Meloni vs Schlein: il confronto tv in cui si gioca il tutto per tutto

La posta in gioco è alta per entrambe le leader, che si scontreranno su temi diversi, compresa la corsa all'europee; da un lato Meloni pronta a confermare il suo consenso e alzare la posta, dall'altro Schlein che deve dimostrare di poter essere una valida alternativa; il passo falso è però dietro l'angolo e le coalizioni pagheranno il prezzo più alto

Redazione
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Non mi sono mai sottratta, non lo farò stavolta” così Giorgia Meloni, durante la conferenza stampa del 4 gennaio, ha accettato la sfida lanciata da Elly Schlein. Il confronto televisivo si farà, anche se non è ancora certa la sede, e le tematiche da trattare saranno diverse. “Non credo che il tema della condizione femminile debba essere il solo oggetto del confronto tra due leader politici. Indipendentemente dal fatto che sono donne, sono leader politici e i leader politici si occupano di tutte le materie” ha infatti confermato il Presidente del Consiglio, rispondendo alla domanda di uno dei giornalisti presenti alla conferenza.

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Alessandra Ghisleri

Un confronto che quindi spazierà dalle candidature alle elezioni europee del prossimo giugno, fino alle decisioni di governo più contestate. Meloni non sembra temere il dibattito, nonostante il vantaggio di Schlein, che non è mai stata al governo e quindi non dovrà rispondere delle decisioni prese in passato dal suo partito, anzi sembra quasi desiderarlo. Eppure, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research e sondaggista politica, sembra voler mettere in guardia le due opponenti: “Entrambe con questo confronto hanno qualcosa da guadagnare o da perdere“.

Meloni vs Schlein: “Nessuna delle due è favorita

Credo che a entrambe convenga fare questa campagna ‘teaser’, creare l’attesa in vista del duello tra le due donne leader della politica italiana: puntare i riflettori su di loro e oscurare gli altri” evidenzia Alessandra Ghisleri, facendo tornare alla mente le parole di Giuseppe Conte: “Meloni non può scegliersi gli avversari politici“. E invece sì, lo ha fatto e continuerà a farlo e stavolta ad essere la fortunata prescelta, oppure la preda intorno a cui tessere la propria ragnatela, è stata la segretaria del Pd.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Nulla di più nefasto per il leader pentastellato che si è visto sottrarre l’egemonia dell’opposizione, senza poter fare nulla a riguardo. Egli stesso in passato aveva chiesto un confronto al premier, eppure era stato bellamente ignorato, per poi agire come la volpe che non arriva a l’uva ed attaccare il premier per la sua scelta. Alessandra Ghisleri, però, non sembra d’accordo con chi vede nella scelta di Meloni una punta di furbizia: “Non penso che abbia scelto Schlein perché meno insidiosa, ma perché la ritiene la leader legittima, visto che il Pd è il primo partito di opposizione per numero di voti“.

La consuetudine del centro destra è infatti quella di eleggere a leader della coalizione il politico che prende più voti, per cui la scelta del Presidente del Consiglio potrebbe effettivamente stata dettata da questa abitudine. Non tutti ne sono però convinti anche a causa dell’inesperienza della dem che potrebbe fungere da boomerang e rafforzare ancora di più il premier.

Elly Schlein
Elly Schlein

Nessuna delle due è favorita” continua però Ghisleri, sottolineando punti forti e debolezze di entrambe: “Meloni è da più tempo in politica, ha un’esperienza superiore ma deve anche rendere conto dell’attività di governo, delle difficoltà e delle contraddizioni e questo la rende più vulnerabile. Schlein è più giovane, meno esperta e non è ancora riconosciuta come leader progressista. Ma ha il vantaggio di essere appena arrivata, di non avere responsabilità sul Pd di governo fino al 2022, quindi di poter offrire la sua visione e fare le sue proposte, parlando con maggiore libertà“.

Schlein potrà dimostrare di essere l’alternativa

Sembra quasi una battaglia ad armi pari, ma a fare la differenza sarà la preparazione e la volontà di garantire la propria supremazia. Anche in questo caso entrambe le leader sembrano scontrarsi sullo stesso piano: da un alto Meloni con l’obiettivo di non perdere la sua credibilità e di non fare scendere il suo indice di gradimento, dall’altro Schlein che vede nel 2024 l’anno della sua rivincita e in questo duello la possibilità di dimostrare agli elettori di centrosinistra, in particolare quelli del Pd, che può reggere il confronto col premier e può effettivamente incarnare l’alternativa“.

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

Per entrambe un’arma a doppio taglio ma anche una grande opportunità. Chi però deve guardare con più attenzione i suoi passi è proprio la segretaria del Pd, minacciata anche dalla figura di Conte che non aspetta altro che un passo falso per spodestarla. Anche da questo punto di vista Alessandra Ghisleri ha potuto fare chiarezza: “Il confronto può spostare dei voti, ma non tra destra e sinistra. Può spostare qualcosa all’interno dei due schieramenti, si possono guadagnare consensi come perderli. I telespettatori più interessati saranno Salvini e Tajani da una parte, Conte e Calenda dall’altra“.

Meloni e Schlein alle europee: è una buona idea?

Il tema focale del duello, comunque, riguarderà le candidature alle elezioni europee. L’intervista di Alessandra Ghisleri a La Stampa ha chiarito anche questo punto, cercando di analizzare le reazioni dell’opinione pubblica e soprattutto dei partiti riguardo alle possibili candidature di Meloni e Schlein.

C’è la necessità di spiegare all’opinione pubblica perché ci si candida. C’è l’obiettivo legittimo di portare più voti al proprio partito, ma anche quello di aumentare la partecipazione, visto che alle elezioni europee la partecipazione è sempre più bassa. C’è poi la voglia di misurarsi con gli avversari e con gli stessi alleati e verificare chi ha più consenso” spiega Ghisleri riportando alla luce il problema del consenso che da sempre trasforma le europee, almeno nel nostro Paese, in una corsa all’egocentrismo.

In questo caso per le due leader la corsa alle europee potrebbe dirsi fatale, perché da un lato “Meloni deve vedersela con Salvini e Tajani, col rischio di destabilizzare la sua coalizione per andare alle europee”, dall’altro “Schlein deve fare i conti con la storia del Pd, abituato a valorizzare i territori, a lanciare candidati radicati a livello locale. Deve quindi evitare il rischio che tutti scrivano solo il nome Schlein, che è anche complicato da scrivere“.

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