“La libertà ha un prezzo“, ha sostenuto Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, parlando del contestato tema della difesa europea e riconoscendo il delicatissimo momento storico che l’Italia e l’Ue si stanno trovando a vivere. Sul piano ReArm, ovvero la proposta della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, sul riarmo dei Paesi membri, l’Italia non ha ancora assunto una posizione netta, come confermato dal Presidente del Consiglio.
“Valuteremo se attivare o meno gli strumenti del ReArm“, ha dichiarato il premier, forse cercando di evitare lo scontro diretto con la Lega di Matteo Salvini, assente in Aula, che ha assunto una posizione ultrapacifista e quindi contraria a ogni tipo di riarmo. Il Presidente del Consiglio ha però voluto chiarire un dettaglio che potrebbe rivelarsi fondamentale, ricordando come “le classi politiche concentrate solo su se stesse ci hanno consegnato un’Italia debole“, e aggiungendo: “Non chiedete a me di lasciare questa Nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un’alternativa. Non sono la persona giusta per questo“.
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In questo senso, quindi, Meloni ha voluto sottolineare che, senza un’efficace strumento di deterrenza, un Paese non può pretendere di avere voci in capitolo sulle decisioni fondamentali in tema di politica estera, per cui ad oggi è necessario assumere la consapevolezza che l’Italia deve rivestire un ruolo di forza, forse proveniente anche dal miglioramento delle proprie forze di difesa.
“Oggi rafforzare le nostre capacità difensive non significa banalmente acquistare armamenti“, ha spiegato il capo del governo, chiarendo che invece vuol dire “produrli” e quindi dare uno scossone all’economia del nostro Paese, alle nostre aziende e al tessuto produttivo.
Meloni: “Nessuna garanzia se si dividono Ue e Usa”
Un passaggio fondamentale del discorso del premier ha riguardato i rapporti tra Italia e Usa, duramente criticati dalle opposizioni, sia per il tema dei dazi che per le posizioni assunte da Donald Trump sulla pace in Ucraina. Meloni, però, tira dritto e ribatte per l’ennesima volta l’importanza dell’alleanza esistente tra i due continenti. “Non è possibile immaginare una garanzia di sicurezza duratura dividendo l’Europa e gli Usa“, ha chiarito il Presidente del Consiglio, sottolineando che l’Ue deve fare la sua parte, ma tenendo sempre in considerazione l’indispensabile apporto degli Stati Uniti.
Proprio sul tema del riarmo e della difesa europea, quindi, Meloni coglie un assist che giunge dal leghista Claudio Borghi, che ha criticato la scelta di spendere 800 miliardi di euro per strumenti bellici e non per sanità e altri settori sociali, sottolineando che ad oggi quello di Von der Leyen “è un piano roboante, che ben poco si sposa con la realtà“.
Il premier ha poi ricordato che l’Italia è sia contraria all’invio di truppe in Ucraina sia non disposta a utilizzare i fondi di coesione per finanziare le spese miliari. “Non si tratta di spendere le risorse attualmente disponibili per i servizi ai cittadini, ma della possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo rispetto al patto di Stabilità“.
Meloni: “Serve piano efficace per la competitività europea”
“Ci troviamo alla vigilia di un Consiglio Ue che cade in un momento estremamente complesso per le vicende globali, e allo stesso tempo decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa dell’Occidente“, ha dichiarato il premier, sottolineando la speranza che il dibattito di oggi trovi tutti i presenti “con la consapevolezza del tempo grave che stiamo vivendo“.
In questo senso, quindi, è necessario ragionare insieme su quali siano le scelte migliori da adottare per il bene della nostra Nazione. Innanzitutto, il Presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di procedere con il superamento della sfida della competitività delle industrie europee, “per non essere gregari“. Un concetto espresso anche dall’ex premier Mario Draghi, nel corso della sua presentazione del rapporto sulla competitività europea, spiegato questa mattina al Parlamento italiano.
Meloni: “L’Ue non può iper regolamentare tutto”
Tale questione, poi, deve essere legata anche ad un processo di sburocratizzazione dei processi europei, perché “se l’Europa pensa di iper regolamentare tutto non sopravvivrà“. L’obiettivo è quindi quello di evitare che l’Ue resti soffocata dalle regole che lei stessa si impone. “La politica deve tracciare la rotta“, ha evidenziato il premier, chiarendo che al momento il fine principale da perseguire è quello della difesa della competitività europea.
Per questo risulta più che necessario un intervento sui prezzi dell’energia, definiti “troppo alti” e quindi “un freno” per l’economia europea. Oltre alle necessità a breve termine, poi, Meloni ha evidenziato il bisogno di interventi anche più lungimiranti, possibilmente che permettano di garantire prezzi stabili all’interno del mercato europeo. “Abbiamo fatto importanti progressi ma molto resta da fare“, ha sostenuto il Presidente del Consiglio.
Sul tema dazi, Meloni ha confermato che questo non sarà all’ordine del giorno al Consiglio europeo, sottolineando che in ogni caso si continuerà a lavorare per trovare un terreno d’intesa e quindi scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno. “Credo non sia saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie, che diventano un circolo vizioso nel quale tutti perdono“, ha sibilato il premer, aprendo quindi alla possibilità di una cooperazione con gli Usa di Donald Trump.
Meloni: “Andare avanti con il protocollo Italia-Albania”
Il Presidente del Consiglio ha poi affrontato il delicatissimo tema del protocollo Italia-Albania, sottolineando la volontà del governo di “andare avanti“, nonostante le difficoltà finora incontrate. Il premier ha ricordato che l’esecutivo sta seguendo il ricorso presentato alla Corte di Giustizia, dicendosi sorpresa dal fatto che la maggioranza degli Stati membri dell’Ue “siano intervenuti per sostenere la posizione dell’Italia sul concetto di Paese sicuro di origine“.
Meloni ha però ricordato che è proprio grazie all’Italia che oggi l’immigrazione “è un priorità per l’Europa grazie al ruolo decisivo che l’Italia ha svolto in questi anni“. Nel prossimo Consiglio europeo, quindi, si tratterà anche del governo dei flussi migratori, nell’ottica già annunciata dalla politica comune presentata da Von der Leyen. Proprio questa proposta, secondo Meloni, potrebbe rivelarsi uno sviluppo molto significativo anche “per armonizzare la prassi dei diversi Stati membri e rendere più efficaci i rimpatri“.
Meloni: “Invio truppe a Kiev mai all’ordine del giorno”
Arrivando poi al punto focale dell’intervento, il Presidente del Consiglio ha confermato che l’Italia non ha intenzione di inviare truppe italiane a Kiev e che questo non è mai stato un tema all’ordine del giorno. Meloni ha spiegato che il comportamento dell’Italia nasce dall’idea di non seguire “acriticamente partner europei o americani“, preferendo invece “offrire il suo franco punto di vista” e “anche il suo dissenso“. Il sostegno dell’Italia a Kiev, comunque, non viene messo in discussione.
Sul piano di riarmo europeo Meloni ha dichiarato di aver chiesto il cambio del nome, in quanto questo sarebbe “fuorviante” per i cittadini. “Rafforzare le capacità difensive non significa acquistare armamenti“, ha chiarito il premier, sottolineando che in ogni caso l’Italia “valuterà se attivare o meno gli strumenti del piano Rearm“. Nessuna decisione sicura, forse per evitare strappi con la Lega di Matteo Salvini, che ha adottato una posizione ultrapacifista e quindi contrario al riarmo dei Paesi membri dell’Ue.
Sulla questione del possibile utilizzo dei fondi di coesione per finanziare la difesa europea, Meloni ha sostenuto che l’Italia adotterà una posizione contraria, sottolineando la necessità di “trovare soluzioni alternative“. Meloni ha poi voluto intavolare una riflessione sulla situazione attuale dell’Italia: “Non chiedete a me di lasciare questa nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un’alternativa. Non sono la persona giusta per questo“. Il premier ha infatti ricordato che “la libertà ha un prezzo” e per questo serve assumere la consapevolezza che “una Nazione esposta, incapace di difendersi da sola non può decidere, contare, affermare il suo interesse nazionale“.
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