Meloni e Salvini litigano per il Viminale, poi lei nega

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Il leghista avrebbe mandato un messaggio alla vincitrice delle elezioni chiedendo la poltrona del ministero dell’Interno in cambio di un supporto al governo

No Viminale, no party: Matteo Salvini e Giorgia Meloni sarebbero già ai ferri corti. Questa l’idea lanciata nella mattinata da alcuni rumor interni al centrodestra che avrebbero agitato la stampa italiana. Il leghista avrebbe, infatti, mandato un messaggio alla vincitrice delle elezioni richiedendo fortemente la carica di ministro dell’Interno: proposta prontamente rifiutata dalla leader di Fratelli d’Italia. 

Salvini, forse messo alle strette dal suo partito dopo il risultato deludente delle elezioni, cerca di risollevarsi dal misero 9% ottenuto il 25 settembre, esigendo una delle poltrone più importanti del governo. Da dentro la Lega, arrivano voci di consenso: d’altronde il rappresentante del Carroccio si è sempre sentito a casa al Viminale, dove ha già ricoperto la carica nel primo esecutivo di Giuseppe Conte.

Tornare agli Interni potrebbe essere per Salvini un ottimo espediente per recuperare quei voti persi che hanno fatto precipitare la Lega sotto la doppia cifra alle elezioni. La Lega tornerebbe così a battersi per i temi per cui il suo leader ha acquisito negli anni passati sempre più favori di voti (e di fama): l’immigrazione clandestina. 

Dalla parte del carro dei vincitori, fra le trafile di Fratelli d’Italia, sarebbe più che comprensibile la decisione di non assegnare un Ministero di così tanta importanza a un partito che rappresenta solo una minima parte delle preferenze degli italiani. Ma cade come una spada di Damocle la minaccia della Lega, in caso di mancato supporto al Viminale, di dare solo sostegno esterno a Meloni. 

Nel mentre, è la stessa leader di Fratelli d’Italia a smentire le tensioni con Salvini. “Irreali ricostruzioni”, le definisce. Assicura poi di non credere alle notizie che circolano su Internet e che la sua squadra sarà di un livello alto, tale da non poter deludere le aspettative degli italiani. 

Quale squadra presenterà il Governo Meloni?

Piovono a raffica i nomi proposti per rappresentare i vari Ministeri che andranno a comporre l’esecutivo targato Fratelli d’Italia. Per il momento, la questione quasi certa è che sarà Meloni a rappresentare il vertice del Consiglio dei Ministri. 

Probabilmente, poi, si opterà per due vicepresidenti, come fu in occasione del governo Conte, uno appartenente a Forza Italia – di cui il nome più forte sembra essere quello di Antonio Tajani – e uno della Lega, in cui spunta di nuovo il nome di Salvini

Da Forza Italia si preme poi per l’avvocato Giulia Bongiorno a rappresentare il ministero della Giustizia o per la Pubblica Amministrazione, mentre torna Letizia Moratti, o di nuovo al Miur oppure alla Salute, a seconda di quale posizione prenderà Licia Ronzulli. 

In Fratelli d’Italia circolano insistentemente i nomi di Fabio Panetta, Guido Crosetto e Francesco Lollobrigida. Per il recente ministero della Transizione Ecologica, in pole position parte Paolo Arrigoni. 

Dall’opposizione risponde Malpezzi

Grandi incognite anche in casa Pd. È Simona Malpezzi al programma Agorà su Rai 3 a parlare di come il primo partito di opposizione si sta rigenerando dopo la prevedibile sconfitta del 25 settembre. 

Prima dei nomi serve capire che cosa vogliamo essere”, ammette la presidente dei senatori del Pd. Non sono le persone a essere importanti, ma i propositi che mettono nell’ascoltare i bisogni della società. 

Di certo, risponde Malpezzi, il Partito Democratico è consapevole di aver perso le elezioni, “al contrario della Lega che si comporta come se le avesse vinte”. Contro il proposito di Salvini di ottenere il Viminale si schiera anche Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd, che dice: “Già siamo alle minacce e agli ultimatum. Andiamo bene”

Salvini agli Interni sarebbe una “sciagura per l’Italia” dice Ricci che poi chiede: “Basta show e propaganda dal ministero degli Interni. Serve verità e competenza per la sicurezza delle città e del Paese”. 

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