Il caldo non è l’unico problema che affligge i giorni di agosto di Giorgia Meloni. Tra la scelta del commissario europeo da presentare alla Commissione Ue, l’inizio dei lavori per la prossima Manovra finanziaria e il nodo ingarbugliatissimo delle nomine Rai, il premier ha le mani piene e deve riuscire a trovare il modo di risolvere ogni questione in tempi più che stretti. In settimana è prevista la convocazione a Palazzo Chigi dei vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini con cui il Presidente del Consiglio dovrà trovare una quadre per capire quali sono i prossimi passi da compiere.
La questione delle nomine per il Cda Rai potrebbe comunque creare qualche scompiglio all’interno della maggioranza, a causa dell’assenza di un’intesa tra le tre parti. Sul tavolo di Giorgia Meloni, intanto, prende forma la lettera che il premier entro il 30 agosto ha intenzione di inviare alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, in cui l’Italia proporrà il nome del suo Commissiario per l’Ue.
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Secondo fonti di Palazzo Chigi, il nome più adatto sarebbe quello di Raffaele Fitto, ma il premier teme che a Roma possa crearsi un problema con la sua assenza. A chi spetterà infatti il compito di ereditare tutti i dossier di cui si occupa il ministro per gli Affari europei e la delega al Pnrr? Inoltre, si profila anche il dubbio sulle reali intenzioni dell’Unione europea. L’Italia riuscirà veramente a strappare un portafoglio di peso nell’Economia o sarà costretta ad accontentarsi di una nomina minore, con meno poteri e influenza? La possibilità che al nostro Paese, infatti, venga affidata la delega per il Mediterraneo o quella per la Difesa, entrambe non ben definite, non può ancora essere esclusa.
Quale sarà il futuro del Cda della Rai?
Il vertice tra Meloni, Tajani e Salvini sulle nomine della Rai si preannuncia spinoso a causa delle intenzioni dei tre leader e della mancanza di volontà di trovare un accorso. Il quesito principale riguarda le tempistiche della scelta: meglio decidere ora e togliersi il pensiero o lasciare tutto in stallo fino a settembre, quando le temperature scenderanno e le menti delle parti in gioco saranno più fresche? La risposta non è semplice, visto che la governance sull’attuale Cda, in azione dal luglio 2021, è ormai scaduta e viste anche le improvvise dimissioni della presidente Marinella Soldi.
Nel caso in cui il governo decidesse di agire ora, la decisione andrebbe presa entro il 10 agosto, data in cui dovranno essere scelti i quattro membri di nomina parlamentare, così come l’Ad e il presidente che saranno invece decise dal governo, con l’avallo dei due terzi della Commissione di vigilanza Rai. Per queste ultime due cariche, sembrerebbe che i nomi favoriti siano quelli della forzista Simona Agnes per la presidenza e del meloniano Giampaolo Rossi come amministratore delegato.
Per quanto riguarda invece la scelta del Parlamento, si valuta il rinnovo del pentastellato Alessandro di Majo, mentre Fratelli d’Italia vorrebbe Valeria Falcone e la Lega Alessandro Casarin, direttore attuale della Tgr. Il Partito democratico invece potrebbe puntare tutto su Antonio di Bella o Roberto Natale, ad oggi direttore Rai per la Sostenibilità ed ex portavoce di Laura Boldrini. In questo quadro che sembrerebbe perfetto, manca la nomina apicale per la Lega che punterebbe al ruolo di direttore generale Rai, con l’ipotesi della scelta di Roberto Sergio, attuale Ad Rai, o di Marco Cunsolo, che ad oggi si occupa della Produzione Tv.
Il governo, però, starebbe valutando la possibilità di eliminare questo ruolo, lasciando di fatto la Lega a bocca asciutta. In questo caso il Carroccio potrebbe volere in cambio importanti direzioni, magari alcune già affidate a Forza Italia e FdI, creando ancora più confusione e difficoltà in questo ambito.
Il ruolo della Commissione di Vigilanza Rai
Ad aggravare ancora di più una situazione già piuttosto complessa c’è in gioco la possibilità che la Commissione di Vigilanza Rai non approvi la candidatura di Agnes a presidente, come voluto dal governo. Il riavvicinamento di Matteo Renzi al Pd ha infatti rimescolato le carte in tavola e non permetterebbe il raggiungimento dei due terzi della maggioranza a favore della candidatura. Mancherebbe, infatti, anche l’appoggio del Movimento 5 Stelle, tanto che si vocifera che al momento del voto i democratici e i pentastellati potrebbero abbandonare l’Aula.
A fronte di queste problematiche, l’iter accelerato per la decisione sulle nomine potrebbe essere scartato dal governo, per evitare che la manovra non abbia l’esito sperato. Si presuppone, quindi, che la decisione scali nuovamente, forse fino a ottobre. In autunno, infatti, è prevista la sentenza del Tar sul ricorso dei tre candidati al CdA che hanno denunciato la non legittimità della “Riforma Renzi” che regola le nomine alla Rai.
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