A quarantacinque anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, restano ancora numerosi dubbi sulla sequela di eventi che si verificò quel 6 gennaio del 1980. Eppure, proprio quest’anno, la ricorrenza assume un’importanza particolare alla luce dei nuovi dettagli che sono emersi e che potrebbero dunque portare ad una vera e propria svolta. Un’indiscrezione di Repubblica, pubblicata due giorni fa, riportava l’iscrizione di due nomi nel registro degli indagati dell’omicidio.
Si trattava dei presunti autori materiali dell’assassinio, finora non ancora identificati. Solo ieri, poi, è stata confermata l’identità dei due sospettati, Antonino Madonia, figlio di Francesco, e Giuseppe Lucchese, entrambi uomini di Cosa Nostra. Un passo in avanti fondamentale, che illumina questo 45esimo anniversario con una luce tutta nuova, quella della speranza di avere finalmente giustizia.
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Piersanti Mattarella, nel giorno della sua morte, verrà ricordato dalle istituzioni siciliane, alla presenza di suo fratello, attuale Presidente della Repubblica. L’omaggio avrà inizio a Palermo, nel luogo in cui si consumò la tragedia, e proseguirà poi a Castellammare del Golfo, città natia del già Presidente di Regione. Alle 11 partirà poi un corteo che, dall’ingresso del cimitero, permetterà di arrivare alla tomba di Mattarella, al fine di deporvi una corona d’alloro.
Omicidio Mattarella, il ricordo delle istituzioni
Non sono mancati in questa giornata i messaggi di vicinanza e cordoglio degli esponenti della politica e delle istituzioni, che hanno voluto ricordare il coraggio e la vitalità di un uomo che è stato punito per le sue idee. Uno dei primi a intervenire in questo giorno di omaggi è stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha definito Piersanti Mattarella un “esempio di impegno e dedizione al bene comune“, sottolineando come la sua vita continui ancora ad ispirare chi, quotidianamente, si batte per eliminare del tutto dal territorio italiano la piaga delle mafia e per chi si impegna a difendere i valori della giustizia e della legalità.
Fondamentale anche l’intervento di Massimo Mariani, prefetto di Palermo, che ha partecipato alle celebrazioni in onore del già presidente della Sicilia, per poi sostenere come la giornata di oggi cada in un periodo storico in cui c’è “qualche consapevolezza in più” sul terribile delitto. “Conforta il grande lavoro che continua a fare la Dda“, ha poi continuato il Prefetto, evidenziando come sia fondamentale continuare a impegnarsi per comprendere ogni dettaglio di “questo gravissimo fatto di sangue che ha interessato tutta l’Italia“.
“Il suo esempio ci sprona a combattere la criminalità organizzata e a costruire una società basata su giustizia, legalità e rispetto per il bene comune“, ha invece dichiarato il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, sottolineando le ultime novità sul caso e sostenendo di sperare che queste possano finalmente portare alla tanto meritata verità su questo caso.
Omicidio Mattarella, cosa è successo il 6 gennaio 1980
Piersanti Mattarella è stato ucciso il giorno dell’Epifania di 45 anni fa, mentre si trovava nella sua macchina a pochi metri dalla sua abitazione, a Palermo. Proprio mentre stava parcheggiando, è stato raggiunto da un giovane, descritto come un 25enne dall’andatura ballonzolante, che ha prima sparato 4 colpi verso di lui, per poi allontanarsi, tornare e spararne altri quattro, ferendo anche la moglie del presidente.
Si scoprirà che il giovane si è allontanato per prendere una seconda pistola, da un complice che si trovava poco lontano in un’automobile, perché la prima si era inceppata. In poco tempo, i due si dileguano e di loro si perdono le tracce. Sono numerosi i punti oscuri sulla vicenda e, anche a causa dei depistaggi, il processo si concluderà nella consapevolezza che l’omicidio è stato ordinato da Cosa Nostra ma senza i nomi dei due esecutori materiali del delitto.
Nel corso delle indagini sono stati perseguiti Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, processati e assolti perché ritenuti non colpevoli. Da quel momento, i dubbi sui due sicari sono solamente aumentati. Le ipotesi che al delitto potesse aver partecipato anche Nino Madonia, figlio del boss di quelle aeree, non ha però mai trovato fondamento. Ora il suo nome è ufficialmente comparso nel registro degli indagati e apre uno scenario tutto nuovo, incentrato sulla Sicilia e sugli interessi politici e imprenditoriali della zona.
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