l’informazione del servizio pubblico“, in quanto il controllo editoriali sui programmi interessati non spetterebbe più al Direttore di Genere o ai conduttori e agli autori dei programmi.

Questo potere, infatti, passerebbe nelle mani di “non precisate strutture editoriali“, su cui non sono state rilasciate ulteriori spiegazioni. Il sindacato si chiede, quindi, quale possa essere la loro utilità e soprattutto i motivi che hanno spinto l’azienda a prendere questa decisione proprio in questo determinato periodo. “Per controllare come richiesto da politici o, peggio, tv concorrenti, i pochi programmi che ancora fanno informazione? Per rispondere alle richieste di chi non tollera i giornalisti che fanno domande?“, si chiede aspramente Usigrai, ricordando che in questo modo si procederà all’azzeramento del lavoro di oltre 150 giornalisti.

Da tale denuncia hanno preso le distanze due componenti dei Cdr di Approfondimento e Day Time, Gian Vito Cafaro e Stefano Buttafuoco, che hanno sottoscritto una nota di protesta assieme all’esecutivo Usigrai, mentre l’opposizione in Parlamento ha deciso di sostenere la protesta del sindacato. La richiesta, piuttosto urgente, è che i vertici dell’azienda vengano chiamati in commissione di Vigilanza, affinché la questione sia chiarito il prima possibile.

Il sindacato dei giornalisti Unirai ha invece tentato di placare le acque, sottolineando come le polemiche sollevate ieri da Usigrai, Pd, Avs e M5S siano “surreali“. Questo perché, dal loro punto di vista, la circolare non farebbe altro che ricordare come “tutti i programmi debbano essere assegnati ad una struttura formalmente istituita, con l’indicazione di un responsabile editoriale della struttura stessa“. Il sindacato riconosce che il comunicato potesse essere poco chiaro, ma esorta i colleghi dell’altro sindacato ad una “onesta verifica delle informazioni“, per evitare di scatenare allarmismi e attacchi politici nei confronti del Servizio pubblico.

La questione, però, continua a non convincere i pentastellati, che hanno apertamente parlato di “lodo anti-Report” e di “attacco diretto alla libertà editoriale e al giornalismo d’inchiesta“. Secondo gli esponenti del M5S in commissione vigilanza, infatti, il provvedimento che Rai vorrebbe mettere in atto potrebbe essere letto come una “punizione nei confronti di Sigfrido Ranucci e alla redazione di Report” solamente perché incalzano il governo con inchieste.

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