Papa Francesco: “La democrazia è malata, serve risveglio popolare”

"I cattolici in Italia non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte" ha dichiarato il presidente della Cei, anticipando il discorso del Pontefice sulla salute della democrazia

Redazione
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Diciamo la verità: è evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute“, così Papa Francesco si è rivolto al folto pubblico delle Settimane sociali a Trieste, prima di iniziare un lungo discorso con protagonista la politica. Il Pontefice ha deciso di inserirsi nella questione cercando di non prendere parti, se non quelle del popolo. Lo ha specificato anche il cardinale Matteo Maria Zuppi, che ha aperto la giornata con una riflessione sul ruolo della Chiesa Cattolica in Italia.

I cattolici in Italia non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte” ha dichiarato il presidente della Cei, sostenendo che “l’unica parte che amano e indicano liberamente a tutti è quella della persona“, ovvero l’amore che insegna Gesù. Una premessa doverosa, che anticipa un primo commento del cardinale sulla questione: “La democrazia è come un’orchestra, ogni strumento è importante, ma nell’orchestra tutti hanno bisogno di accordarsi agli altri“.

Cardinale Matteo Maria Zuppi sull'Autonomia differenziata
Cardinale Matteo Maria Zuppi sull’Autonomia differenziata

Niente di ciò che è umano può esserci estraneo” ha dichiarato poi Papa Francesco, giustificando la decisione di dedicare il suo intervento alla salute della democrazia nel mondo, ma soprattutto in Italia. “Mi preoccupa il numero ridotto della gente che è andata a votare” sostiene poi il Santo Padre, affrontando il discorso dell’astensionismo e lanciando un appello alle autorità, affinché queste dedichino più spazio e interesse ai giovani, ovvero la generazione da cui la politica deve ripartire: “La partecipazione non si improvvisa, si impara da ragazzi, da giovani, e va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche“.

Papa Francesco: “In politica i cattolici hanno qualcosa da dire

Papa Francesco durante il suo intervento ha dichiarato che la Chiesa cattolica è “preoccupata” per il benessere dell’uomo a causa delle condizioni in cui ad oggi versa la democrazia. La stessa democrazia che dopo la II Guerra mondiale i cattolici hanno aiutato a costruire. Il Pontefice ha spiegato come questa non significhi solo “voto del popolo” ma in qualche modo rappresenti un insieme di diritti e doveri che dovrebbero tenere in salute ogni società e che dovrebbero creare le condizioni perché “tutti si possano esprimere e possano partecipare“.

Proprio nell’ottica della partecipazione, ambito in cui rientrano anche le parole del Santo Padre sull’astensionismo, Papa Francesco ha voluto sottolineare come una sana relazione tra Stato e Chiesa possa influenzare anche questo aspetto. “È importante far emergere l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società, promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche“.

Il Capo della Chiesa ha infatti sottolineato che anche i cattolici “hanno qualcosa da dire“, con l’obiettivo non di difendere privilegi ma per essere “una voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce“. Secondo Papa Francesco questo è “l’amore politico“, che non si accontenta di curare gli effetti ma vuole “ricercare le cause“. A questo compito, ha quindi evidenziato il Pontefice, è chiamata tutta la comunità cristiana, che deve “imparare sempre più e meglio a camminare come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte“.

Papa Francesco: “Il populismo non è la difesa del popolo

Il Santo Padre ha poi voluto rivolgere una critica a tutti coloro che male interpretano il concetto di popolo, che prevede il pensarsi come un unico nell’obiettivo fi “far fiorire i rapporti sociali e prendersi cura gli uni degli altri“. Papa Francesco ha invitato tutti a prestare attenzione, per non confondersi e male interpretare la categoria di popolo e di conseguenza indebolire il concetto stesso di democrazia. “Per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine ‘popolo” ha dichiarato Papa Francesco, per poi specificare: “Che non è populismo, è un’altra cosa“.

Papa Francesco ha poi voluto sottolineare che in politica “le polarizzazioni immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide” e quindi dal suo punto di vista sono uno strumento non adatto alla democrazia e alla necessità di includere tutti nel discorso politico. “Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune” si chiede dunque Papa Francesco, per poi concludere: “Se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani“.

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