Pnrr, cos’è e come funziona il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Dopo il via libera da Palazzo Chigi sulla quarta rata del Pnrr, vediamo cos'è e come funziona il Piano nazionale di ripresa e resilienza

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Ieri, 11 luglio, il via libera della cabina di regia a Palazzo Chigi alle modifiche relative alla quarta rata del Pnrr. Con la Commissione europea sono state condivise 10 modifiche su 27 obiettivi: un piano che secondo l’ex premier Mario Draghi deve avere una visione a lungo termine. Vediamo cos’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come funziona e quali sono le risorse.

Pnrr: che cos’è il Piano nazionale di ripresa e resilienza

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza si inserisce all’interno del programma Next Generation EU, lo strumento di rilancio economico pensato e lanciato dall’Unione europea per far ripartire gli Stati dopo la crisi economica causata dalla pandemia da Covid-19.

Il precedente governo guidato da Mario Draghi studiò il piano che è stato poi approvato dalla Commissione europea nel giugno del 2021. Sono sei le missioni del Pnrr e il tutto è regolato da un calendario di scadenze – con cadenza trimestrale – da rispettare fino al 2026. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede 358 misure e submisure, con 66 riforme e ben 292 investimenti.

Pnrr: le sei missioni

Il Pnrr prevede un pacchetto di investimenti e riforme che viene articolato in sei missioni. Le risorse sono ripartite su: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura da 40,32 miliardi, Rivoluzione verde e transizione ecologica con 59,47 miliardi, Infrastrutture per una mobilità sostenibile per 25,40 miliardi. La quarta missione è quella dell’Istruzione e ricerca 30,88 miliardi, la quinta comprende Inclusione e coesione 19,81 miliardi, per quanto riguarda la Salute 15,63 miliardi.

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Pnrr: il futuro è il presente

“Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” è costituita da 3 componenti ed ha come obiettivo la modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e nel suo sistema produttivo. “Rivoluzione verde e transizione ecologica” è strutturata in 4 componenti ed è volta a realizzare la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia italiana coerentemente con il Green Deal europeo. Inoltre, la missione “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”: articolata in 2 componenti, ha l’obiettivo di rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno. La quarta missione è “Istruzione e ricerca” che pone al centro i giovani ed affronta uno dei temi strutturali più importanti per rilanciare la crescita potenziale, la produttività, l’inclusione sociale e la capacità di adattamento alle sfide tecnologiche e ambientali del futuro.

La quinta missione è quella che comprende l’“Inclusione e coesione”: suddivisa in 3 componenti, comprende una revisione strutturale delle politiche attive del lavoro, un rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati. Infine la sesta ed ultima missione “Salute” che si articola in 2 componenti ed è focalizzata sul rafforzamento della rete territoriale e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con il rafforzamento del Fascicolo Sanitario Elettronico e lo sviluppo della telemedicina.

Pnrr, Draghi: lo sguardo rivolto al 2030

Mario Draghi, con un articolo a sua firma su La Stampa di oggi, contestualizza il Pnrr con provvedimenti indispensabili europei con orizzonte 2030. Qual è il futuro dell’Europa? “Gli investimenti impegneranno pesantemente i bilanci pubblici dei singoli Stati membri“. Draghi, infatti, pone l’accento sulle transizioni dell’Ue su questo fronte: quella verde, economica e geopolitica. Quest’ultima è chiaramente legata alla guerra in Ucraina che punta ad una Difesa europea comune molto più forte “se intendiamo rispettare il target delle spese militari dei Paesi della Nato pari al due per cento del Pil“.

Per altro, a gravare sui Paesi membri dell’Ue c’è l’inflazione. Ricordiamoci che Draghi, oltre ad essere stato premier, ha guidato la BCE – Banca Centrale Europea – ora sotto la guardia di Christine Lagarde. Le parole di Draghi infatti riflettono quelle che sono le conseguenze dell’inflazione sul futuro dell’Europa: l’aumento dei costi, che pesa sempre di più sulle spalle dei cittadini europei.

La soluzione secondo Draghi? “Dovremo sempre di più finanziare insieme gli obiettivi condivisi. Servono nuovi Trattati e strumenti automatici per evitare la paralisi” scrive su La Stampa.

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