“Se vuoi andare veloce corri da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno“, con le parole di questo proverbio africano Sergio Mattarella ha auspicato “un rapporto ancora più forte e strutturato tra il continente africano e il nostro Paese“, in occasione del pranzo inaugurale dell’evento “Un ponte per una crescita comune” con al centro la presentazione del Piano Mattei. Una strategia ideata dal governo italiano, che però prevede l’aiuto più che necessario dell’Unione europea, così come della stessa Africa. “Un ponte“ le cui estremità però non sono ancora chiare e che per ora è costruito solo sui mattoni delle promesse, senza solide basi che possano farlo resistere ai contraccolpi delle opposizioni italiane e degli Stati africani coinvolti.
Ad accogliere gli ospiti, in prima linea il premier Meloni, fautrice e strenua sostenitrice del Piano, la Presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, la Presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola e il Presidente del Consiglio Ue Charles Michel, oltre ai circa 70 invitati tra capi di Stato, capi di governo e ministri degli Esteri degli oltre quaranta Paesi africani coinvolti.
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L’obiettivo del Vertice Italia Africa è quello di “presentare ai Paesi africani la nostra visione di sviluppo dell’Africa, quella alla base del Piano Mattei” ha spiegato il premier, sostenuta anche dalle parole di Mattarella: “Il ventaglio delle collaborazioni possibili è ampio. Le prospettive di integrazione economica legate al lancio di un’area di libero scambio continentale africana; l’industrializzazione e la realizzazione di produzioni a maggiore valore aggiunto, così da valorizzare in loco le enormi ricchezza naturali; la modernizzazione tecnologica; energia e infrastrutture“.
Durante la presentazione, però, non tutto è andato secondo i piani e Giorgia Meloni ha dovuto correre ai ripari per dimostrare che il Piano Mattei ha basi solide e che il vertice Italia-Africa può continuare ad essere il trampolino di lancio per il G7.
Il successo a metà di Giorgia Meloni
Il vertice Italia-Africa si è concluso ma con esso non sono finite le polemiche. Giorgia Meloni e la maggioranza gridano al successo, ma non tutti sono convinti che il Piano Mattei sia realmente ciò che il governo promette. Il nodo risiede proprio nella mancanza di certezze, di prove scritte e di schede che possano sostentare il piano di Meloni. Cinque macro-aree in cui intervenire (istruzione, formazione, sanità, agricoltura, acqua ed energia) con “interventi strategici di lungo e medio periodo” e il tutto finanziato con soli 5,5 miliardi di euro.
Una somma considerevole per l’Italia che però non sembra abbastanza per “salvare” il continente africano. Lo rende evidente il piano europeo per l’Africa, Global Gateway, che prevede lo stanziamento di 150 miliardi di euro entro il 2030. Giorgia Meloni, però, aveva già messo in conto le critiche dal punto di vista economico ed ha immediatamente ricordato che nulla è possibile senza il sostegno dell’Ue.
Duri gli attacchi dell’opposizione, in particolare del M5S e del Pd, che ricordano come “non ci sia un euro in più, tutte risorse già esistenti“. I 5,5 miliardi stanziati dal governo per il Piano Mattei derivano infatti da due fonti differenti: da un lato 2,5 miliardi dalla cooperazione allo sviluppo, dall’altro 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima. Andrea Bonelli dei Verdi ha voluto sottolineare che proprio questi tre miliardi tolti al Fondo per il clima sono una “violazione degli accordi internazionali“.
La dura critica di Moussa Faki
Ciò che Giorgia Meloni non si aspettava durante la presentazione del Piano Mattei erano le dure critiche di Moussa Faki, Presidente della Commissione dell’Unione africana. Il siparietto iniziale durante i saluti, quando il premier ha giocosamente indicato il Presidente dell’Ua sussurrando “è quello vero!“, scherzando sulla finta telefonata dei due comici russi avvenuta a settembre, ha avuto un fine molto brusca.
Faki, una volta sul palco, non ha trattenuto le sue critiche mostrando i grandi dubbi nutriti nei confronti del piano: “Bisogna tradurre il piano in fatti, perché l’Africa non si accontenta più di semplici promesse. Noi non siamo mendicanti“. Faki è scettico e non ha paura di dimostrarlo: “Avremmo auspicato di essere consultati, è un’iniziativa su cui l’Africa è pronta a discutere, ma vorrei che ora si passasse dalle parole ai fatti“.
Il premier italiano ha cercato di rimediare durante il discorso serale, facendo un piccolo passo indietro e chiarendo alcuni punti: “Forse sono stata troppo concreta, il progetto non è concreto, siamo all’inizio“. Quindi, per il contributo dell’Africa c’è ancora tempo, anche se, secondo la stessa premier, le prime iniziative sul territorio avranno inizio già nelle prossime settimane. L’ultimo ad intervenire, per cercare di salvare la partita Italia-Africa, è stato Azali Assoumani, Presidente delle Comore, che ha decantato le lodi del Piano Mattei: “Nessuno può contestarlo, è un Piano molto buono però bisogna renderlo concreto. Forse Moussa non lo ha letto“.
Il M5s e Osvaldo Napoli attaccano la Meloni: “L’Africa ha smascherato il bluff che denunciamo da mesi“
Tuttavia il duro intervento del Presidente della Commissione dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat alla conferenza Italia-Africa ha stroncato l’entusiasmo e raggelato gli astanti. Sul Piano Mattei, afferma il Presidente, “avremmo preferito essere consultati“, in riferimento al mancato coinvolgimento dell’Unione Africana nel progetto.
L’accusa è mirata e le speranze disattese: “una cooperazione da pari a pari“, come aveva garantito la Meloni, è stata dimenticata. E non è tutto: “è necessario passare dalle parole ai fatti, non ci accontentiamo di semplici promesse che poi non sono mantenute”, aggiunge il Presidente Faki, chiedendo concretezza negli aiuti, mancata nella storia della cooperazione per lo sviluppo dei paesi del terzo mondo. I progetti previsti dal Piano Mattei non sono riusciti a convincere i capi di Stato e governo africani.
Sulla questione si esprimono anche i capogruppo del Movimento 5 Stelle di Senato e Camera, Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri: “Il presidente Moussa Faki ha smentito il preteso approccio paritario e concertato del piano propagandato dalla Meloni, confermando quello che noi denunciano da mesi, cioè che si tratta di una scatola vuota piena solo di retorica e annunci. Una falsa retorica che nasconde il vero obiettivo del governo” e qui l’accusa è forte “mettere le mani su gas e petrolio africani“. Ora toccherà alla Meloni trovare un modo per difendersi da tutte queste insinuazioni.
Osvaldo Napoli: “Il Piano Mattei è un bluff“
Dure le parole del M5s e di Osvaldo Napoli sulle farneticazioni della Meloni sul Piano Mattei per l’Africa alla conclusione del vertice Italia-Africa tenutosi oggi a Roma.
“Il Piano Mattei deve essere una bella cartella di cuoio, chiusi dentro dei fogli bianchi. La parata immaginata da Giorgia Meloni non avrà luogo per colpa del presidente dell’unione africana, Moussa Faki Mahamat, colpevole di aver svelato il bluff elettorale” afferma Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione. “Il Piano Mattei è puro flatus vocis, non c’è il becco di un euro, né da parte dell’Italia né da parte dell’Unione europea. La franchezza quasi brutale di Faki è una mortificazione per l’Italia intera e non solo per il governo. Conferenza chiusa, giù il sipario“. Come altri, anche Napoli esprime i suoi dubbi sul Piano Mattei che, mancando di strategia, è difficile che vedrà la luce.
Piano Mattei, il duplice obiettivo di Giorgia Meloni
Un piano che ha un obiettivo duplice, che il premier non ha tentato di nascondere. Da un lato la presidenza italiana del G7 che necessita di un tema che possa portare consensi al governo. L’Africa è apparsa come l’argomento perfetto, anche in relazione al secondo obiettivo: diminuire il numero degli sbarchi nel nostro Paese. I blocchi navali non sono più affidabili e ormai le promosse urlate in campagna elettorale sono già state declassate a bugie.
Il controllo delle migrazioni è ormai il tasto dolente del governo Meloni e il suo più grande fallimento. La perdita dei consensi non è però un’opzione che il governo può permettersi, per cui è nata l’ipotesi del Piano Mattei, “un approccio nuovo, non predatorio, non paternalistico, ma neanche caritatevole. Un approccio da pari a pari per crescere insieme“, come descritto dalle parole di Meloni. Un’attuazione dello slogan tanto amato dalla destra dell'”aiutiamoli a casa loro” con investimenti e partecipazioni alla costruzione di nuove imprese che saranno di beneficio sia per i Paesi africani che per il nostro.
Meloni ha in gioco gran parte della sua campagna elettorale, ma continua a dirsi speranzosa: “così si cambia l’approccio sul tema migratorio: si parlava solo di come redistribuire i migranti irregolari, oggi si parla solo di come difendere i confini esterni“.
Piano Mattei, il rifiuto del Presidente tunisino Saied
Le problematiche del Piano Mattei sono iniziate già da prima che i capi di governo potessero realmente discutere delle possibilità che la collaborazione Italia-Africa porta con sé. Tra i primi a creare attriti e a far sfiorare l’incidente diplomatico, il presidente tunisino Kais Saied che lo scorso ottobre ha rifiutato i fondi europei considerandoli troppo esigui. “Non accettiamo l’elemosina“, aveva dichiarato il Presidente.
In occasione del Vertice sul Piano Mattei, Saied ha deciso di annunciare la sua presenza solo allo scadere del tempo, lasciando Roma in una situazione di stallo. I contatti avviati da Palazzo Chigi nei confronti dei suoi diplomatici sono riusciti a sortire l’effetto ben sperato e a convincere il Presidente a dare un’opportunità alle idee del premier.
Un piano ambizioso che ottiene il consenso dell’Ue, come dimostrano le parole di Ursula Von Der Leyen: “Bruxelles accoglie con favore il Piano Mattei che si adatta alla visione congiunta dei leader Ue e dell’Unione africana“. La Presidente Ue, però, è già da un po’ di tempo che sembra dedicarsi allo stesso gioco di Meloni e con i suoi stessi obiettivi. Proprio ieri Von Der Leyen ha firmato un accordo con la banca africana di sviluppo per realizzare investimenti nel Global gateway, cioè il progetto Ue che finanzia strutture nelle aree in via di sviluppo. Un accordo necessario sia a compiacere l’Italia sia ad assicurarsi la possibilità della rielezione a giugno.
Meloni deve però comprendere se Bruxelles vorrà realmente salire sul carro del progresso africano insieme all’Italia o se dopo le elezioni europee il disinteresse diventerà di nuovo protagonista. Manca all’appello anche il sostegno degli Usa, che da anni ormai hanno concentrato gli sforzi infrastrutturali in Oriente, per creare una concorrenza diretta a Pechino. In Africa l’Italia è arrivata in ritardo ed ora bisognerà capire se la sua corsa ci porterà al traguardo o ci lascerà a terra stremati.
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