In molti, dopo alcune indiscrezioni in questa direzione, si aspettavano una sua parola. La premier Meloni “ci metta la faccia”, la incalzano d’altronde da giorni le opposizioni, da quando il livello dello scontro con la magistratura si è alzato dopo i casi Santanchè e Delmastro. E dopo la difesa del figlio da parte del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha sollevato tante polemiche. Eppure, Giorgia Meloni, alla sua prima uscita pubblica dopo una delle settimane più difficili per il governo, si concentra sui dossier internazionali e rinvia a “dopo il vertice Nato” l’occasione per parlare “di tutto quanto”.
Meloni tira dritto sulla riforma della giustizia
La questione più grave, e più urgente da fare rientrare, resta quella della riforma della giustizia, ancora all’esame del Colle prima dell’invio al Parlamento. Con Sergio Mattarella “il rapporto è buono, si sentono abitualmente” ricordano dal suo entourage. Ed è possibile che si siano sentiti al rientro del presidente della Repubblica dal viaggio in Sudamerica come succede sempre alla vigilia di un vertice internazionale importante come quello di Vilnius.
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Mantovano al tavolo con l’Anm: “Riavviare il dialogo”
In queste ore sarebbe in corso dietro le quinte un confronto fra Alfredo Mantovano e l’Anm. “Bisogna riavviare canali di dialogo – è il ragionamento che si fa nel governo – e non c’è migliore ambasciatore” del sottosegretario ed ex magistrato. La premier potrebbe essere anche in attesa dell’esito di questo confronto, prima di prendere la parola. Sempre che nel frattempo non scoppi qualche altro “caso”.
Tutte le grane italiane e il silenzio di Meloni
Di grane, peraltro, se ne sono accumulate parecchie: La Russa non si è fatto vedere ai funerali di Arnaldo Forlani (e nell’esecutivo sarebbero in molti ad augurarsi che sia l’indice di un basso profilo destinato a durare). La ministra del Turismo, blindata insieme a Delmastro dalle oramai famose fonti di Palazzo Chigi, continua a difendere la sua posizione, anche se sarebbe in discesa nel rating del gradimento nella stessa maggioranza. E da ultimo, legati a questi tre casi, si sono aggiunti il polverone sulla ministra Eugenia Roccella per la sua difesa di La Russa (“Ha parlato da padre”) e di Santanchè (“Anche Tortora era innocente”).
Ed eccone un’altra di grana, fresca di giornata: quella del titolare dello Sport, Andrea Abodi, che si è detto rispettoso delle “scelte personali” a proposito del coming out del calciatore ceco Jakub Jankto, che sta tornando al Cagliari, aggiungendo però di non amare “le ostentazioni”. E precisando poi di “non condividere alcune espressioni del Pride”. Davanti a tutto questo, attacca la leader dem Elly Schlein: “Quanto durerà ancora il silenzio di Meloni?”. Una premier che, per la segretaria del Pd è “da settimane in ostaggio di inchieste e scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza”.
Meloni rimanda al fine vertice
L’attenzione, però, tra Riga e Vilnius è tutta per i temi internazionali. “Ora sono molto in ritardo, però alla fine del vertice Nato facciamo un punto stampa su tutto quanto”, assicura la premier salendo in macchina diretta alla base, deludendo chi si aspettava una presa di posizione in prima persona sulle vicende degli ultimi giorni.
Kiev nell’Alleanza atlantica: la posizione dell’Italia
Di certo Meloni dovrà anche la postura italiana rispetto all’ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica (l’Italia è a favore – fanno sapere fonti diplomatiche – di una semplificazione delle procedure) e anche il negoziato in corso con i partner a Bruxelles per trovare una “unanimità” sulla gestione dei migranti. Partendo da quei confini esterni e dal lavoro da fare coi paesi di origine e transito di cui parla, a lungo, con il primo ministro lettone Krisjanis Karins nella prima tappa della missione che la porterà in serata a Vilnius per il vertice Nato.
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