La costruzione di nuovi impianti nucleari in Italia sarebbe la soluzione individuata dal governo per diminuire il costo dell’energia e per contribuire alla decarbonizzazione che deve essere effettuata nel Paese, come confermato dal ministro dell’Ambiente e della Transizione energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha chiarito quali sono i piani a breve e lungo termine per il Paese. “Dal punto di vista tecnico-economico, l’inserimento della quota nucleare porta a un risparmio minimo per il sistema di 17 miliardi di euro” ha dichiarato il ministro, sostenendo quindi i punti a favore di una possibile svolta nucleare per il Paese.
Pichetto Fratin ha poi chiarito che l’intenzione sarebbe quella di utilizzare gli Smr, ovvero gli Small reactors, che arriveranno sul mercato nel 2030 in commercializzazione di massa, ovvero tramite una vendita che dovrebbe abbatterne i costi. A chi chiedeva per quale motivo lo Stato italiano avesse pensato proprio a questo specifico tipo di reattori, il ministro dell’Ambiente ha spiegato che la decisione è stata presa sulla base di alcuni parametri che avrebbero dimostrato che gli Smr “sono stati inseriti nell’ipotesi di scenario nucleare del Pniec“.
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Il governo starebbe quindi valutando l’inserimento del nucleare poiché il Paese inizia a faticare a reggere i ritmi del resto dell’Europa. Il prezzo dell’energia non è al momento concorrenziale e comporta un aumento dei prezzi dei prodotti realizzati in Italia, costringendo spesso interi poli produttivi a delocalizzare all’estero, dove i costi di produzione sono più bassi. Inoltre, la transizione verde prevede che anche il nostro Paese inizi ad organizzarsi nell’ottica di uno sviluppo ecosostenibile. In questo senso, il ministro è consapevole della necessità di un deposito geologico per le scorie nucleari sul territorio italiano, su cui al momento starebbe riflettendo il ministero.
Pichetto: “Il nucleare supporta le rinnovabili e abbatte i costi“
Il ministro dell’Ambiente ha quindi proceduto spiegando che un altro dei fattori positivi che l’energia nucleare garantirebbe è la possibilità di evitare “enormi investimenti in infrastrutture di rete e sovradimensionamenti di eolico e fotovoltaico” anche solo tramite una quota tra l’11 e il 22% di nucleare. Gli small reactors invece garantirebbero una maggiore flessibilità rispetto sia ai grandi impianti fotovoltaici o eolici sia ai grandi reattori nucleari.
Inoltre, Pichetto ha sostenuto che gli Smr comportano ovviamente costi più moderati che dovrebbero attestarsi intorno ai 2,5 miliardi di euro per un unico reattore, con la possibilità però di diminuire questa cifra con l’acquisto di reattori in serie. Questo tipo di commercializzazione è prevista però solo a partire dal 2030 e potrebbe vedere tra gli acquirenti sia enti del settore pubblico che del privato.
“D’altronde, essendo il mercato previsto anche quello dei grandi impianti energivori e delle società di gestione energetica, la collaborazione tra pubblico e privato vedrà una grossa fetta di investimenti anche da parte di questi ultimi” ha infatti dichiarato il ministro. In questo senso, Pichetto ha sostenuto che sarà “possibile sicuramente prevedere incentivi, come per eolico, solare, gas e tutte le altre fonti di energia“.
Pichetto: “Stiamo lavorando ad un deposito geologico condiviso a livello europeo“
Uno dei timori che maggiormente riguardano i reattori nucleari fanno riferimento alla difficoltà che si incontra al momento in cui è necessario smaltirne le scorie. Queste infatti devono essere inserite in un deposito geologico, ovvero una struttura profonda adatta allo smaltimento definitivo dell’alta attività e del combustibile nucleare esaurito. Come sottolineato dal ministro, “al momento l’unico Paese che si è già dotato di un deposito geologico è la Finlandia“, mentre l’Italia e gli altri Paesi europei starebbero “lavorando ad un deposito geologico condiviso a livello europeo” oltre ad uno a livello nazionale.
Il ministro ha poi sottolineato che, in considerazione delle nuove prospettive sul riutilizzo dei rifiuti radioattivi ad alta attività come combustibile per i reattori di nuova generazione e visti anche i tempi per l’entrata in esercizio del Deposito Nazionale, l’Italia starebbe valutando la possibilità di “ammodernare i depositi esistenti, essendo questi già costruiti in aree idonee alla gestione in sicurezza“.
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