Il giorno del verdetto su Ursula Von der Leyen è giunto, eppure, certezze sul suo secondo mandato ancora esistono. Nell’occhio del ciclone rimangono i gruppi europei dei Conservatori e dei Verdi, che con il loro voto potrebbero “condannare” o “incoronare” la presidente della Commissione europea uscente. Due gruppi europei contrapposti nelle ideologie e nelle agende politiche, che si scontrano nel tentativo di guidare le intenzioni della candidata verso le loro linee politiche.
Von der Leyen, così, si trova al centro, tra due fuochi, consapevole che qualunque scelta potrebbe in qualche modo farle perdere dei voti. Aprire troppo ai Verdi potrebbe allontanare Ecr e viceversa, entrambi i gruppi europei lo hanno confermato. La verità sarà rivelata ai cittadini solamente oggi, a seguito delle votazioni, quando sarà chiaro chi avrà preso le parti della tedesca e chi invece le avrà remato contro. A rivelarsi decisivo potrebbe essere il discorso che terrà Von der Leyen nella mattinata di oggi, in cui esporrà le linee del suo programma e le sue intenzioni per i prossimi cinque anni.
Un discorso molto atteso da Ecr, che ancora sembrerebbe non aver preso una decisione sul come votare. L’eurodeputato Nicola Procaccini, nei giorni scorsi, ha spiegato che per il momento le intenzioni del partito sarebbero vicine ad un voto contrario, ma si attende la decisione del premier Meloni, che guida il partito. La tanto attesa telefonata privata tra il Presidente del Consiglio e Von derl Leyen, però, non sarebbe arrivata e le speranze, dunque, ricadono totalmente sul discorso di oggi.
La possibile nuova Commissione europea targata Von der Leyen
I piani di Von der Leyen, comunque, potrebbero essere ben diversi da quanto portato avanti negli scorsi cinque anni. La presidente uscente deve infatti convincere tutti coloro che sono usciti dubbiosi dall’odierno governo europeo, strizzando l’occhio un po’ a destra e un po’ a sinistra. Con i Verdi sembrerebbe esserci una comunione di intenti, tanto che sembrerebbe che il gruppo europeo abbia intenzione di annunciare oggi il sostegno alla tedesca. Allo stesso tempo, però, parole di conforto su immigrazione e Green deal non sono mancate nel colloquio privato con Ecr.
Von der Leyen vorrebbe costruire un’Europa diversa, basata su sicurezza, accelerazione della difesa, tutela della democrazia e competitività. Un programma che vuole essere anche un colpo di forza nei confronti di Viktor Orban, il primo ministro ungherese che ricopre la presidenza dell’Ue e che dall’inizio del suo mandato ha effettuato missioni in nome dell’Ue che non hanno soddisfatto le linee guida dell’Unione.
Le speranze per l’Italia e per Giorgia Meloni
Il grande punto interrogativo a cui Von der Leyen dovrà rispondere se eletta riguarderà il ruolo dell’Italia nella prossima commissione europea. Ieri, sembrerebbe esserci stata un’apertura con l’elezione di due membri di Ecr, tra cui l’Italiana Sberna, come vicepresidenti dell’Europarlamento, eppure queste nomine non sono bastate a Giorgia Meloni. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Ue e il Paese con il governo più stabile, per questo le spetta un ruolo forte, possibilmente un portafoglio di peso e soprattutto esecutivo.
Von der Leyen sembrerebbe convinta a voler tenere fuori i conservatori dalla maggioranza della Commissione, e allo stesso tempo mantiene il riserbo sulla decisione riguardante il nostro Paese. Sembrerebbe che l’ipotesi di una vicepresidenza sia sfumata, perché la tedesca non vorrebbe che la votazione sul suo nome si trasformasse in un baratto. Allo stesso tempo, però si discute sulla possibilità di un commissario italiano per una delle deleghe più pesanti. L’ipotesi più quotata vedrebbe un nome italiano a capo della Commissione per il Pnrr e il candidato sembrerebbe essere già deciso: il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto.
Non si escludono, però, anche altre ipotesi: la delega per la Coesione, che assorbe un terzo del Pnrr, il Bilancio, così come l’Agricoltura. La scelta è piuttosto ampia e le possibilità al momento sembrano ancora molte. La vera partita sui commissari, infatti, si aprirà solo a seguito dell’investitura della nuova presidenza della Commissione.
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