Pnrr più veloce, Giorgetti firma decreto attuativo: cosa cambia e cosa risolve

Tramite il decreto, le amministrazioni provvederanno al trasferimento delle risorse finanziarie, fino alla soglia del 90% del costo dell'intervento a carico del Pnrr, entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta di trasferimento da parte del soggetto attuatore

Redazione
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I pagamenti del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) saranno presto più veloci e snelli. Lo conferma il decreto attuativo emanato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in data odierna, allo scopo di semplificare, come più volte richiesto, l’erogazione delle risorse finalizzate alla realizzazione di opere e infrastrutture finanziate tramite i fondi del Piano. Il decreto, come ha spiegato il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha proprio l’obiettivo di sburocratizzare i procedimenti di pagamento, così da rendere più rapida la messa a terra dei progetti del Pnrr.

In questo senso, quindi, il provvedimento prevede di modificare le procedure di erogazione, mettendo al centro i bisogni dei richiedenti che potranno dunque vedere accettate le loro richieste molto più velocemente. Nello specifico, le amministrazioni provvederanno al trasferimento delle risorse finanziarie, fino alla soglia del 90% del costo dell’intervento a carico del Pnrr, entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta di trasferimento da parte del soggetto attuatore.

Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti (Manovra)
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

La grande novità, però, risiederebbe nelle modalità di controllo e verifica delle documentazioni giustificative, fondamentali per l’erogazione dei fondi. Queste verranno svolte solo alla fine del procedimento, in prossimità dell’elargizione del saldo. In questo modo, come sottolineato dallo stesso Mef, dovrebbero ridursi i tempi di attesa dei pagamenti nelle fasi iniziali ed intermedie.

Nel corso dello svolgimento della pratica, però, sarà compito del soggetto attuatore aggiornare i dati di monitoraggio sul sistema ReGis, ovvero il portale sviluppato dalla Ragioneria Generale dello Stato tramite cui le amministrazioni centrali e territoriali, gli uffici e le strutture coinvolte nell’attuazione del Piano possono procedere al controllo e alla rendicontazione delle misure e dei progetti finanziati dal Pnrr. Allo stesso modo, poi, anche le amministrazioni titolari della misura provvederanno, mensilmente, ad aggiornare il sistema con i dati relativi alle erogazioni emanate nei confronti di coloro che hanno dimostrato di avere i requisiti necessari per poter usufruire del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Pnrr, i motivi dietro il decreto legge

Se l’Italia, come più volte sottolineato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è al primo posto “per numero di obiettivi raggiunti e importo complessivo ricevuto“, sembrerebbe che il problema principale che il nostro Paese ha difficoltà ad affrontare sia la messa a terra dei progetti da realizzare con i fondi del Pnrr. Lo scorso agosto, mentre il premier festeggiava per l’erogazione della quinta rata, dal valore di 11 miliardi di euro, l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) analizzava i progetti già realizzati e quelli ancora da far partire con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Secondo l’autorità, alla data del 12 novembre 2024, gli appalti del Pnrr del 2024 erano stati avviati solo per il 5% del totale. Un numero piuttosto esiguo, anche rapportato a quello del 2023: in questo ultimo anno, infatti, sarebbero stati avviati solo il 74% dei cantieri, mentre gli altri sarebbero in attesa. Quindi, in totale le procedure non ancora avviate supererebbero il 60% di tutte quelle avviate nel 2023, mentre, guardando agli importi economici degli appalti non ancora affidati, si tratterebbe del 45% delle procedure non completate, ovvero 35,5 miliardi su 79,2 totali.

In questo senso, quindi, il decreto attuativo firmato da Giorgetti dovrebbe cercare di porre fine al problema, velocizzando le procedure e permettendo all’Italia di utilizzare i fondi finora erogati dall’Unione europea.

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