“La forza della Repubblica è la sua unità… ma non come risultato di un potere che si impone“, ha tuonato Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno alla Nazione. Sedici minuti in cui il Presidente ha cercato di rimanere super partes, di non dare a nessuno la possibilità di dare inizio al 2024 con qualche polemica, e di non sviscerare troppo alcuni dei temi più scottanti.
Nessun riferimento diretto alla situazione in vista delle elezioni europee, al Pnrr, alla legge bavaglio o alla riforma del premierato, ma tra le righe del discorso di Mattarella, c’è un appello forte: è necessario lottare per la Repubblica, ricordare che la democrazia resiste grazie a chi la esercita e a chi continua a tutelarla.
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Nessuna possibilità di dare adito a polemiche, eppure Giorgia Meloni ha comunque sentito la necessità di chiamare il Presidente per confermare la sua vicinanza ai temi affrontati, soprattutto a quelli legati alla tutela del lavoro e ai tagli alla sanità, di cui Mattarella ha parlato quasi superficialmente. Nessun riscontro sul reale fulcro del discorso, che ha mostrato le angosce principali di Mattarella: l’estensione dei conflitti bellici e l’indebolimento della democrazia.
Il monito di Mattarella in difesa della democrazia
“Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia -ha esordito il Presente Mattarella, quasi impersonando un Kennedy all’italiana- qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto“.
Impossibile non percepire l‘avvertimento di Sergio Mattarella, la sua preoccupazione per il ruolo che la democrazia sta iniziando ad assumere nel nostro Paese. Un ruolo sempre più marginale, fatto di persone sfiduciate che preferiscono non usufruire dei propri diritti per non dover rispettare i loro doveri. L’astensionismo, i conflitti, la perdita di fiducia sono tutti elementi che indeboliscono la libertà politica, e non solo, dell’Italia.
“Per definire la strada da percorrere è il voto libero che decide -ha chiarito il Presidente, per poi rivolgersi direttamente ai giovani- non rispondere a un sondaggio, o stare sui social. Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà. Non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione, o dall’indifferenza. Partecipare alla vita e alle scelte della comunità è un diritto di libertà, un diritto al futuro“.
Un avvertimento, quindi, ma anche un’esortazione al popolo, che deve riconoscere il proprio potere e di conseguenza utilizzarlo. Il discorso di Mattarella, però, non trasuda solo timore e preoccupazioni, ma anche speranza, nei confronti di chi riesce a difendere e soprattutto ad esercitare i valori della Costituzione, come “i ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione spalavano il fango e cantavano Romagna mia“.
Ed è proprio questa solidarietà, la stessa che ha seguito la terribile strage di Cutro come ha ricordato il Presidente, che ci rafforza e ci protegge. Sta proprio qui il senso del discorso di Mattarella, nell’esortazione e soprattutto nel ricordare che “uniti siamo più forti“.
Mattarella: “Non dobbiamo abituarci agli orrori della guerra“
Altri grandi protagonisti del discorso alla Nazione di Sergio Mattarella sono stati i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, ma anche quelli “evocati e minacciati“. Proprio qui si legge la reale angoscia di Mattarella, quella di un unico grande conflitto che potrebbe essere diretta conseguenza di questa “guerra mondiale frammentata“, come l’aveva definita qualche settimana fa durante il discorso di fine anno al corpo diplomatico.
Un timore che può essere combattuto riconoscendo gli orrori che ci circondano, sviluppando empatia e sensibilità e operando quella solidarietà che il nostro Paese ha sempre dimostrato. “Non dobbiamo abituarci a questo orrore“, ha ammonito il Presidente, preoccupato che possa crearsi una nuova “generazione perduta“, alimentata solo da odio e conflitti.
E proprio sui conflitti interni, sull’identificazione di un avversario, il discorso di Mattarella ha rischiato di essere travisato. “Evitare la pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici verso i quali praticare forme di aggressività, anche attraverso le accuse più gravi e infondate, spesso travolgendo il confine che separa il falso dal vero“, un consiglio del Presidente, che però ha dato a qualcuno la possibilità di dare sfogo alle sue manie di protagonismo.
Il ministro Salvini si è infatti convinto che questa particolare parte del discorso fosse proprio riferita a lui ed alle accuse a lui mosse a seguito dello scandalo degli appalti Anas. Una sorta di sfogo alle sue manie di protagonismo, o forse quasi una dimostrazione di vulnerabilità, da parte di un uomo alla ricerca di consensi ovunque possa trovarli.
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