Manovra, un taglia e cuci che nel 2024 porterà 15,7 miliardi di deficit

Giorgetti ha parlato di “scelte difficili”, riferendosi alle decisioni prese per far quadrare i conti, cioè per permettere di finanziare il taglio del cuneo e la riduzione dell’Irpef

Laura Laurenzi
6 Min di lettura

La manovra è arrivata in Parlamento a soli 15 giorni dall’approvazione del Consiglio dei ministri, un tempo record che però pone l’attenzione non solo sugli aspetti positivi, come la compattezza della maggioranza, ma anche sulla mancanza di fondi che sta mettendo a rischio tutta la manovra.

Il ministro dell’economia Giorgetti ha parlato di “scelte difficili”, riferendosi alle decisioni prese per far quadrare i conti, cioè per permettere di finanziare il taglio del cuneo e la riduzione dell’Irpef.

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Manovra, il ministro Giorgetti “vanno prese decisioni difficili

Eppure, il testo definitivo della manovra 2024 è stato inviato alle Camere senza cambiamenti sostanziali, ma solo con qualche piccolo ritocco.

Manovra: tagli alle pensioni Quota 103 per pochi intimi

La decisione della maggioranza di evitare la presentazione di emendamenti, nemmeno quelli che potrebbero apportare maggiori entrate, non sembra però bastare per coprire le spese della nuova manovra che, in alcuni casi, non ha fatto realmente i conti con i fondi necessari per la realizzazione delle misure previste.

Il punto più spinoso rimane la Quota 103, fortemente voluta da Lega e Forza Italia, che però nasconde qualche problemino. Solo 17 mila persone, infatti, riusciranno ad andare in pensione anticipata nel 2024 grazie alla quota, ma nello stesso anno sono in 31.500 a subire il ricalcolo contributivo. Un numero destinato a crescere che toccherà le 700 mila unità nel 2044.

Questi numeri, però, come impatteranno la vita dei cittadini? Innanzitutto, secondo la Cgil, il ricalcolo della contribuzione potrebbe provocare un taglio delle pensioni pari al 17,5%, a causa ovviamente dell’aumento dei pensionati a cui deve essere garantito l’assegno. Una diminuzione da capogiro, che però è mascherata dalla promessa di pensioni anticipate e della possibilità di godersi la vecchiaia.

Quella delle pensioni è una problematica tutta italiana, causata dal numero sempre crescente di anziani in età da pensionamento e dalla diminuzione del numero di cittadini abili al lavoro. Siamo un Paese anziano che continua ad invecchiare e i dati dell’Istat lo dimostrano: se nel 2002 l’età media italiana era di 41,9 anni, nel 2022 è di 46,2. Un invecchiamento che non promette nulla di buono, soprattutto per quanto riguarda i piani pensionistici.

Manovra, deficit da 15,7 miliardi nella legge di bilancio 2024

Il tanto promesso taglio del cuneo fiscale, in aggiunta al taglio dell’Irpef, che porterà un aumento degli stipendi del 5,74% annuo nasconde anche in questo caso qualche complessità. Per poter finanziare i 10,8 miliardi di euro necessari per il taglio del cuneo, il governo ha deciso di aumentare lo spazio di deficit nella legge di bilancio 2024. Se nel 2023 il deficit era pari a 3,2 miliardi, nel 2024 raggiungerà quota 15,7 miliardi. Ecco qui una delle scelte difficili di cui parlava il ministro Giorgetti.

Ma il governo è fiducioso, perché grazie alla manovra sono previste anche maggiori entrate derivanti dall’aumento delle tasse su sigarette e tabacchi, dal taglio al super bonus e dalla proroga delle norme fiscali per le società sulla rivalutazione di terreni e partecipazioni nelle imprese, che insieme frutteranno ben 534 milioni di euro. Una cifra esigua rispetto al deficit di bilancio, alla quale si devono aggiungere i 518 milioni derivanti dall’aumento della ritenuta d’acconto sui bonifici parlanti legati alle detrazioni, che si applicano direttamente sull’imposta, e alle deduzioni che si applicano, invece, al reddito complessivo. Per valori che vanno dall’8% all’11%.

Ma non finisce qui, in quanto il governo rastrella anche 583 milioni di euro recuperati dalle provvigioni degli intermediari assicurativi e 196 milioni dalle imposte sulla cessione dei metalli preziosi.

Manovra: cedolare secca sale al 26% e Iva sui pannolini al 10%

La scelta del governo è stata quella di mantenere la cedolare secca al 21% solo per chi decide di affittare l’appartamento di residenza, mentre sulle seconde proprietà la percentuale sale al 26% per gli affitti brevi. Il grande cambiamento, però, arriva tramite il Codice identificativo nazionale necessario a tracciare anche gli affitti brevi tramite piattaforme online.

Il tanto temuto aumento dell’Iva sui beni della prima infanzia è arrivato: tanto tuonò, che piovve. L’Iva sui pannolini per bambini, sul latte in polvere o liquido e sulle preparazioni per l’alimentazione dei neonati salirà dal 5 al 10%. Secondo le parole della premier Meloni la decisione è stata presa perché il precedente abbassamento dell’Iva non aveva portato ai risultati attesi.

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Manovra, il Premier Meloni sull’aumento dell’Iva sui beni d’infanzia

Le associazioni, però, non sono d’accordo e confermano che le spese annuali di ogni bambino lieviteranno di circa 100 euro.

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