Meloni e Fitto pronti per la sfida Ue: quali sono i dossier e le sfide comuni

Il pragmatismo sarà la parola d'ordine dei prossimi cinque anni, affinché il percorso italiano ed europeo non si trovino mai in conflitto. I diversi dossier sul tavolo, che dovranno essere affrontati nei prossimi anni, potrebbero nascondere qualche insidia

Redazione
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Raffaele Fitto ha vestito ufficialmente i panni di vicepresidente esecutivo della Commissione Ue e in questa veste è per la prima volta giunto a Roma, dove ha incontrato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Due colloqui formali, il primo dedicato ai ringraziamenti al Capo dello Stato, per il sostegno accordato al percorso politico dell’ex ministro degli Affari europei, e il secondo ben più concreto e incentrato sui primi passi dell’Italia e del vicepresidente all’interno della nuova commissione europea, guidata per i prossimi cinque anni dalla tedesca Ursula Von der Leyen.

Meloni e Fitto hanno visto convergere i loro obiettivi. Il pragmatismo sarà la parola d’ordine dei prossimi cinque anni, affinché il percorso italiano ed europeo non si trovino mai in conflitto, o almeno la speranza sarebbe questa. I diversi dossier sul tavolo, che dovranno essere affrontati nei prossimi anni, potrebbero nascondere qualche insidia. La maggioranza della presidente della Commissione Ue ha infatti già mostrato qualche crepa e si insinua dunque il dubbio che su qualche fronte i vari gruppi europei possano trovare alcuni ostacoli.

Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni

L’incontro di ieri, però, è stato necessario anche per confermare che il vicepresidente Fitto non si recherà a Bruxelles per fare gli interessi dell’Italia, ma per rivestire un ruolo super partes che farà le veci solamente dell’Unione europea. Meloni ha comunque voluto sottolineare che “l’Italia porterà un contributo pragmaticoall’Ue, collaborando con la commissione europea e non contro di essa. Nello specifico, poi, il premier ha evidenziato che gli obiettivi primari del Paese riguardano “la realizzazione delle riforme e degli investimenti di lunga durata“.

L’esordio di Fitto al prossimo Ecofin

Raffaele Fitto potrebbe esordire nel suo nuovo ruolo già il prossimo 10 dicembre, nel corso dell’Ecofin che si terrà a Bruxelles. In questo primo vertice sarà possibile vedere la commissione Von der Leyen bis al lavoro, con tutti i suoi nuovi equilibri. Fitto ha davanti a sé un compito complesso, da un lato avvantaggiato dal suo ruolo di vicepresidente esecutivo, dall’altro reso più difficile dalla minoranza di nomi italiani presenti a Bruxelles.

Il vicepresidente Ue Raffaele Fitto
Il vicepresidente Ue Raffaele Fitto

Su 53 capi di gabinetto, infatti, solamente tre sono italiani. Fitto ha comunque scelto l’ormai ex segretario generale di Ecr Vincenzo Matano come capo del suo gabinetto e questo collaborerà con Marco Canaparo, Gabriele Giudice, Alessandro Scuncio. Quattro commissari, compresa Von der Leyen, hanno invece scelto dei nomi tedeschi, tra cui l’influentissimo Bjoern Seibert, braccio destro della presidente della Commissione Ue e gestore degli equilibri di Palazzo Berlaymont. La Francia può invece contare come capo solo su Stpehane Sejourné ma anche sui sette capi di gabinetto francesi.

Il timore, però, riguarderebbe più gli equilibri politici che quelli nazionali. L’Italia potrebbe infatti trovare un ingente ostacolo in Teresa Ribera e nelle sue idee su Green deal e automotive che sono ben diverse da quelle di Palazzo Chigi. Fitto, invece, insieme a Valdis Dombrovskis si occuperà del Recovery Fund o Next Generation Ue, ovvero lo strumento europeo per la ripresa, che ha scadenza nel 2026 e che rappresenta un nodo piuttosto complesso della politica europea.

A questo si aggiunge la delega del vicepresidente italiano sulla Coesione, uno dei dossier che funge da pilastro della nuova legislatura europea, ma su cui sono già annunciati scontri. Il Comitato delle regioni ha infatti già avvisato di non avere intenzione di cedere ad alcun tipo di accentramento della gestione delle risorse comuni. I prossimi cinque anni promettono già risvolti imprevedibili e l’effetto sorpresa potrebbe divenire uno dei concetti chiave per la nuova commissione Ue.

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