Il giorno della decisione della Corte di Cassazione sul ricorso presentato dal ministero dell’Interno a riguardo delle mancate convalide del trattenimento di migranti in Albania è finalmente arrivato. Dopo poco più di due mesi dalla decisione del Tribunale di Roma, i giudici supremi hanno deciso di non esprimersi, ma di rimandare il caso alla Corte di giustizia europea. La Corte ha quindi “sospeso ogni provvedimento” in attesa della pronuncia della Corte europea, spiegando poi di poter offrire al dialogo tra giurisdizioni “la propria ipotesi di lavoro, senza tuttavia tradurla né in decisione del ricorso né in principio di diritto suscettibile di orientare le future applicazioni“.
I giudici della Cassazione si sono però espressi sulla definizione dei Paesi sicuri, sostenendo che questa “spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto“. Una dichiarazione che ha ovviamente provocato un moto di gioia tra gli esponenti della maggioranza, in particolare quelli di Fratelli d’Italia, che hanno quindi sottolineato come in parte la Corte abbia dato ragione al Presidente del Consiglio.
Leggi Anche
Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che la pronuncia della Corte di Giustizia dello scorso 4 ottobre sul tema dei Paesi sicuri riguardava “esclusivamente le eccezioni territoriali, chiarendo che l’esistenza di aree interne di conflitto e violenza indiscriminata è incompatibile con la designazione di un paese terzo come sicuro“. In conclusione, i giudici aggiungono che le eccezioni per categorie di persone che non sono state oggetto dell’analisi della Corte di giustizia non sono state prese in considerazione e che, da quanto dichiarato dalla Corte Ue, “non sembrerebbe trarsi come implicito corollario, l’esclusione della compatibilità con la nozione di Paese sicuro, altresì, delle eccezioni personali, là dove, cioè, l’insicurezza riguardi le categorie di persone“.
Migranti, la reazione di Fratelli d’Italia alla decisione della Cassazione
Sono numerosi gli esponenti di Fdi che si sono espressi a seguito della dichiarazione della Cassazione. Tra i primi, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI, che ha sottolineato come le motivazioni della Cassazione abbiano confermato che “spetta agli Stati membri la designazione dei Paesi sicuri“, per poi chiedere se ora si potrà ammettere che “le decisioni di alcuni magistrati italiani sono state frutto di preconcetti ideologici e sostanzialmente dei manifesti politici contro le politiche migratorie del governo“.
Durissime anche le parole di Lucio Malan, presidente dei senatori di FdI, che definisce “sbagliate” le decisioni del Tribunale di Roma e chiede le scuse di coloro che hanno attaccato il governo per i centri in Albania. Il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, che definisce le sentenze del Tribunale di Roma “provvedimenti viziati da una mala-interpretazione di quanto disposto dalla Corte di Giustizia Ue ed anche, evidentemente, dall’ideologia di qualche magistrato“.
“La Cassazione pone una pietra tombale sulle speranze immigrazioniste della sinistra italiana“, ha invece sostenuto Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia, evidenziando come il modello Albania sia quindi perfettamente legittimo. Non è però della stessa opinione, Antonio Nicita
vicepresidente del Gruppo PD in Senato, che ha dichiarato che la maggioranza avrebbe travisato le parole della Corte.
“Nessuno ha mai posto in dubbio le prerogative del Governo sulla lista di porti sicuri, come nessuno può mettere in dubbio il ruolo autonomo e indipendente del magistrato nel valutare il singolo caso in relazione allo status di paese sicuro“, ha tuonato il democratico, di fatto sostenendo l’incapacità della destra di comprendere le sentenze delle Corti.
© Riproduzione riservata