Meloni gela Nordio sulle carceri: “Vanno solo costruiti nuovi penitenziari”

Meloni non vuole soluzioni che ammorbidiscano la linea carceraria. Preferisce non diminuire il numero di carcerati ma aumentare quello delle carceri. Una ricetta che stride però con i piani degli altri partiti di maggioranza, che puntano tutto sulla riforma delle misure cautelari

Redazione
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Il decreto Carceri è stato promulgato dal Presidente della Repubblica, a un giorno di distanza dalla sua approvazione alla Camera, dove non sono mancati gli scontri con le opposizioni, convinte che il provvedimento sia solo “un guscio vuoto” necessario a creare titoli ma inefficace per risolvere l’emergenza degli istituti carcerari. Se fossero solo le opposizioni a nutrire qualche dubbio, la situazione non sarebbe diversa da quella di tutti gli altri decreti legge approvati nella storia italiana. Con questo decreto, però, i dubbi iniziano a sorgere anche all’interno della maggioranza.

Forza Italia vorrebbe riforme che si allineino maggiormente alla richieste del Quirinale, mentre la Lega ritiene che ogni tipo di modifica alle norme che dovrebbero risolvere il problema del sovraffollamento sia superflua. Al centro c’è Fratelli d’Italia con il premier Meloni che personalmente avrebbe evitato la votazione su un decreto legge specifico, soprattutto con queste tempistiche. Le richieste del Colle, però, non hanno lasciato altra scelta al governo che cercare soluzioni per un problema che effettivamente non è una loro priorità.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Nordio, in parte, sembrerebbe avere le mani legate, a causa dello stop irremovibile di Giorgia Meloni su alcuni argomenti chiave: “Non voglio sentir parlare di svuota carceri. La ricetta è sempre la stessa: costruire nuovi centri penitenziari e stringere accordi per far scontare la pena nei Paesi d’origine dei detenuti“. Il Guardasigilli deve adeguarsi e così sembrerebbero sfumare le possibilità di reale soluzione di un’emergenza che continua ad uccidere, nell’indifferenza delle istituzioni.

Il nodo delle misure cautelari per le carceri

Comprese quindi le volontà di tutte le parti in gioco, si giunge alla conclusione che una soluzione per diminuire il sovraffollamento carcerario ancora non esiste. I tre partiti di maggioranza, però, potrebbero aver trovato un argomento su cui essere d’accordo: le misure cautelari. Complice il caso Giovanni Toti, sembrerebbe che il governo abbia compreso che è necessario agire per evitare che casi simili a quello del governatore della Liguria si ripresentino. Giulia Bongiorno, presidente leghista della commissione Giustizia al Senato, ha sostenuto che “c’è la necessità di una riforma in tema di custodia cautelare e un intervento su questo inciderebbe ovviamente anche sulla popolazione carceraria“.

Sembrerebbe essere d’accordo anche Foza Italia, come dimostrano le parole del deputato Pietro Pittalis: “È il tema dei temi, come dimostrato dalla vicenda di Giovanni Toti“. La riforma prevedrebbe infatti che “il presupposto su cui si basa l’ipotetica reiterazione del reato sia motivato specificatamente dal giudice“. Tale proposta potrebbe anche avere il supporto di Azione, che riconosce il ruolo centrale svolto dalle misure cautelari nell’emergenza sovraffollamento.

Lo “scudo” per i presidenti di Regione

In questa vicenda si inserisce la proposta presentata dal ministro Matteo Salvini, che ha individuato una possibile soluzione che risolva sia il problema del sovraffollamento delle carceri sia quello delle inchieste ni confronti dei presidente di Regione. Si tratta di una riforma che permetterebbe ai governatori di continuare a svolgere le loro funzioni anche sotto inchiesta, poiché indagini e misure cautelari nei loro confronti verrebbero “congelate“.

Matteo Salvini, ddl Sicurezza
Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega

Uno “scudo“, come lo ha definito lo stesso Matteo Salvini, che però ha raccolto pareri discordanti da parte delle altre fazioni politiche. Matteo Renzi ha infatti sostenuto di non ritenere corretto che “i presidenti di Regione abbiano una tutela diversa rispetto ai singoli cittadini“, ma ha aperto alle limitazioni della custodia cautelare: “Se mi si chiede se è giusto che per reati minimi non ci sia la custodia cautelare, allora benissimo“. Favorevole anche Maurizio Lupi di Noi Moderati: “Sono perché si affronti seriamente il tema della carcerazione preventiva, cosa che è emersa col caso Toti“.

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