Giorgetti non demorde: per il Mes va trovata una cornice diversa e va legato al Patto. Ue vara le stime di primavera
L’Ue ha evitato la recessione tecnica ma la crescita, per il 2023, resterà moderata e appesantita dall’elevata inflazione. Sarà questo il binario lungo il quale si muoveranno le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue. L’esecutivo europeo le presenterà lunedì mattina in una giornata dominata dai temi economici. Poco dopo, infatti, a Bruxelles si riunirà l’Eurogruppo. E, ancora una volta ci sarà un convitato di pietra: il Meccanismo europeo di stabilità.
Un nuovo scambio tra l’Italia e i Paesi della zona euro è più che probabile. E il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ribadirà la sua linea: per il Mes va trovata una cornice diversa, il tema va legato alla possibilità di scorporare gli investimenti per la transizione dal computo del debito.
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Giorgetti è davanti un bivio
La distanza tra Bruxelles e Roma, al momento, è palese. Il tema della ratifica alle modifiche del Meccanismo, ufficialmente, sarà all’ordine del giorno solo all’Eurogruppo di giugno. Ma, nelle ultime settimane, il pressing dell’Europa è cresciuto. A Nigata, a margine del G7 delle Finanze, il bilaterale tra Giorgetti e il numero uno dell’Eurogruppo Paschal Donohoe è servito a chiarire le posizioni. Il titolare del Mef, di fatto, si trova davanti a un bivio: da un lato è pressoché impossibile che il Mes sia modificato prima di una ratifica dell’Italia. Dall’altro c’è una maggioranza, in Parlamento, che è contraria al Mes. Fonti vicine al dossier osservano come, al momento, è possibile uscire da questo cul de sac solo trovando una diversa cornice al Mes, inquadrandolo in un pacchetto di strumento a tutela degli investimenti. Per questo, spiegano le stesse fonti, l’obiettivo è trovare un tavolo politico per arrivare all’esclusione degli investimenti per la transizione digitale e green dal computo del debito.
Il Mes e l’impasse sul Pnrr
La partita, in questo senso è tutt’altro che in discesa per l’Italia. La linea dell’Eurogruppo sul punto è chiara: la mancata ratifica della riforma del Mes – Roma ha tempo fino alla fine del 2023 per farlo – blocca l’intero percorso di riforme che si vuole mettere in campo nel settore bancario. Il pressing è cresciuto tanto che nei palazzi romani si comincia a sospettare che ci sia un qualche nesso tra la questione del Mes e l’impasse all’ok dell’Ue alla terza rata di pagamenti per il Pnrr italiano. La valutazione sulla terza richiesta di pagamenti doveva concludersi entro il 30 aprile, dopo un rinvio concordato di due mesi. Sono passate due settimane, i due progetti incriminati riguardanti lo stadio di Firenze e il bosco dello Sport a Venezia sono stati ufficiosamente espunti dal Piano ma l’ok della Commissione ancora non è arrivato.
Stime primavera, Gentiloni: “Crescita moderata, non significa recessione”
Sul tavolo dei venti Paesi dell’eurozona finiranno anche le stime di primavera della Commissione. Il trend, rispetto a quelle dell’inverno, non dovrebbe essere stravolto. “Alla fine non ci sarà una recessione in Europa. Nel primo trimestre abbiamo avuto una crescita moderata e penso che avremo una crescita moderata per il 2023, che non significa recessione”, ha spiegato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni in un’intervista a Bloomberg da Nigata. Le stime di febbraio ponevano la crescita annuale dell’Eurozona allo 0,9%, quella dell’Ue allo 0,8%, stessa cifra assegnata al trend del Pil italiano. Percentuali che non dovrebbero avere mutamenti sensibili. Eppure, come ha sentenziato anche il G7 delle Finanze, cresce la preoccupazione per l’incertezza economico del futuro. E, in Europa, crescono le perplessità per la stretta monetaria della Bce. Anche se, come ha spiegato il vice presidente di Eurotower Luis de Guindos, “si è arrivati alla fase finale dell’inasprimento monetario”. Ma, ha sottolineato al Sole 24 Ore, “serve cautela, l’inflazione è ancora molto elevata”.
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