Migranti, toghe e governo sempre più distanti: i magistrati chiedono intervento del Csm

Il governo vorrebbe accelerare i tempi per la votazione della riforma della Giustizia, nella speranza che il primo voto favorevole arrivi entro Natale; l'Anm è quindi corsa ai ripari, con sedici consiglieri che si sono rivolti al Comitato di presidenza dell'organo di autogoverno della magistratura, affinché venga aperta una pratica a tutela della categoria

Redazione
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Lo scontro tra il governo Meloni e la magistratura purtroppo sembrerebbe non essere ancora giunto ad una conclusione. Il Consiglio dei ministri lo scorso lunedì sera ha varato un decreto legge riguardante proprio la definizione di Paese sicuro, contenente una lista di 19 Nazioni in cui secondo l’Italia sarà possibile effettuare rimpatri. Una risposta alla sentenza della Corte di Giustizia europea e del Tribunale di Roma, che non aveva convalidato il trattenimento dei dodici migranti bengalesi ed egiziani giunti a Gjiader, e che si aggiunge al ricorso che verrà presentato in Cassazione.

Proprio sul tema dei ricorsi probabilmente proseguirà lo scontro tra magistratura e politica. Sembrerebbe infatti che già da lunedì scorso il decreto del Cdm abbia subito delle modifiche, sia per cercare di renderlo più utile sia per evitare scontri diretti con il Quirinale e quindi una possibile lettera di rilievi da parte del Presidente della Repubblica. Lo stesso Sergio Mattarella, a pochi giorni dallo scoppio della furiosa lite, aveva infatti tentato di riportare la pace tra le due parti, ricordando a tutti come i poteri dello Stato siano divisi ma come al tempo stesso debbano saper convivere e costruire uno spazio in cui tutti i cittadini riescano a riconoscersi.

La nuova modifica del decreto, in cui è stata inserita una norma che prevede il ricorso in Corte d’Appello contro le ordinanze del Tribunale sul trattenimento dei migranti, potrebbe rappresentare quindi una nuova contrapposizione con il diritto europeo e anche far sorgere nuove perplessità al Colle. Al momento, comunque, si tratterebbe di semplici ipotesi poiché la parola finale spetta proprio al Presidente Sergio Mattarella. Secondo fonti di governo, inoltre, vi sarebbe stato un lungo colloquio anticipatorio con il Quirinale, che avrebbe dissipato ogni dubbio sulla possibilità che il decreto incontri delle difficoltà.

Migranti, la risposta delle toghe alle accuse del governo

Mentre gli esponenti del governo Meloni proseguono con gli attacchi nei confronti di chi vorrebbe a tutti i costi porre dei freni ai loro impegni e alle loro promesse, l’Associazione nazionale magistrati ha tentato di serrare le fila, mantenendo una posizione moderata e chiarendo che in nessun modo la decisione presa sui dodici migranti sia stata influenzata da una corrente politica. “I giudici non possono assumere decisioni ispirate dalla necessità di collaborazione con il governo di turno” si legge infatti in una nota rilasciata dall’Anm, che sembrerebbe però sempre meno propensa a lasciarsi attaccare.

Nei giorni scorsi, diversi esponenti del centrodestra non si sono infatti risparmiati sulle critiche alla magistratura. Lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha accusato le toghe di averesondato” per quanto riguarda i loro doveri e, a seguito della conclusione dei lavori sul decreto legge, ha esultato sostenendo che essendo questo una fonte primaria non potrà essere messo in discussione.

Carlo Nordio, ministro della Giustizia
Carlo Nordio, ministro della Giustizia

Siamo molto preoccupati” ha quindi dichiarato Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, sottolineando che il nuovo decreto legge presentato dal governo svolge semplicemente la funzione di riaccendere un conflitto, che la magistratura non vorrebbe in alcun modo alimentare. Sulle toghe, poi, pesa la consapevolezza dell’esistenza della riforma della Giustizia, che il governo vorrebbe applicare il prima possibile, e su cui l’Anm nutre diversi dubbi. Proprio per questo ieri sedici consiglieri hanno depositato al Comitato di presidenza dell’organo di autogoverno della magistratura una richiesta di apertura di una pratica a tutela della categoria.

Tra i firmatari del documento, in cui sono state citate “le dichiarazioni di queste ore da parte di importanti rappresentanti delle istituzioni che alimentano un ingiustificato discredito nei confronti della magistratura“, mancano gli esponenti della magistratura indipendente, che è per l’appunto una corrente di centrodestra.

L’accelerazione sulla riforma della Giustizia

Il governo Meloni potrebbe aver vissuto lo stop ai centri in Albania come la conferma che il sistema della magistratura italiana necessita di una riforma al più presto possibile. Così l’esecutivo potrebbe accelerare i tempi, visto che serviranno ben quattro passaggi parlamentari in quanto si tratterà di una riforma costituzionale. L’ipotesi è quella di ottenere la prima approvazione alla Camera entro Natale e affinché questo obiettivo sia raggiungibile la maggioranza ha deciso di non presentare emendamenti al testo della riforma.

Forza Italia, infatti, ne doveva presentare tre – riguardanti la separazione dei concorsi tra pm e giudici, l’eliminazione del sorteggio per i membri del Consiglio superiore della magistratura di nomina parlamentare e l’istituzione di due alte corti – ma ha deciso di rinunciarvi in favore di un iter più snello e veloce. “Ne discuteremo più avanti, ora non perdiamo tempo” avrebbe infatti dichiarato un forzista, sottolineando che se non si procede in questo modo potrebbe esservi la possibilità che la riforma finisca in una palude proprio come vorrebbero i magistrati“.

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