Migranti, ritardi sui centri in Albania ma intanto si discutono le nuove strette

Meno diritti per il migrante, più obblighi nei confronti delle autorità italiane e soprattutto l'ipotesi di meno soccorsi in mare. Sarebbe questo il riassunto della bozza di decreto legge che ieri è stata presentata al Consiglio dei ministri, in vista dell'apertura dei due centri di accoglienza in Albania prevista per il prossimo ottobre

Redazione
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Il piano di Giorgia Meloni per il controllo dei flussi migratori sembrerebbe riscuotere un certo successo nell’Unione europea. Prima il premier britannico Keir Starmer, poi il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno espresso apprezzamenti per la stretta su cui l’Italia sta lavorando per porre fine alla tratta di esseri umani e alle migrazioni irregolari. Nel mezzo del processo Open Arms, in cui Matteo Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per aver rallentato lo sbarco di circa 170 migranti, l’Italia starebbe lavorando a nuove norme per impedire gli sbarchi.

Un giro di vite che preoccupa le Organizzazioni non governative, anche in vista dell’interesse che diversi Paesi europei starebbero dimostrando verso le nuove strette. In Europa, infatti, il tema delle migrazioni non riguarda più solamente i Paesi di primo approdo. Piano piano tutti gli Stati membri dell’Ue stanno iniziando a chiedere maggiori regolamentazioni che gestiscano i flussi ormai fuori controllo. Intanto, i centri di accoglienza italiani in territorio albanese continuano a subire ritardi e problematiche nel corso della costruzione. Ora, l’apertura è prevista ad ottobre, ben cinque mesi dopo la data inizialmente preventivata.

Secondo il sottosegretario Alfredo Mantovano non vi sarebbe nulla da temere perché i rallentamenti sarebbero stati causati da elementi imprevedibili, a cui si sta tentando di porre una soluzione al più presto. Il governo, però, deve anche fare i conti con legislazioni particolari che potrebbero rendere il lavoro nei centri albanesi più complesso del previsto. Così, nel giorno della presentazione del nuovo decreto flussi al Consiglio dei Ministri si è parlato invece di un dossier ben più corposo, contenente materie diverse ma tutte connesse all’immigrazione irregolare.

Migranti, le ipotesi per la stretta sui migranti

Il governo sarebbe al lavoro su possibili norme che possano rendere meno complessa l’identificazione dei migranti e quando necessario il loro rimpatrio, possibilmente senza che questi riescano a mettere piede nel nostro Paese. Si tratta di decisioni complesse che avrebbero causato qualche ritardo a Palazzo Chigi, come dimostra il rinvio dell’esame di una bozza di decreto legge che prevedeva proprio norme a riguardo. Il sottosegretario Mantovano ha dichiarato che lo slittamento non deriverebbe da “uno scontro tra ministri“, ma dalla complessità della materia.

Sarebbero quindi necessari nuovi incontri e nuove decisioni, affinché si riesca a creare un prodotto definito che regga“. Nello specifico, il governo starebbe valutando ipotesi riguardanti i processi di identificazione del migrante, con l’obiettivo di rendere obbligatoria la sua cooperazione con le autorità italiane, a cui dovrà mostrare documenti che certifichino la sua provenienza. Nel caso in cui, il migrante decidesse di non collaborare, allora “il questore può richiedere all’autorità giudiziaria l’autorizzazione all’accesso ai dispositivi elettronici mobili” del cittadino straniero.

Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio

Una norma che però farebbe discutere più di altre riguarderebbe la possibilità per le Ong di intervenire in caso di individuazione di barconi in mare aperto. Fino ad oggi, gli aerei appartenenti alle Ong hanno il diritto e il dovere di avvertire gli Stati vicini nel caso in cui venissero avvistate imbarcazioni in difficoltà.

Il governo vorrebbe modificare questo processo, inserendo una stretta per le organizzazioni che operano in questo campo. Inoltre, nella bozza di decreto legge nel dl 25 del 2008, in cui si parla delle garanzie per il richiedente asilo, il passaggio “durante la sua permanenza in Italia” è stato modificato in “durante la procedura di esame della domanda di protezione“, così che questa possa essere presentata anche in Albania, senza dove essere per forza su territorio italiano.

Migranti, i problemi dei centri in Albania

Affinché tutte queste modifiche possano essere applicate è necessario che i centri di Gjiader e Shengjin riescano ad aprire. Sembrerebbe che l’hotspot e il centro di prima accoglienza non siano ancora pronti a causa di alcune problematiche legate alla loro costruzione, “alla natura del terreno, a problematiche emerse in corso d’opera ed eventi atmosferici sfavorevoli avvenuti sia ad agosto che qualche giorno fa“, come sottolineato da Mantovano. Sembrerebbe infatti che la scorsa settimana una forte ondata di maltempo abbia colpito la zona, preoccupando le autorità locali su una possibile inondazione.

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