Il governo italiano è stato stretto all’angolo sul Mes, il meccanismo europeo di sostegno ai Paesi in difficoltà a finanziarsi sui mercati. Alla riunione del Consiglio dei governatori del Meccanismo europeo di stabilità, in Lussemburgo, i colleghi del ministro Giorgetti chiedono se l’Italia è finalmente pronta a ratificare la riforma del Fondo “salva-Stati”.
Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti all’uscita dal Consiglio Ecofin a Lussemburgo ha dichiarato che “il Parlamento non è nelle condizioni di approvarlo e non lo approva“, aggiungendo: “Non ci sono molte speranze di ratificarlo. Diciamo a breve non è possibile, a lungo dipende se cambia, se migliora, se cambia natura come abbiamo sempre chiesto“.
Giorgetti: “Il Mes va trasformato in un fondo sovrano europeo“
Incalzato su quanto dichiarato ieri, il ministro del Mef ha risposto di aver “detto semplicemente che introdurre il tema della ratifica del Mes in questo momento mi sembrava un po’, vagamente, buttare un po’ di sale sulla ferita e quindi improprio“. Il ministro ha poi sottolineato che per la prima volta il direttore del Mes Pierre Gramegna si è mostrato aperte ad alcune riflessioni sul meccanismo, “recependo evidentemente anche delle critiche che abbiamo sempre fatto noi per cercare di cambiarlo e portarlo verso un utilizzo tipo un fondo sovrano europeo“.
Secondo Giorgetti, infatti, il Mes potrebbe essere utilizzato “per la difesa, evitando che magari i singoli stati nazionali si debbano indebitare o spendere a livello nazionale“, ma ha sottolineato che “la discussione è stata appena abbozzata e tra l’altro ho incontrato molte resistenze specialmente dai Paesi nordici“.
Giorgetti tuona sul Mef: “Atteggiamento pregiudizievole”
Fonti del Mef riferiscono come Giorgetti abbia acceso la polemica: “La conventio ad escludendum assolutamente sbagliata” e “l’atteggiamento pregiudizievole“. “Il pressing sull’Italia influenza negativamente la trattativa sul Mes, perché quello che accade a Bruxelles, dove la premier Giorgia Meloni è isolata, influisce su tutto il resto“. Il tema politico della questione è la difficoltà del governo italiano di ritagliarsi un posto nelle discussioni che contano per i nuovi vertici europei.
Il direttore esecutivo del Mes Pierre Gramegna smentisce la ricostruzione delle fonti del Tesoro: “Senza citare precisamente cosa ha detto o non ha detto il ministro italiano Giorgetti, tutte le cose che lei ha menzionato non sono state menzionate“. “Il ministro Giorgetti, pur rammaricato per l’evidente equivoco, conferma di aver fatto riferimento, nel corso dell’assemblea del Mes, al trattamento riservato all’Italia a Bruxelles, sottolineando che questo non agevola sereni confronti politici“, aggiunge.
Tra sette giorni i leader Ue si ritroveranno a Bruxelles per il Consiglio europeo da cui dovrebbero uscire i nomi dei top jobs delle istituzioni comunitarie: presidenza di Commissione, Consiglio e Parlamento e Alto rappresentante per gli Affari esteri. Il tempo stringe. Emmanuel Macron e Olaf Scholz che insistono nel voler chiudere rapidamente, forti dei numeri della nuova Eurocamera.
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