Sono giorni importanti quelli che seguono le elezioni europee. Il futuro dell’Europa si sta plasmando in queste ore e le scelte di ciascun leader Ue determinerà un’Unione diversa e, forse, migliore. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha sempre riconosciuto il buon lavoro della Von der Leyen e si direbbe soddisfatta di una sua possibile rielezione.
“A me andrebbe benissimo se von der Leyen venisse rieletta alla presidenza della Commissione. Ursula si è comportata sempre correttamente con il nostro governo“, afferma la Meloni facendo riferimento a come questa linea di collaborazione proseguirà tra le due parti. La “devozione” della premier all’attuale presidente lo si deve anche ad una questione di strategia: mostrare all’Europa un’Italia solida, integra, che nonostante i conflitti – tra quello in Ucraina e quello a Gaza – il Paese voglia evitare una crisi dell’Europa nel bel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti.
I timori della Meloni
Il fatto di votare o meno la Von der Leyen, per la Meloni, si traduce in una questione di principio. I suoi timori più grandi si riversano non tanto nell’isolamento in Europa, bensì sul riuscire a far percepire l’Italia come elemento della stabilità europea, “mentre gli altri Stati maggiori versano in una situazione politica di instabilità“. La stoccata si riferisce ai vicini Francia e Germania, che proseguono con le vecchie logiche dei caminetti. Per la premier non è tutto rose e fiori: un margine di incertezza è segnato dalla trattativa per l’assegnazione del rappresentante italiano a Bruxelles. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i pronostici sarebbero favorevoli per il ministro Raffaele Fitto, con cui la stessa von der Leyen vanta un ottimo rapporto e sarebbe già stato indicato a Meloni dalla presidente della Commissione.
Meloni, il bivio di von der Leyen con Ecr
Oggi si terrà l’incontro tra la von der Leyen e la delegazione dell’Ecr in cui i conservatori esporranno le proprie richieste per un eventuale voto a suo favore. La posizione di Fratelli d’Italia è riassunta dalle parole del co-presidente Nicola Procaccini: “La piattaforma programmatica che abbiamo letto mi sembra troppo simile a quella degli scorsi cinque anni“, sottolineando come la parola finale spetti alla premier Giorgia Meloni: “È un voto diverso da tutti gli altri. È un voto figlio di un accordo di governo, in cui il nostro governo si è astenuto. Questo significa che è una decisione che verrà presa anche sulla scorta delle indicazioni che riceveremo dal primo ministro“.
Di sicuro non voterà Ursula von der Leyen il gruppo dei Patrioti che si vive una prima frattura interna a causa della scelta di piazzare il generale Roberto Vannacci come vicepresidente del gruppo. Per il Rassemblement National, principale delegazione del gruppo, rappresenta “un problema per le dichiarazioni rilasciate“. Immediata la replica di Vannacci: “Nessuna preclusione nei miei confronti, sarò vicepresidente dei Patrioti“.
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