Nella celebrazione del Giorno della Memoria, al Quirinale, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato le atrocità commesse negli anni della Seconda Guerra Mondiale, ad Auschwitz e non solo. Il leader ha ricordato come questi atti abbiano portato alla morte di sei milioni di ebrei e di centinaia di migliaia di minoranze, per opera del regime nazista, sostenuto e coadiuvato da quello fascista e dalla Repubblica di Salò. “Auschwitz rappresenta l’abisso più profondo e oscuro mai toccato nella storia dell’umanità“, ha sottolineato il Capo dello Stato, nel corso del suo intervento al Quirinale, mirato a ricordare come gli orrori che si sono conclusi 80 anni fa debbano essere ricordati, al fine di non essere mai più compiuti.
L’abominio, il terrore e la devastazione di quegli anni, così lontani da noi ma allo stesso tempo così vicini, sono errori del passato che non devono rianimarsi nel presente e che devono essere rifuggiti dalle Nazioni attuali, in un’opera di collaborazione unica nel suo genere e insita nel tentativo dell’umanità di divenire inclusiva e soprattutto pacifica. Il Presidente ha ricordato come l’evento di ieri ad Auschwitz, dove si sono riuniti i leader del mondo occidentale, abbia “espresso il significato di rinnovare un patto tra le Nazioni e i popoli che, in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, in cui la violenza, l’aggressione, l’inimicizia, la guerra sembrano voler prendere il sopravvento, accende una speranza“.
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Questa stessa speranza deve essere quindi perseguita all’unanimità, anche alla luce di una Costituzione, quella italiana, che è nata subito dopo il tramontare di una stagione orribile e che ha dato vita ad una Nazione che ha giurato di non cadere più nei tranelli nell’odio. “Ripetiamo allora anche noi, con particolare determinazione in questi nostri giorni, quel grido forte e alto, che proviene, ogni giorno e per sempre, dal recinto di Auschwitz: ‘Mai più!‘“, ha tuonato Mattarella, davanti ad una sala gremita e alla presenza del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e della sopravvissuta ai campi di sterminio, Liliana Segre.
Mattarella: “La Shoah è alla radice della Costituzione“
Il Presidente della Repubblica ha ricordato come la Carta Costituzionale italiana sia nata proprio a seguito delle sofferenze e dei sacrifici compiuti dai “caduti per la libertà“, al fine di “cancellare i principi, le azioni, le parole d’ordine del cupo dominio nazifascista“, di cui furono espressione il secondo conflitto mondiale e i campi di concentramento e sterminio. Mattarella ha quindi elencato i principi contenuti nella Costituzione, sin da subito opposti a quelli del regime fascista, ponendo una certa attenzione su un pericolo che oggi sembra essere sempre più inquietante.
La manipolazione dell’informazione, delle notizie e della verità mette a rischio la vita della democrazia, a causa “dell’indottrinamento e della propaganda” che rischia di causare. Proprio questi attacchi potrebbero quindi portare a modifiche della realtà, fino a trasformale in menzogna e mettendo in pericolo il confronto e il pluralismo. “Al contrario della fede cieca e dell’obbedienza incondizionata, la Costituzione prevede la democrazia, la partecipazione, le garanzie e i controlli“, ha quindi rivendicato Mattarella, evidenziando come questi principi ad oggi assumano un valore ancora più fondamentale.
Segre: “Non posso essere altro che donna di pace“
Trattando ancora di informazione e soprattutto di social network, il Capo dello Stato ha deciso di fare riferimento alle ultime vicende che hanno visto protagonista la senatrice a vita Liliana Segre. Solo alcuni giorni fa, in occasione dell’uscita nelle sale italiane, del nuovo film sulla sua vita, la sopravvissuta è finita al centro di una ondata di insulti e minacce, pubblicate sulle varie piattaforme social. Una vicenda che ha lasciato particolarmente provata la senatrice, tanto da farle decidere di non prendere parte ad un evento pubblico sulla Shoah.
Il Presidente ha quindi definito “doloroso” e “inaccettabile” quanto accaduto ed ha poi sottolineato come i social, che sono nati come “espressione di libertà“, rischino di divenire uno “strumento di violenza e di negazione dei diritti“. Proprio per questo, il Capo dello Stato ha evidenziato quanto sia necessario porre a questi un “argine“, anche perseguendo i reati gravi che su di essi si verificano. La stessa Segre ha poi preso la parola nel corso della cerimonia al Quirinale, decidendo di ricordare in che modo, dopo Auschwitz, riuscì a seppellire l’odio e a diventare una “donna di pace“.
La senatrice ha infatti raccontato in che modo, il giorno della liberazione del campo, ebbe la possibilità di raccogliere una pistola da terra e di usarla contro le guardi di Auschwitz. “In quell’attimo, io capii l’enorme differenza che c’era con il capo, mai io per alcuna ragione avrei potuto uccidere nessuno“, ha sostenuto la sopravvissuta, sottolineando come proprio quell’evento avrebbe indirizzato il resto della sua vita. Rispondendo poi alla domanda di una giovane su quale sia il metodo migliore per evitare i conflitti, Segre ha risposto con poche parole: “L’accoglienza risolverebbe tutti i problemi“.
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