Il quarto tentativo del governo italiano di trasferire migranti nei centri di Schengjin e Gjiader in Albania ha avuto inizio questa mattina. La nave della Marina militare Libra, con a bordo le 40 persone destinate ad arrivare nel centro di permanenza e rimpatrio allestito dall’Italia, è partita proprio oggi dal porto di Brindisi, con a bordo cittadini di diversa nazionalità che pochi giorni fa sono giunti nel Cpr di Brindisi, a Restinco.
La nave è così approdata al porto di Shengjin, dove le forze dell’ordine, che hanno presieduto lo scalo, accompagneranno i migranti a bordo al centro di Gjiadar, a pochi chilometri di distanza. Secondo quanto è stato possibile apprendere, le persone sbarcate sarebbero di diverse nazionalità, nello specifico di origini tunisina, egiziana, bengalese, pachistana, algerina, georgina, nigeriana e moldava.
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“Scendevano ammanettati“, al loro arrivo, i migranti che sono stati accolti dalla deputata del Pd, Cecilia Strada che ha incontrato loro accompagnata con alcuni rappresentanti del Tavolo Asilo. Una condizione che ha destato lo sconcerto della deputata dem, la quale puntualizza che chiederà “conto delle modalità del trasferimento“. Aspettando di entrare nell’hotspot non appena volgeranno a termine le operazioni di verifica e di accertamento della polizia, Strada riferisce ai cronisti che i migranti vengono “apparentemente da moltissimi Cpr, quasi tutti quelli italiani“. Effettivamente, le 40 persone sbarcate arriverebbero dai centri di Bari, Torino, Trapani, Gorizia, Milano, quindi non solo da quello di Brindisi da cui sono partiti.
Piantedosi spiega la procedura del trasferimento
“E’ una normalissima prassi che fa parte delle procedure operative che adottano gli operatori in piena autonomia“. Così il Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, spiega quanto avvenuto ieri a Shengjin, dove i migranti sarebbero sbarcati con i polsi “ammanettati” con fascette. “Questo – continua Piantedosi – non significa per me prendere le distanze, anzi lo rivendico e condivido” ma “si tratta di persone trasferite in condizione di limitazione della libertà personale“.
In ogni caso, il Ministro puntualizza il fatto che se non si fosse agito in queste modalità, sarebbe subentrata la necessità di quadruplicare gli operatori di polizia per l’accompagnamento presso il centro, oltre al bisogno di almeno un’altra nave, quindi, un trasferimento molto costoso e “saremmo stati accusati di aver speso molti soldi“.
Piantedosi chiarisce che tra le 40 persone trasportate in Albania, figurerebbero cinque casi di condanne per violenze sessuali, un caso di tentato omicidio, precedenti per armi, reati contro il patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali. Insomma, “un ampio campionario di precedenti, che ne lasciano individuare la caratterizzazione di persone giudicate pericolose e, in quanto tali, oggetto di trattenimento, come prevede la nostra legge“. Quindi, l’uso delle fascette sarebbe concesso anche per proteggere la sicurezza degli operatori di polizia, “che per quanto mi riguarda rimane sempre al primo posto“.
Parlando alla conferenza stampa del Med5 a Napoli, il Ministro spiega anche che tale trafila di spostamenti avviene anche nei passaggi dai Cpr e dai luoghi di imbarco per le persone trattenute nei Cpr italiani, che vanno da Gradisca d’Isonzo, al confine con la Slovenia, a Palermo. “Non vedo perché – sottolinea Piantedosi – vi appassionino questi trasferimenti verso l’Albania, che in termini di chilometri è perfino più vicina ad alcuni luoghi di imbarco di tanti altri posti di Cpr sparsi sul territorio nazionale“.
“Non ci sono diseconomie visibili e tangibili – assicura il Ministro – se non quelle concettuali e ideologiche rispetto a quello che noi prevediamo in merito al Cpr in Albania e alle altre strutture che adesso ripartiranno“.
La legge sul trasferimento dei migranti
Il trasferimento è la regolare conseguenza dell’approvazione, lo scorso 28 marzo, del decreto che ha modificato la destinazione d’uso dei centri, permettendo all’Italia di trasferirvi non solo i migranti soccorsi in mare, ma anche gli irregolari cui il questore ha consegnato il decreto di espulsione ed un giudice ha convalidato la permanenza in un Cpr. A seguito della notizia del trasferimento in Albania, all’interno del centro sono scoppiati alcuni disordini.
Ieri, si è recato in visita a Restinco il consigliere regionale Pd e presidente del Comitato permanente di Protezione Civile, Maurizio Bruno, che ha potuto parlare anche con alcuni ospiti della struttura. “I gestori del centro sono all’oscuro sull’ipotesi che domani, o in altra data, chi si trova nel Cpr di Brindisi possa partire“, ha spiegato il consigliere, sottolineando che fino a ieri non vi sarebbe stata alcuna comunicazione.
Nel centro di Brindisi erano presenti 46 migranti, di diversa nazionalità, tra algerini, marocchini e bengalesi e, secondo Bruno, “possono essere spostati tutti coloro che non hanno chiesto l’asilo politico. Ma chi è all’interno del Cpr di Brindisi ha chiesto l’asilo politico“. Al momento non si hanno certezze sull’identità dei 40 migranti presenti sulla nave Libra, ma sembrerebbe che questo quarto viaggio non dovrebbe concludersi con alcuna sorpresa, visto il decreto legge che permette il trasferimento di migranti presenti sul territorio italiano.
Sulla questione si è espresso questa mattina il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha sferzato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, così come tutto l’esecutivo, sostenendo che “in Italia l’unico sistema di trasporto regolare che funziona, che è in orario, è il traghetto tra la Puglia e l’Albania, dove vanno avanti e indietro decine di migranti a spese dei cittadini“.
Centri per migranti in Albania, le novità tra Corte Ue e decreti italiani
Quello odierno sarà uno degli ultimi viaggi della nave Libia sotto bandiera italiana, visto che tra qualche mese passerà nella flotta proprio dell’Albania. L’obiettivo di oggi è trasferire i 40 migranti, che potrebbero essere i primi ospiti a lungo termine del centro di Gjiader in Albania. Nella struttura tutto sembra pronto, anche se non sono ancora chiari i tempi del trasferimento, né sono state annunciate in anticipo le nazionalità dei migranti.
Una situazione che ha costretto ActionAid a lanciare un allarme, come sostenuto dall’attivista Francesco Ferri, che ha sottolineato di “aver riscontrato una grande opacità” e che l’Organizzazione “ha l’impressione che con il cambio di destinatari di questa struttura, il livello di opacità sia ulteriormente aumentato, segno di difficoltà da parte del governo“. Lo stesso esecutivo, però, oggi può gioire a metà delle conclusioni dell’avvocato della Corte europea di Giustizia, Richard de la Tour, che ieri ha riconosciuto la possibilità di uno Stato membro dell’Ue di emettere decreti per indicare quali siano i Paesi di origine sicura e quali non lo siano.
Un segnale positivo, accompagnato però anche dalla specifica che gli Stati in questione devono “divulgare, a fini di controllo giurisdizionale, le fonti d’informazione su cui si fonda la designazione“. Su queste fonti, inoltre, resta immutato il diritto dei giudici di verificarne la legittimità. Il parere dell’avvocato non è vincolante ma è possibile che la Corte di Giustizia Ue la tenga in considerazione nel corso del processo decisionale.
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