Gianni De Gennaro, primo capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), è il vincitore della quinta edizione del “Premio Cossiga” per l’intelligence. Il riconoscimento, promosso dalla Società Italiana di Intelligence (Socint) e consegnato alla Camera dei Deputati, intende valorizzare il contributo di personalità che hanno promosso la cultura dell’intelligence nel nostro Paese, oltre a tenere vivo il ricordo del Presidente Emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, scomparso nel 2010 all’età di 82 anni.
Nel suo discorso di ringraziamento, De Gennaro ha voluto ricordare l’impegno e la passione di Francesco Cossiga nella diffusione della Cultura dell’Intelligence: “Non penso ci sia un nome più adatto del suo per intitolare la sede dell’intelligence italiana in piazza Dante“. La scelta di De Gennaro, presa all’unanimità dalla commissione del premio, presieduta da Gianni Letta e composta dai vicepresidenti Giuseppe Cossiga e Mario Caligiuri, si basa sulla carriera decennale dell’Alto dirigente delle istituzioni e sulla sua intuizione di riconoscere la necessità anche per l’Italia, come negli Usa, di avere un’unica sede per l’intelligence, basata sul funzionamento di quella della Cia a Langley, che aveva avuto occasione di visitare di persona.
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L’ex direttore del Dis ha sottolineato l’importanza di avere una “struttura coordinata, non più autonoma e puntiforme” che coordinasse le operazioni a difesa degli interessi della Repubblica, “che sono politici, militari, economici, scientifici, industriali, culturali“. Fino a quel momento, infatti, si parlava di garantire la sicurezza e l’integrità dello Stato, mentre, a partire dall’entrata in vigore della Legge 124, che ha riformato la struttura e l’organizzazione dei servizi segreti, è nata la consapevolezza di una sede unica per l’intelligence, “da cui guardare con orgoglio e rispetto ai servizi segreti italiani“.
Letta: “Cossiga ha avuto la capacità di ridare dignità all’intelligence”
Un pensiero che De Gennaro condivideva con Francesco Cossiga, autorità delegata per la sicurezza nei governi Berlusconi. “I servizi di intelligence sono stati la passione di tutta la sua vita, non solo politica ma anche culturale, facendone uno dei massimi esperti a livello mondiale“, ha infatti evidenziato Gianni Letta, ricordando come l’azione del presidente emerito abbia restituito dignità ai servizi come istituzione e alle persone che vi lavorano. Letta ha ricordato che Cossiga voleva, nella trasparenza possibile per un servizio che è segreto e riservato, che l’opinione pubblica si rendesse conto dell’importanza del ruolo e del modus operandi portato avanti dai servizi, in modo che potesse riguadagnarvi fiducia.
Riprendendo una frase di Cossiga, che in uno dei suoi numerosi interventi, descriveva la politica come “una forma particolare e difficile di servizio“, Mario Caligiuri, presidente della Socint, ha ricordato come nel 2024 venne chiamato a stilare un lessico per l’intelligence scegliendo 10 parole rappresentative.
Tra le più citate nelle riviste, ha ricordato lo studioso, c’era proprio “politicizzazione“, che lega perfettamente i due concetti di politica e intelligence, inevitabilmente intrecciati. Dal 7 gennaio 2015, giorno dell’attentato alla redazione francese “Charlie Hebdo“, la parola “intelligence“, diventa quasi un termine magico che indica la garanzia per la democrazia di resistere al terrore.
L’intelligence è anche l’organismo che deve interessarsi dei problemi dell’attualità, dal disagio sociale alle derive pericolose delle nuove invenzioni, compresa la crescita esponenziale dell’Intelligenza artificiale, passando per la disinformazione e la dimensione dello spazio e dei tentativi di raggiungerlo sempre più frequenti. In questo senso, quindi, ricordare Francesco Cossiga, che ha dedicato gran parte della sua vita e della sua carriera ai servizi segreti, non è “rievocare il passato“, ma essere in grado di cogliere le sue lezioni e proiettarle verso il futuro. Quest’ultimo, infatti, non può essere previsto, ma può essere anticipato, grazie al lavoro capace e mattento dell’intelligence che è in grado di cogliere i segnali che sfuggono ai più.
Sul ruolo dell’Intelligence si è soffermato Lorenzo Guerini, che ha evidenziato come la legge 124 sia stata un processo di pensiero e collaborazione tra settori diversi che ha permesso di cambiare i processi di questo settore, permettendogli di rimanere un servizio di garanzia della democrazia. Guerini ha quindi ricordato come Gianni De Gennaro abbia sempre svolto il suo lavoro con “rispetto delle istituzioni, delle norme, delle leggi e del bene collettivo“.
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