I due centri in Albania, originariamente nati come hotspot e centri di accoglienza per i migranti recuperati in acque internazionali, sono stati momentaneamente convertiti in Centri per il rimpatrio (Cpr) per permetterne l’utilizzo. L’Ue si è detta soddisfatta della scelta in quanto in linea con il diritto europeo e ora l’Italia si appresta a dare inizio ai primi trasferimenti.
“Le prime partenze da qui a una settimana, massimo 10 giorni“, ha spiegato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite a 5 Minuti, chiarendo che il governo sta valutando la logistica dei trasferimenti. Al momento sarebbero disponibili 44 posti, ma sarebbe prossima l’estensione a oltre 140. Nel prossimo futuro, quindi, si inizierà con il trasferimento di un numero “più o meno equivalente alla capienza attuale“, per poi a mano a mano aumentare.
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Il ministro ha poi voluto ricordare che questa conversione di utilizzo non ha avuto alcuna spesa aggiuntiva, in quanto il Cpr esisteva già. Per quanto riguarda i migranti che saranno trasferiti, Piantedosi ha spiegato che si tratterà di persone “già sottoposte alla convalida del giudice di pace sul territorio nazionale“, per cui non sarà necessaria una pronuncia dell’Autorità giudiziaria. Sarà però possibile fare domanda di protezione internazionale e in questi casi la giurisdizione spetta alla Corte d’Appello di Roma, ma il migrante sarà comunque trattenuto nelle strutture sul territorio albanese.
Piantedosi: “I nuovi Cpr rafforzeranno il sistema dei rimpatri”
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è intenzionato a rimanere a capo del Viminale fino alla fine della legislatura. Lo rivendica nel corso di un’intervista a Il Messaggero, in cui con orgoglio elenca i passi futuri del governo e i successi raggiunti finora. Le spine nel fianco restano però numerose, tra minacce di colleghi che puntano ad un ritorno a capo del Ministero dell’Interno, e attacchi nei confronti di opere anti immigrazione decantate nel corso degli anni e poi ancora ferme allo stadio iniziale.
Il riferimento è ovviamente ai centri di Gjiader e Shengjin, in Albania, fermi da mesi a causa di un’interferenza tra il diritto italiano e quello europeo sulla definizione dei Paesi sicuri. Ora, l’esecutivo avrebbe deciso di destinarli a nuovo uso, pur di utilizzarli, trasformandoli in Centri per il rimpatrio in cui spedire anche immigrati già presenti sul suolo italiano e in attesa di far ritorno al proprio Paese di origine. “In questo modo si concorrerà a rafforzare il nostro sistema dei rimpatri“, ha sostenuto il ministro, aggiungendo che comunque si tratta di una soluzione solamente momentanea.
Piantedosi, poi, evita di rispondere ad un quesito su una possibile modifica della norma che regola l’assegnazione della cittadinanza italiana a cittadini stranieri, ma preferisce concentrarsi sui piani del ministero nei confronti delle forze dell’ordine italiane. Maggiori tutele dal punto di vista legale, ma nessuna impunità, solamente un sostegno economico da poter utilizzare nel caso in cui, nel corso della propria carriera, si incappasse in uno stop dovuto ad un’indagine o a un processo. “In molti casi, sospensioni e spese legali rappresentano una condanna anticipata“, ha infatti spiegato il ministro.
Piantedosi: “Nei prossimi mesi i centri in Albania funzioneranno a pieno regime”
Il titolare del Viminale ha quindi chiarito alcuni aspetti della decisione presa la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Il Decreto Albania, approvato proprio in quella sede, ha permesso di modificare, almeno per il momento, la funzionalità dei due centri. Questi, inizialmente pensati per ospitare i migranti provenienti da Paesi sicuri in attesa di capire se fossero da rimpatriare o da ospitare, ora sono stati convertiti in Cpr che aiuteranno a velocizzare i processi di rimpatrio dei migranti che sono già presenti sul suolo italiano.
Un cambio che è stato duramente criticato dalle opposizioni, ma che Piantedosi invece ritiene necessario. Inoltre, secondo il ministro, con questa scelta si risponde anche alla richiesta dell’Ue di rafforzare il sistema dei rimpatri. Per quanto riguarda le tempistiche, sembra che già nei prossimi giorni partiranno i primi trasferimenti, mentre sul tema del diritto del migrante a non essere trasferito in uno Stato terzo senza il suo consenso, il ministro risponde ricordando che i centri in Albania sono a tutti gli effetti italiani, in quanto gestiti dalla giurisdizione italiana.
Ora, quindi, non resta che attendere la decisione della Commissione europea sulla questione dei Paesi sicuri. Piantedosi si dice fiducioso, anche nella consapevolezza dell’approvazione da parte di altri Paesi europei dell’iniziativa italiana.
Piantedosi: “Il Ddl prevedrà sostegni per le tutele legali delle forze dell’ordine”
Tornando a parlare delle forze dell’ordine, Piantedosi ha confermato che nel prossimo Ddl Sicurezza saranno inclusi sostegni nei confronti delle forze dell’ordine, ovvero lavoratori che più frequentemente di altri si trovano a fronteggiare situazioni critiche e complicate. “Vogliamo evitare che siano sempre automaticamente esposti a una serie di adempimenti che poi si rivelano pesanti e sproporzionati“, ha spiegato Piantedosi, chiarendo che comunque non si tratterà di un’impunità.
“Puntiamo al sostegno economico alla tutela legale“, ha spiegato il ministro, chiarendo che sarebbe inoltre “ingeneroso” pensare che con questo cambiamento gli agenti possano decidere di approfittare della loro condizione. Piantedosi ha poi chiarito che questo sostegno non influirà sul processo, ma rappresenterà la possibilità per lo Stato di “anticipare le spese legali di chi svolge un lavoro obiettivamente più difficile e rischioso“.
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