Decreto migranti: pugno duro con gli scafisti e nuovi accordi

Davide Fosteri
3 Min di lettura

La premier e i ministri rilanciano la tesi esposta da Piantedosi: “Fatto tutto il possibile”. Tensione con i giornalisti: “Perché il governo non è andato dalle vittime?”  

Pene fino a 30 anni per gli scafisti e reati perseguibili anche all’estero, rispristinati i decreti flussi e i Paesi africani e asiatici che forniranno informazioni utili a evitare le partenze verranno ricompensati con quote privilegiate per gli ingressi legali. Questi in sintesi i punti cardine del decreto firmato giovedì pomeriggio a Cutro, dove la premier Meloni ha convocato il consiglio dei ministri. 

A fare il punto della situazione la stessa premier, il ministro Piantedosi e il vicepremier Salvini, ossia i tre nomi più esposti sul tema in questi giorni. La linea del governo è chiara: “L’Italia ha fatto il possibile. Ogni giorno la Guardia Costiera salva decine di imbarcazioni. Gli scafisti hanno volutamente atteso vicino alla riva per evitare i controlli, si sono incagliati e la barca non ha retto. Nessuno può pensare che il Governo non abbia voluto agire”. 

La tensione con i giornalisti 

Tante le domande dei giornalisti presenti, tanto che si sono registrati anche momenti di tensione. Qualcuno ha ricordato che in passato i salvataggi furono fatti anche dalla Guardia di Finanza, altri hanno chiesto il motivo per cui la premier non sia andata a trovare i familiari delle vittime. La premier ha replicato: “Ci vado volentieri…”.

La premier poi ha sottolineato il fatto che la navigazione del caicco dalla Turchia è durata tre giorni. “Perché Frontex avvisa l’Italia solo la sera del 25 febbraio? Non va bene la narrazione che l’Italia abbia fatto qualcosa di sbagliato. L’Italia ha sempre fatto tutto il possibile per i soccorsi. Alla Turchia la Ue ha dato sei miliardi, perché non diamo 6 miliardi anche alla Tunisia?”. Salvini poi ha chiuso la conferenza stampa: “Secondo i dati Ue e Onu il numero minimi di morti e dispersi nel Mediterraneo centrale è stato il 2019, quando l’attuale ministro dell’Interno era capo di gabinetto e Salvini ministro. Lascio a voi la riflessione sulla coincidenza: se togli agli scafisti la decisione di vita e di morte, fai il bene di tutti ma nella vita e in politica non esistono coincidenze”.

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