Migranti, l’Ue pronta allo scontro durante il Consiglio: la premier a colloquio con i “falchi”

Le posizioni dei 27 Paesi membri sul tema dell'immigrazione non sarebbero ancora coese e ciò presupporrebbe una certa difficoltà del Consiglio europeo a trovare una soluzione al fenomeno migratorio che possa accontentare le richieste di tutti

Redazione
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Il tema dell’immigrazione irregolare tiene alta l’attenzione nell’Unione europea, dove cresce più che mai la consapevolezza dell’urgenza della questione e soprattutto della sua importanza, anche in vista del voto. I migranti potrebbero infatti smuovere l’elettorato su posizioni più o meno moderate e anche per analizzare e tenere sotto controllo il fenomeno è necessario che l’Ue comprenda quale sia la strada giusta da seguire e quali siano i fattori su cui i 27 Paesi membri possono trovarsi d’accordo.

La strada è lunga e tortuosa e il Consiglio europeo di oggi e domani potrebbe dissipare i primi dubbi, oppure complicare ancora di più la situazione. L’Ue, infatti si trova ad affrontare un vertice che di fatto è di passaggio, essendo l’ultimo di questa commissione, prima del cambio dei vertici previsto e sperato per dicembre. Eppure, l’immigrazione, l’Ucraina e il Medio Oriente rimangono tematiche fondamentali da affrontare, anche in questo momento di instabilità politica.

L’Italia potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella discussione, in quanto fautrice dei primi centri di accoglienza gestiti in un Paese extra europeo. Una novità su cui l’Ue continua a riflettere, in considerazione della possibilità di replicare questo esperimento fino a renderlo una sorta di soluzione permanente. “Ci sono molti Paesi che guardano al nostro modello, c’è voglia di lavorare. La materia non è solo italiana, è europea” ha infatti dichiarato il premier Giorgia Meloni, sottolineando come l’interesse europeo sia una conferma del valore dell’iniziativa italiana.

Le divisioni dei gruppi europei sul tema migranti

Il Consiglio europeo di domani e dopodomani potrebbe concludersi con un nulla di fatto sul tema dell’immigrazione illegale a causa delle differenze esistenti tra i punti di vista dei diversi Paesi membri. Sembrerebbe che in generale l’Ue, con la benedizione della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, vorrebbe iniziare a mostrare maggiore durezza nei confronti di chi tenta di approdare in Paesi Ue senza autorizzazione.

In Europa, però, al momento si sarebbero formati tre gruppi principali che si caratterizzano appunto per punti di vista diversi sulla gestione dell’emergenza migratoria. Il primo fronte è quello di cui fa parte il nostro Paese che vede nella costruzione di centri di accoglienza in territorio extra Ue e di “returns hub” nei Paesi terzi ritenuti sicuri una soluzione sia all’immigrazione illegale che alla tratta di esseri umani. Secondo il premier, infatti, la consapevolezza per i migranti che prima di mettere piede in Italia dovranno passare un periodo nei centri albanesi potrebbe trasformarsi in una sorta di deterrente all’immigrazione.

Pedro Sanchez, primo ministro della Spagna
Pedro Sanchez, primo ministro della Spagna

Il secondo fronte è quello di cui fanno parte il socialista Pedro Sanchez e la Grecia, che prevede il rispetto dei concetti di responsabilità e solidarietà, come previsto dal Patto di migrazione e asilo, che i Paesi membri dell’Ue hanno firmato solo qualche mese. Secondo molte altre Nazioni, però, questo accordo sarebbe ormai antico a causa dei repentini cambiamenti che il fenomeno migratorio continua a compiere. Il terzo e ultimo fronte vede in prima linea la Germania e la Francia, che tentano di percorrere una via mediana rispetto a ciò che vorrebbero gli altri due filoni. Questi, infatti, considererebbero il modello da Albania da analizzare ma non da applaudire.

I dubbi sulle conclusioni del dossier migranti

A causa di queste importanti divisioni all’interno dei Paesi Ue si teme che il Consiglio europeo di domani possa portare ad alcune modifiche del Patto delle migrazioni che siano però meno specifiche di quanto necessario. Si presuppone, infatti, che la Germania e i Paesi del Nord Europa possano voler inserire nelle conclusioni del dossier la possibilità di velocizzare le procedure per l’attuazione di alcune parti del Patto, che sarebbero invece attuabili solo dal 2026. Tra questi vi sarebbero, però, alcuni punti che non sarebbero graditi dal nostro Paese. Tra questi vi sarebbero le Regole di Dublino sui movimenti secondari, che prevedono il divieto di movimenti interni all’Ue da parte dei richiedenti asilo già approdati in un Paese europeo.

Ursula Von der Leyen, presidente Commissione Ue
Ursula Von der Leyen, presidente Commissione Ue

In vista di questa prima divisione, che si prospetta inoltre non essere l’unica, si fa sempre più strada la possibilità che la modifica delle conclusioni sul Patto sulle migrazioni possa essere effettuata in parte domani per poi essere affrontata più specificamente nel Consiglio europeo di dicembre, in cui dovrebbe già essere formalmente attiva la Commissione del secondo mandato di Ursula Von der Leyen. Meloni, però, anche per evitare che questa possibilità di avveri, ha convocato una riunione pre-vertice con i Paesi cosiddetti like-minded, ovvero coloro che hanno visioni simili a quelle italiane.

Questo incontro dovrebbe svolgersi con Olanda e Danimarca e i restanti Paesi falchi” e potrebbe prendervi parte anche la presidente della Commissione Ue. Queste Nazioni sarebbero le stesse che sono alla ricerca di “soluzioni innovative” da applicare al dossier migranti, tra cui quella della costruzione di centri di accoglienza in Paesi terzi che sono considerati sicuri.

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