“Il rapporto della Chiesa con l’Africa risale alle origini, basti pensare che Sant’Agostino era un africano che è venuto in Italia” ha spiegato l’Arcivescovo Monsignor Vincenzo Paglia e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio In occasione del convegno “Alta formazione e coesione sociale per la gestione delle dinamiche demografiche internazionali“. Le parole del Monsignor hanno messo in luce l’apporto fondamentale della comunità cattolica, nello specifico la Comunità di Sant’Egidio, alla missione di formazione, istruzione e sviluppo dei Paesi del continente africano.
“Spesso l’evangelizzazione si è legata anche allo sviluppo della cultura” ha infatti spiegato Monsignor Paglia, sottolineando che “ancora oggi ci sono innumerevoli ospedali e scuole cattolici per i popoli africani e lasciatemi dire la stessa Comunità di Sant’Egidio oggi ha innumerevoli progetti in Africa“.
Monsignor Paglia: “La battaglia contro l’Aids in Africa, uno dei grandi successi della comunità“
“Durante i secoli la Chiesa ha sempre avuto un particolare rapporto con questo continente, che è legato all’Italia in maniera quasi fisica attraverso il Mediterraneo, soprattutto attraverso lo sviluppo delle missioni cattoliche che hanno trovato in Africa dei pionieri straordinari” ha dichiarato l’Arcivescovo Monsignor Paglia, ricordando il lavoro dei numerosi missionari cattolici presenti sul territorio africano, al fine di contribuire allo sviluppo di un Paese che per troppo tempo ha subito solo devastazioni e sfruttamenti.
Numerose, quindi, le iniziative sul tavolo, mirate in particolare alla costruzione di processi che portino pace tra i popoli e dialogo tra le varie religioni presenti spesso su uno stesso territorio. Quella, però, che secondo il consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio ha avuto più successo ha riguardato il controllo della proliferazione del morbo dell’Aids tra le popolazioni africane.
“Negli anni ’90, in Africa c’erano trenta milioni di malati di Aids completamente dimenticati. La comunità di Sant’Egidio ha voluto portare in questi Paesi la tecnologia più alta, quella più avanzata dei Paesi europei, riuscendo a sconfiggere questa piaga – ha spiegato con orgoglio il Monsignore – In questi Paesi, dove opera la comunità, in questi ultimi decenni sono nati da madri infette 150mila bambini senza l’infezione. È anche nato un movimento delle stesse mamme per togliere lo stigma della malattia, e sono stati coinvolti anche i mariti e gli altri uomini“.
Monsignor Paglia: “Il sogno sarebbe quello di un’Eurafrica che parli di un villaggio globale“
“Il rapporto Italia-Africa, o meglio Europa-Africa, è un rapporto che è legato alla storia e alla geografia. È fondamentale quindi affrontare questo rapporto di relazione anche a livello educativo, universitario e tecnologico. Io credo che sia assolutamente indispensabile, tenendo presente che i numeri ci chiedono una pensosità nuova“, ha sostenuto il Monsignor Vincenzo Paglia, chiarendo che “questo fenomeno delle interazioni, io lo chiamerei “Eurafrica” non “Europa e Africa”, ma un unico grande continente del Sud e del Nord, che può e deve vivere legato l’uno l’altro“.
Monsignor Paglia conclude parlando di un “grande sogno“, quello di un’ “Eurafrica che ci permetta di affrontare nuove prospettive planetarie che possano parlare di un villaggio globale con Italia e Africa che sono le due stanze vicine“.