Si è spento all’età di 97 anni, Filippo Maria Pandolfi, una delle figure più rilevanti nello scenario politico degli anni ’80 e ’90. Iscritto alla Democrazia Cristiana dal 1945, il politico bergamasco spese la sua vita nelle fila del partito di cui è stato fra i personaggi più carismatici, oltre ad essere stato più volte ministro e commissario europeo.
Cresciuto in Azione Cattolica e sui banchi del liceo Sarpi di Bergamo con Mirko Tremaglia, proponente dell’omonima legge per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero, Pandolfi ha preso parte alla Resistenza del Fronte della Gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà. Membro della Camera dei Deputati ininterrottamente dal 1968 al dicembre del 1988, il già segretario della Dc, ha ricoperto incarichi di governo in un lungo lasso di tempo dal 1974 al 1988. Da sottosegretario alle Finanze nel Governo Moro al Ministro delle Finanze e poi del Tesoro nei Governi Andreotti, Pandolfi rimase Ministro del Tesoro anche nei Governi di Cossiga I e II.
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Alla fine del 1988 si dimise dalla Camera dei Deputati, dopo essere stato indicato dal governo De Mita come commissario europeo dell’Italia. Prima di ritirarsi dalla politica, a partire dal gennaio 1989 fece parte della Commissione Delors II come commissario europeo per la scienza, la ricerca, lo sviluppo, le telecomunicazioni e l’innovazione e la tecnologia dell’informazione e vicepresidente della Commissione, rimanendo in carica fino al 6 gennaio 1993.
Soprannominato da Fortebraccio, il giornalista e politico Mario Melloni, “uomo dei polsini” per la sua eleganza e la sua presunta irresolutezza, Pandolfi nel 1996 ricevette la Medaglia d’oro del Comune di Bergamo, che però si rifiutò di ritirare ma che gli fu consegnata nel 2019 dall’allora sindaco Giorgio Gori. Per la sua caratura e carriera politica Pandolfi venne nominato anche dal presidente Giorgio Napolitano Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
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