Strage di Capaci, Mattarella: “È stato attacco alla democrazia, ma l’Italia ha reagito”

"I tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato" ha ricordato il Capo dello Stato, invitando tutti a non abbassare la guardia, nel ricordo e nel rispetto di chi ha perso la vita nella lotta alla mafia

Redazione
7 Min di lettura

Come sostenevano Falcone e Borsellino, la Repubblica ha dimostrato che la mafia può essere sconfitta e che è destinata a finire” ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 32esimo anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, in un agguato organizzato e messo in atto da Cosa Nostra. Un messaggio di speranza, quello del Capo dello Stato, ma anche di esortazione a costruire un’Italia migliore, perché questa Giornata “vuole essere il segno di una responsabilità comune“.

Mattarella ha voluto ricordare come “i tentativi di inquinamento della società civile, le intimidazioni nei confronti degli operatori economici, sono sempre in agguato“, per questo non bisogna mai abbassare la guardia e allo stesso tempo non lasciarsi intimidire da chi usa la violenza per raggiungere i suoi loschi obiettivi. “L’attentato di Capaci fu un attacco che la mafia volle scientemente portare alla democrazia italiana – ha proseguito il Capo dello Stato – Una strategia criminale, che dopo poche settimane replicò il medesimo, disumano, orrore in via D’Amelio“.

Paolo Borsellino e Giovanni Falcone
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone

Il presidente ha però ricordato come “fu ferma la reazione delle Istituzioni e del popolo italiano. Ne scaturì una mobilitazione delle coscienze. La lezione di vita di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino divennero parte della migliore etica della Repubblica“. Mattarella ha ricordato i nomi di chi ha perso la vita tragicamente per mano della mafia, citando anche “Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Testimoni di legalità, il cui nome resta segnato con caratteri indelebili nella nostra storia“.

Il messaggio del Presidente della Repubblica si è concluso con un appello a tutta l’Italia, a “tenere alta la vigilanza” per “impedire che le organizzazioni mafiose trovino sponde in aree grigie e compiacenti“. “L’eredità di Falcone e Borsellino è un patrimonio vivo che appartiene all’intera comunità nazionale – ha chiosato Mattarella – Portare avanti la loro opera vuol dire lavorare per una società migliore“.

Le parole dei ministri Salvini, Crosetto e Casellati sulla strage di Capaci

Il Presidente Mattarella non è stato l’unico a rilasciare dichiarazioni in occasione del 32esimo anniversario della strage di Capaci. Il vicepremier Matteo Salvini ha ricordato i nomi delle vittime di questa terribile giornata, definendoli “eroi italiani, il cui coraggio e sacrificio vanno tenuti vivi nella lotta quotidiana contro tutte le mafie“.

Su X, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di pubblicare una citazione di Giovanni Flacone, presa da uno dei suoi discorsi: “Che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare“.

Guido Crosetto, ministro della Difesa
Guido Crosetto, ministro della Difesa

Oggi ricordiamo la strage di Capaci del 1992 in cui il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta furono assassinati da Cosa Nostra” ha scritto sui social la ministra Maria Elisabetta Casellati, definendo questa giornata “un evento che, per la sua portata emotiva, nel nostro Paese è paragonabile all’11 settembre per gli Stati Uniti“, proprio perché “Quel 23 maggio ha segnato ‘un prima’ e ‘un dopo’ nella lotta alla mafia. Falcone è diventato simbolo di giustizia e riscatto e il suo nome continua a ispirare le nuove generazioni“.

La ministra per la Riforme ha poi concluso sostenendo: “A più di 30 anni di distanza le organizzazioni mafiose sono cambiate e per combatterle non è sufficiente solo rafforzare gli strumenti di contrasto e tenere alta la guardia, occorre investire sulla legalità come pratica quotidiana per cancellare la cultura mafiosa dalla nostra società e onorare il sacrificio di Falcone“.

Il ricordo di La Russa, Ronzulli e Borghi

Giovanni Falcone, insieme a Paolo Borsellino, a tanti altri magistrati e a donne e uomini delle Forze dell’ordine, rappresentano la dedizione e la professionalità di chi scelse con coraggio di stare dalla parte delle Istituzioni e di non abbassare la testa di fronte alle minacce della criminalità organizzata” ha scritto su Facebook il presidente del Senato Ignazio La Russa, sottolineando come queste persone siano “esempi per le future generazioni che l’Italia non potrà mai dimenticare“.

Il senatore di Italia Viva Enrico Borghi ha definito la strage di Capaci “uno degli snodi più terribili e delicati della storia della nostra Repubblica“, sottolineando come ricordare il sacrificio di chi ha perso la vita per mano mafiosa “significhi da un lato riflettere per capire come fu possibile che la mafia portasse l’attacco al cuore dello Stato, e dall’altro ribadire che la responsabilità per la lotta al crimine e alla mafia non può mai arrestarsi“.

Progetto senza titolo 2024 05 23T103634.596
Enrico Borghi (Iv)

Anche la senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ha voluto sottolineare la resilienza italiana a seguito della strage di Capaci: “L’attentato in cui venne ucciso Giovanni Falcone, insieme con la moglie Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, voleva essere il disperato tentativo di Cosa Nostra di disarmare lo Stato, eliminando con una violenza senza pari il suo più acerrimo nemico“.

Ronzulli ha proseguito le sue dichiarazioni evidenziando come “successe esattamente il contrario. Lo Stato si riscosse, la guerra contro la criminalità organizzata si fece ancora più dura, i risultati ancora più efficaci. Altri uomini valorosi, altri eroici servitori del Paese, sono caduti. Ma grazie a loro, la mafia è stata decapitata, messa in ginocchio, piegata. Non del tutto sconfitta, perché è ancora fra noi, pericolosa come una pianta infestante, quasi invisibile, perché al tritolo ha sostituito i più anonimi ‘colletti bianchi’, ma viva“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo