Manovra, è scontro sulle pensioni: Lega e FI si allontanano e FdI deve ricucire

Tra Quota 41 e aumento dell'assegno minimo, Lega e FI mettono in difficoltà le casse dello Stato, mentre già si fatica a far quadrare i conti

Redazione
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L’autunno si avvicina e con esso arriveranno anche i nuovi problemi da risolvere in materia di Manovra finanziaria. Il ministero dell’Economia, così come tutto il governo, è già al lavoro per cercare di costruire un piano che sia attuabile e soprattutto sostenibile. Il debito pubblico italiano si attesta sui tremila miliardi di euro e nel 2025 si spera di non aumentare a dismisura questo numero. Sicuramente la situazione da affrontare non è semplice, visti anche i paletti posti dal governo: non si toccano il taglio del cuneo fiscale e le pensioni degli italiani.

Come recuperare le somme necessarie ad attuare questo piano, dal valore di 25 miliardi di euro, è il vero fardello che pesa sulle spalle delle istituzioni. L’obiettivo di spending review è quello di recuperare 2,5 miliardi ma la somma potrebbe salire col passare dei mesi. Ciò che conta per il governo Meloni, però, è non creare traumi ai cittadini con il taglio repentino di numerose agevolazioni fiscali. Così la politica italiana si trova con una Manovra scottante tra le mani, il cui calore viene aumentato dal contenzioso sulle pensioni portato avanti dalla Lega e da Forza Italia.

Giorgia meloni, presidente del Consiglio
Giorgia meloni, presidente del Consiglio

Il Carroccio vorrebbe infatti portare a casa uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, ovvero la Quota 41 per i piani pensionistici, mentre gli azzurri restano più cauti e propendono per l’aumento degli assegni minimi. In entrambi i casi, però, il costo per le casse dello Stato sarebbe ingente e spetterà al partito di Giorgia Meloni riportare tutti su un piano di realtà e ricordare quali sono le reali disponibilità dell’economia italiana.

Manovra, il contenzioso sulle pensioni tra Lega e Forza Italia

La Lega di Matteo Salvini non vuole rinunciare alla promessa fatta agli italiani sulle pensioni, anche se questa sembra al momento irrealizzabile. La possibilità di applicare la Quota 41, ovvero la procedura che permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, al momento non è sostenibile dallo Stato italiano. Così, sembrerebbe che il Carroccio sia pronto a cedere ad una versione temperata della riforma, che prevedrebbe il taglio dell’assegno pensionistico per coloro che decidono di accedere alla Quota 41. Secondo la Cgil, la decurtazione dell’importo dell’assegno si aggirerebbe tra il 15 e il 30%. Un taglio importante che non è chiaro se piacerà o no ai cittadini.

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Claudio Durigon (Lega)

Intanto nella Lega si discute anche di pensioni giovanili, argomento ben più spinoso e complesso. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha proposto una soluzione che potrebbe però non essere applicabile. Secondo l’esponente del Carroccio, infatti, si potrebbe obbligare i lavoratori a versare una parte dei loro Tfr nei fondi pensioni, così da sopperire ai contributi mancanti. Il problema di questa proposta risiederebbe in ambito giuridico, poiché si dovrebbe vincolare per legge una parte di retribuzione dei lavoratori.

Forza Italia, d’altro canto, non sembra convinta delle proposte della Lega e ribatte sul tema pensioni con una sua proposta: l’aumento degli assegni minimi. FI ha ricordato come questa sia una battagli condotta in Parlamento anche durante l’ultima manovra e che per questo potrebbe avere più speranze nella prossima. Il nodo, come sempre, risiede nelle disponibilità economiche del Paese, che potrebbe non potersi permettere un aggravio così imponente.

Le ipotesi per il finanziamento della Manovra

Il ministero dell’Economia starebbe valutando le possibilità di reperimento delle somme necessarie per finanziare la Manovra. Oltre ai 2,5 miliardi previsti dalla spending review, si sta prendendo in considerazione un taglio delle agevolazioni fiscali, che non si trasformi però in un trauma per i cittadini. Il viceministro del Mef Maurizio Leo ha assicurato che saranno prese di mira le detrazioni e i crediti d’imposta minori“, ma l’obiettivo sarebbe quello di recuperare circa un miliardo di euro. Intoccabili per il momento le detrazioni mediche. Per quanto riguarda le sanatorie, si starebbe lavorando ad un allargamento della rottamazione, quindi ad una proroga delle scadenze o a un ampliamento del suo perimetro, così da recuperare fondi in più.

Un capitolo più spinoso quello del concordato fiscale, che potrebbe far recuperare alle casse dello Stato circa due miliardi di euro. Visti gli obiettivi, si è pensato di rendere il concordato più attrattivo proponendo dei super sconti, così che aumentino le adesioni. Mentre governo e ministero lavorano sulle proposte, l’Ue attende il 20 settembre, data entro cui l’Italia dovrà mettere a punto il piano pluriennale di spesa che sarà valutato da Bruxelles. Solo a seguito di questa data si potranno avere ulteriori certezze su quelle che sono le intenzioni del governo Meloni in materia economica.

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