Sono passate poco più di due settimane dal rientro in Italia dei dodici migranti inizialmente trasferiti nei due centri in Albania e il nostro Paese ha già affrontato la creazione di un decreto legge apposito sulla questione e un duro scontro con la categoria dei magistrati. Ora che la situazione sembra ben più calma e distesa, il governo ha deciso di provare a rimettere in funzione i due centri, forte della nuova normativa che potrebbe rendere più semplice le operazioni di riconoscimento ed eventuale rimpatrio per i migranti.
Dal prossimo lunedì, quindi, la nave Libra tornerà a navigare nelle acque del mar Mediterraneo, a 20 miglia di Lampedusa, per presidiare il passaggio di imbarcazione ed eventualmente intervenire per effettuare un primo screening dei migranti e comprendere chi possa essere trasferito nei centro di Schengjin e Gjiader. Dovranno essere uomini adulti, soli, in buona salute e soprattutto provenienti dai Paesi che l’Italia riconosce come sicuri, anche se questi sono differenti da quelli individuati dalla Corte di Giustizia Ue.
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Nel frattempo, nei centri albanesi si continua a lavorare. Sono circa 300 i dipendenti che da due settimane presidiano due centri vuoti, in attesa che le controversie finiscano e si possa iniziare a lavorare. Le polemiche, però, non accennano a finire come dimostra il duro attacco delle opposizioni nei confronti delle spese di mantenimento di questi lavoratori. Nello specifico, la segretaria del Pd Elly Schlein avrebbe duramente criticato la decisione di far alloggiare 295 poliziotti in due hotel, a 4 e 5 stelle, per un costo di circa 80 euro a notte ciascuno.
Albania, la controversia sui Paesi sicuri
Dopo i cinque mesi di ritardo con cui i due centri albanesi sono entrati in funzione sono stati aggravati dall’ulteriore rallentamento dovuto alla decisione del Tribunale di Roma che lo scorso ottobre non ha convalidato il trattenimento dei primi migranti giunti a Schengjin e Gjiader. La decisione dei magistrati romani avrebbe portato alla luce una controversia riguardante la dicitura di “Paese sicuro“. I dodici uomini trasferiti in Albani provenivano da Egitto e Bangladesh, due Stati che secondo la normativa Ue non possono essere considerati sicuri, in quanto non lo sarebbero per tutte le minoranze di cui è composta la loro popolazione.
Dunque, i dodici migranti hanno dovuto far ritorno in Italia ed essere trasferiti in un centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari. Il governo Meloni, però, non si è fatto intimorire ed ha deciso di risolvere la controversia con la creazione di un decreto legge, firmato lo scorso 21 ottobre, contenente una lista di 19 Paesi che l’Italia ritiene sicuri per il rimpatrio dei migranti. Le 19 Nazioni scelte, però, non rispettano del tutto le linee guida Ue per cui si sarebbe già verificato un caso controverso.
Il Tribunale di Bologna, nel corso di un’udienza riguardante un cittadino bengalese che ha fatto ricorso a fronte della negazione di richiesta d’asilo, ha deciso di rinviare la decisione alla Corte di Giustizia Ue, sottolineando la possibile presenza di un contrasto tra la normativa italiana e quella europea. In questo caso in che modo è necessario agire? Quale legislazione è necessario applicare? Sono queste le domande a cui la Corte dovrà rispondere e che avrebbero fatto infuriare la maggioranza. “Non devono fare comizi, ma dovrebbero ritagliarsi del tempo per lavorare“, così la Lega risponde alle prese di posizione dei giudici, mentre l’Anm ha deciso di convocare un’assemblea straordinaria a fronte di un clima che definisce “teso“.
Albania, la nuova polemica sulle spese per i lavoratori
Le disquisizioni sui centri in Albania in questi giorni si sono poi concentrate sui costi che l’Italia dovrà sostenere per mantenerli efficienti. Se precedentemente le accuse riguardavano genericamente i costi di costruzione e mantenimento, ora le opposizioni hanno deciso di attaccare nello specifico le spese relative ai lavoratori. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha definito “uno scandaloso spreco di soldi pubblici” la decisione di far alloggiare in resort a 4 e 5 stelle i poliziotti italiani trasferiti in Albania. Il ministero dell’Interno ha però spiegato che il costo totale per il loro mantenimento sarà di 9 milioni di euro, in quanto il loro pernottamento costerà 80 euro al giorno, comprensivo di pasti.
Una cifra che secondo il Viminale sarebbe “economica” e soprattutto adatta ai servizi offerti. Alla polemica di Schlein si sono poi allineati la maggior parte degli esponenti del centrosinistra. “Quei poliziotti, quei carabinieri servirebbero nelle stazioni, nelle periferie, nelle strade italiane” ha infatti incalzato il leader di Italia Viva Matteo Renzi, mentre il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha duramente criticato l’azione del governo: “I 9 milioni per l’alloggio degli agenti delle Forze dell’Ordine impiegati nei centri albanesi sono una parte del conto che gli italiani stanno pagando per questa cruenta pagliacciata propagandistica“.
Nella questione si sarebbe poi inserito anche il sindacato Uilpa che rappresenta la polizia penitenziaria e che ha voluto portare alla luce una presunta disparità di trattamento, in quanto le guardie penitenziare starebbero alloggiando in una struttura prefabbricata senza stanze singole. La stessa categoria, però, tramite le parole del segretario del Sindacato di polizia penitenziaria ha voluto prendere le distanze dichiarando che la trasferta in Albania porta 139 euro in più al giorno nel loro stipendio, oltre a “condizioni migliori che nelle carceri italiane“.
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