“L’Unione europea è un modello imitato nel mondo a dimostrazione di quanto questa sia stata un’esperienza straordinariamente di successo“, ha sostenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della sua vita al Villaggio “Agricoltura è“, in occasione del 68esimo anniversario dei Trattati di Roma. Si tratta di due documenti firmati il 25 marzo 1957 che hanno istituito la Comunità economica europea (CEE) e la Comunità dell’energia atomica. Ancora oggi, questi sono considerati come l’atto di nascita della comunità europea, ovvero la prima formazione di quella che poi sarebbe divenuta l’Unione europea.
A pochi giorni dalla polemica nata sul Manifesto di Ventotene, criticato da Meloni in alcuni suoi aspetti e da questa utilizzato per affondare contro la visione dell’Europa del centrosinistra, il capo dello Stato ha voluto sfruttare l’occasione odierna per una precisazione. Rispondendo alla domanda di un giovane sull’avvio dell’integrazione europea, Mattarella ha spiegato che nulla può essere compreso se estrapolato dal suo contesto. Il Presidente ha quindi ricordato come nel 1945 l’Italia usciva da una guerra devastante, dove si erano verificate “brutali dittature e l’abisso dell’olocausto“, e in questo clima “alcuni statisti lungimiranti e coraggiosi cercarono di capovolgere un’idea, fu una rivoluzione di pensiero“.
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Ovviamente, il titolare del Quirinale non ha potuto evitare di sottolineare la presenza di alcune mancanze dell’Unione europea attuale. Nello specifico, secondo Mattarella, l’Ue dovrebbe diventare più veloce nelle sue decisioni. “Servono processi decisionali più veloci, servono risposte veloci e tempestive. L’Europa ha bisogno di aggiornarsi“, ha spiegato il Presidente della Repubblica, volendo però difendere la decisione italiana di abbandonare la Lira per passare alla moneta unica. In questo senso, il Capo dello Stato ha sottolineato che “senza lo strumento dell’Euro i Paesi europei sarebbero stati travolti dalla crisi finanziaria, mentre la moneta comune li ha protetti“.
Mattarella: “Sui dazi serve procedere con cautela”
Il Presidente della Repubblica ha poi nuovamente affrontato il tema dei dazi provenienti dagli Usa, sottolineando la loro pericolosità e chiedendo al governo italiano di procedere con una certa prudenza al fine di proteggere imprese e imprenditori italiani. “Speriamo che il buonsenso prevalga“, ha sostenuto Mattarella, lasciando intendere di non ritenere saggio incamminarsi verso quella che potrebbe trasformarsi in una guerra commerciale catastrofica.
Il capo dello Stato ha quindi ribadito un concetto che aveva pronunciato già alcuni giorni fa: “La chiusura dei mercati porta con sé conflitti, mentre i mercati aperti sono simbolo di pace e di interessi vitali di esportazione“. In questo senso, quindi, Mattarella ha elencato i pericoli che le tariffe Usa portano con sé, divenendo un vero e proprio ostacolo al mercato e alla qualità dei prodotti esportati. “I dazi dovrebbero essere inaccettabili per tutti i Paesi del mondo“, ha tuonato il Presidente della Repubblica, chiarendo la necessità di una collaborazione su regole leali, perché “la risposta non sono altri dazi ma regole da far rispettare“.
Quindi, secondo Mattarella, l’Italia deve procedere con tranquillità, per evitare di “alimentare un eccesso di preoccupazione“, in quanto l’Ue avrebbe la forza di interloquire “con calma e autorevolezza” per contrastare la scelta immotivata degli Usa. Il Presidente ha sottolineato che quando si parla di guerre commerciali non si dovrebbe porre l’attenzione solamente sul concetto economico ma in generale su quello del conflitto.
Concludendo il suo discorso, il capo dello Stato ha posto l’accento sulla necessità di trasformare l’Unione europea in un percorso sempre più comune ed unitario. “Non è un caso che la politica agricola comune abbia costituito la base per ripartire dopo la delusione dello stop alla Comunità Europea di Difesa“, ha spiegato, chiarendo che oggi stesso l’integrazione è diventata un concetto ben compreso dai giovani, soprattutto grazie all’Erasmus e a Schengen, ovvero “due fenomeni ormai considerati normali“.
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