Caso Paragon, Nordio nega coinvolgimento della Penitenziaria: “Nessuna intercettazione nel 2024”

La risposta di Carlo Nordio, però, ha creato un certo subbuglio nelle opposizioni che, non soddisfatte delle sue parole, hanno criticato il comportamento del ministro. "Siamo sempre più la Repubblica delle banane", ha affondato Davide Faraoni di Iv, sottolineando come ieri il sottosegretario Mantovano abbia dichiarato che sulla questione vigesse il segreto di Stato

5 Min di lettura

Di cosa avete paura, cosa temete?”, con queste parole Pd e Italia Viva hanno incalzato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso del Question Time alla Camera, in riferimento al caso Paragon. Le opposizioni hanno infatti voluto mettere in luce che, con il rifiuto a rispondere alle domande del centrosinistra e con il segreto di Stato posto sulla questione del possesso dello spyware Graphite da parte della polizia penitenziaria, la maggioranza starebbe “gettando ombra sugli apparati dello Stato“.

Parole dure che hanno avuto come conseguenza la decisione del Guardasigilli di chiarire alcuni dettagli della vicenda. Nordio ha infatti annunciato pubblicamente che nessun tipo di contratto sarebbe stato stipulato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o dalle dipendenti direzioni generali di Gruppo operativo mobile e Nucleo investigativo centrale con nessuna società privata.

Nessuna persona è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuna mai intercettata dalla penitenziaria“, ha poi aggiunto il ministro della Giustizia, rispondendo in parte alle dichiarazioni rilasciate questa mattina dalla Ong Mediterranea Safety Humans. L’organizzazione, il cui fondatore Luca Casarini sarebbe tra le presunte vittime dello spionaggio, ha infatti sostenuto che le attività di controllo sui dispositivi del capomissione risalirebbero al febbraio 2024.

Iv critica Nordio: “Siamo sempre più la Repubblica delle banane”

La risposta di Carlo Nordio, però, ha creato un certo subbuglio nelle opposizioni che, non soddisfatte delle sue parole, hanno attaccato il ministro. Al centro della critica vi sarebbe il presunto segreto di Stato apposto ieri sull’eventuale possesso da parte della polizia penitenziaria dello spyware. “Ieri il sottosegretario Alfredo Mantovano ha detto che non potevate rispondere perché c’è il segreto di Stato e lei oggi viene qui e spiattella tutto quello che era secretato“, ha infatti tuonato il capogruppo di Iv alla Camera, Davide Faraone.

Progetto senza titolo 2025 02 19T170841.567 1
Davide Faraone, capogruppo di Iv alla Camera

Siamo sempre più la Repubblica delle banane“, ha poi affondato, sottolineando come nella maggioranza di governo manchi una coordinazione, perché “un ministro dice una cosa e un altro ministro dice l’opposto“. Il capogruppo di Italia Viva ha poi annunciato la volontà di andare in fondo alla questione, con l’obiettivo di chiarire “chi ha utilizzato Paragon e per quali finalità“.

Faraone ha poi sottolineato che “spiare il direttore di un giornale è un atto da Stato di polizia e da sistemi autoritari“, evidenziando come tra le vittime di questa presunta attività vi sarebbe anche il direttore di un giornale che ha pubblicato un’inchiesta sul partito giovanile di Fratelli d’Italia, partito della maggioranza di governo.

Inoltre, il deputato di Italia Viva ha ricordato che, secondo le fonti di stampa, tutte le armi di polizia avrebbero smentito l’utilizzo dello spyware Graphite, tranne la polizia penitenziaria. La risposta del Guardasigilli, però, non avrebbe chiarito se il sistema prodotto dalla società Paragon sia in dotazione oppure no a questo specifico corpo delle forze dell’ordine.

Il caso Paragon

Gli attacchi di Iv fanno dunque riferimento al caso scoppiato alla fine di gennaio, quando il fondatore di Mediterranea, Luca Casarini, e il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, hanno annunciato di aver ricevuto da Meta un annuncio riguardante la compromissione dei loro dispositivi elettronici. Lo stesso Palazzo Chigi ha confermato che lo spionaggio sarebbe avvenuto tramite lo spyware Graphite della Paragon Solutions, società israeliana che collabora con clienti governativi in Paesi democratici.

Il governo ha sin da subito negato il suo coinvolgimento nelle operazioni, escludendo la possibilità che siano stati i servizi di intelligence a mettere in atto gli spionaggi. Avs, Pd e M5S hanno quindi chiesto un’informativa da parte del governo, per avere contezza di quanto realmente accaduto. Questa mattina, poi, la Ong di Casarini ha annunciato di aver dato disposizioni ad un team di esperti dell’Università di Toronto, il The Citizen Group, di dare avvio ad una indagine civile sugli spionaggi operati ai danni degli attivisti dell’Organizzazione, al fine di risalire agli eventuali mittenti.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo