Meloni: tra fiducia di Zelensky e critiche di Mosca, Italia protagonista sulla scena internazionale

Si sono svelati alcuni retroscena sulle relazioni internazionali che scorrono tra Italia, Russia, Ucraina e Stati Uniti. Più che altro, sarebbero emerse le considerazioni di Mosca e di Kiev in merito al ruolo di Giorgia Meloni come interlocutore nel processo di pace dal conflitto russo-ucraino

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Giorgia Meloni, nei suoi oltre due anni al vertice del governo italiano, ha attraversato diverse fasi di giudizio da parte dell’opinione pubblica italiana e internazionale, così come dei leader mondiali. Col tempo, la sua figura ha guadagnato credibilità nello scenario delle relazioni sociopolitiche globali. La premier è riuscita a farsi apprezzare anche da chi inizialmente nutriva scetticismo e sembra stia dando all’Italia una voce autorevole nelle decisioni più rilevanti a livello internazionale. Anzi, la presidente del consiglio sembra emergere come figura chiave per accordi, pace e mediazioni globali. Tuttavia, è importante sottolineare che ogni scelta politica del Presidente del Consiglio ha avuto pro e contro, portando a successi ma anche a inevitabili conseguenze.

Un esempio significativo riguarda il conflitto tra Russia e Ucraina, che da tre lunghi anni grava sull’Europa con il suo carico di bombardamenti, invasioni e perdite umane. Si cerca da tempo di porre fine alla guerra nel modo più equilibrato possibile, evitando di destabilizzare rapporti consolidati o di compromettere alleanze strategiche.

In questo contesto, Cecilia Sala è tornata al suo lavoro con determinazione e entusiasmo dopo la sua prigionia di 21 giorni nel famigerato carcere di Evin, in Iran, dove era stata arrestata mentre documentava la condizione femminile nel regime iraniano. La giornalista ha sorpreso i lettori con un’intervista esclusiva al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, pubblicata su Il Foglio. Grazie al suo reportage, è stato possibile esplorare da vicino i pensieri e le valutazioni di Zelensky riguardo alla guerra in corso.

Giorgia Meloni agli occhi di Kiev

Tra i punti più interessanti emersi c’è la profonda fiducia che Zelensky ripone in Giorgia Meloni. Il leader ucraino ha ricordato gli errori passati dell’Ucraina, come la decisione del 1994 di rinunciare alle armi nucleari in cambio di garanzie internazionali rivelatesi poi inefficaci. Attualmente, Zelensky ritiene che l’unica garanzia concreta sia rappresentata dalla NATO, mentre considera insufficiente il supporto offerto da altre alleanze regionali, come quelle con Regno Unito, Polonia e Paesi Baltici.

Zelensky sottolinea inoltre il ruolo cruciale degli Stati Uniti nel negoziare un accordo di pace, poiché, secondo lui, gli europei non avrebbero la capacità o la volontà di fermare Mosca. In questo contesto, il presidente ucraino nota come Giorgia Meloni sia stata l’unica leader europea invitata all’insediamento di Donald Trump, interpretando ciò come un segnale positivo per l’Italia e un potenziale punto di forza nei rapporti internazionali.

“Oltre ai ruoli istituzionali che ricopriamo – sostiene Zelensky – siamo tutti esseri umani: Donald Trump, Giorgia Meloni ed io. I rapporti personali che riusciamo a instaurare contano molto”. Il leader ucraino elogia il rapporto di amicizia e lealtà che ha con Meloni, scherzando sul fatto che spera che il legame della premier italiana con Trump non sia più forte di quello con lui. Zelensky vede nell’Italia un possibile mediatore tra gli Stati Uniti e l’Europa per una pace vantaggiosa per l’Ucraina.

Meloni esclusa da Mosca

Tuttavia, questa posizione filoucraina non è ben vista da Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista a La Repubblica, ha descritto i rapporti russo-italiani come “nella crisi più profonda dalla Seconda Guerra Mondiale”, attribuendone la responsabilità al governo di Roma. Lavrov critica apertamente l’approccio italiano, accusandolo di sostenere a tutto campo il governo di Kiev, definito un “regime neonazista”, e di fornire ingenti aiuti militari all’Ucraina.

Lavrov sostiene che il governo italiano stia ignorando i danni economici, sociali e reputazionali causati dalla linea adottata dall’“Occidente collettivo” per infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia. Per queste ragioni, il ministro esclude l’Italia come interlocutore credibile nel processo di pace, a meno che non interrompa il sostegno militare a Kiev.

Insomma, Lavrov non lascia margini di ambiguità, criticando con fermezza le posizioni del governo italiano. Nonostante un’apparente “simpatia” verso l’Italia, Mosca sembra chiudere ogni porta a un ruolo di mediazione da parte di Giorgia Meloni, almeno finché Roma continuerà a sostenere l’Ucraina.

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