L’intesa tra Letta e Calenda di fatto taglia fuori l’ex M5s dal collegio uninominale, che invece potrebbe andare a Tabacci di Impegno Civico
Sin dai primi giorni Di Maio era il convitato di pietra degli incontri tra Carlo Calenda ed Enrico Letta: il leader di Azione ha posto subito la condizione di non averlo in squadra, il segretario Dem su questo ha sempre cercato di trattare. E oggi, dopo l’accordo tra le parti, ecco che proprio Luigi Di Maio rischia di restare tagliato fuori dal collegio uninominale.
I dubbi e gli scenari futuri
L’incertezza di Di Maio in queste ore riguarda l’amletico quesito: accettare l’offerta del “diritto di tribuna”, sancito dall’accordo di martedì tra Letta e Calenda, e assicurarsi almeno un posto, o due, nel prossimo Parlamento; oppure declinare l’invito, come hanno già fatto Bonelli e Fratoianni, e rimanere a capo della lista Impegno Civico.
Secondo quanto stabilito dall’intesa, la tribuna per l’uninominale è aperta ai leader delle liste alleate, quindi eventualmente ai soli Di Maio e a Bruno Tabacci. In quanto ex, secondo le clausole dell’accordo di Letta e Calenda, Di Maio non può puntare a un collegio uninominale, che invece potrebbe essere riservato a Tabacci.
Chi rischia di restare fuori: i nomi
Di fatto, gli uomini di Di Maio temono la disfatta senza il leader a giocare in prima persona la partita, e sarebbero anche pronti a rinunciare alla lista, date le scarse possibilità di superare lo sbarramento. Anche perché nei sondaggi Impegno Civico è dato sotto il 3 per cento. D’altro canto, entrare nel listone Pd consentirebbe quantomeno di mantenere una testimonianza nella prossima legislatura, o il rischio è di rimanere del tutto fuori. In questo caso però rischiano di restare fuori dai giochi alcuni nomi forti di Di Maio, come la viceministra all’Economia Laura Castelli, Vincenzo Spadafora o il vice alla Farnesina, Manlio Di Stefano.
