Manovra, parte il rush finale sul testo: la conferenza di Meloni slitta di qualche giorno

Non è chiaro se il premier abbia deciso di rimandarla per i ritardi sulla Legge di bilancio o per altre motivazioni, eppure al momento non sembrerebbero esservi notizie certe sull'andamento del testo; l'attesa cresce e sembrerebbe che i tecnici del Mef siano al lavoro per apportare gli ultimi ritocchi prima dell'approdo a Montecitorio

Redazione
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La conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prevista per il 22 ottobre, è definitivamente saltata. Sembrerebbe che la motivazione ufficiale sia l’assenza del vicepremier Antonio Tajani, impegnato con un incontro del G7, ma c’è chi invece insinua che la ragione vera e propria siano i ritardi sulla Legge di Bilancio 2025. Anche quest’anno, la strada della manovra finanziaria sembrerebbe in salita, e i tecnici sarebbero ancora al lavoro per concludere i conteggi finali, per cui non è chiaro se il provvedimento arriverà a Montecitorio entro i tempi prestabiliti.

I 30 miliardi che la Legge verrà a costare devono avere fondi certi e su questo il governo sembrerebbe in difficoltà. Se Giorgetti ha promesso ormai mesi fa una manovra che non sia “lacrime e sangue“, oggi la maggior parte degli esponenti del centrodestra hanno confermato che nella Legge non sarà presente alcuna nuova tassa, neanche sulle accise o sul diesel. Nel primo caso, infatti, si tratterebbe di un “anticipo” e nel secondo di un “riallineamento” che in cinque anni porterà il prezzo del gasolio ad eguagliare quello della benzina.

Pensioni minime, il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti
Pensioni minime, il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti

Ciò su cui punta l’esecutivo, però, sono i nuovi provvedimenti creati appositamente per rendere più semplice la vita delle famiglie italiane, solo quelle con figli però. Le opposizioni, quindi, temono che le detrazioni fiscali e bonus ad hoc per queste fasce della popolazione rischino di diventare vere e proprie imposte sulle spalle dei single e soprattutto dei più anziani. Non è chiaro se al momento il Mef stia ragionando su questo dettaglio, nella speranza di creare una Legge che sia il più equilibrata e corretta possibile.

Manovra, il nodo del concordato fiscale

Uno dei temi che ancora fa discutere sulla Legge di bilancio riguarda il concordato preventivo biennale, ovvero l’accordo tra Agenzia delle entrate e lavoratori autonomi per combattere l’evasione fiscale. Questo provvedimento prevede che per ben due anni i lavoratori che accettano il concordato paghino le tasse non in base agli effettivi guadagni ma sulla base di quanto preventivato dall’Agenzia delle entrate. In questo modo sia lo Stato che il cittadino trarrebbero dei vantaggi, perché il primo avrebbe la certezza di ottenere almeno in parte la contribuzione che gli spetta, mentre il secondo pagherebbe imposte inferiori a quanto avrebbe dovuto allo Stato senza il concordato.

Il governo nutrirebbe grandi speranze nei confronti di questo provvedimento, anche se al momento questo è rimasto escluso dalle coperture della manovra. Si ipotizza che l’esecutivo stia valutando di utilizzare queste entrate per coprire eventuali spese extra al momento non incluse nella Legge di Bilancio. Un sondaggio del Sole 24 Ore ha però portato alla luce una realtà inquietante che sembrerebbe mettere un freno ai piani del governo Meloni. Secondo la ricerca, infatti, sembrerebbe che solo il 10% degli aventi diritto avrebbe deciso di aderire al concordato, come riportano nove professionisti su dieci.

I termini per l’adesione a questa proposta scadono a fine ottobre ma sempre secondo il sondaggio solamente otto operatori su dieci vorrebbero avere più tempo per aderirvi. L’importo guadagnato dalle casse dello Stato sarà quindi reso noto all’incirca a metà novembre, ma il Movimento 5 Stelle ha già tirato fuori gli artigli, sostenendo che il concordato si presenti come “un flop totale“.

Manovra, i provvedimenti per le famiglie con figli

Le certezze riguardanti al Legge di bilancio 2025 riguarderebbero principalmente i provvedimenti pensati per le famiglie italiane. Il problema della denatalità preoccupa ormai sempre di più i vertici del nostro Paese, ormai consapevoli che la mancanza di nuovi lavoratori possa voler significare la fine del sistema pensionistico italiano. Proprio per questo, ben più della metà dei fondi della manovra sono dedicati a detrazioni fiscali e bonus per queste fasce di popolazione.

Il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro è stato confermato per i prossimi cinque anni, così come la riduzione delle aliquote Irpef a tre. Oltre a queste due importanti decisioni, nella Legge di bilancio è anche prevista una Card del valore di 1000 euro per i genitori con un Isee inferiore a 40mila euro, l’esclusione dell’assegno unico dal computo dell’Isee e un ampliamento significativo del congedo parentale retributivo. Questo infatti sarà pagato con una cifra pari all’80% del totale per tre mesi e non solamente per due.

Sembrerebbe che i fondi necessari a finanziare queste spese saranno reperiti dai tagli lineari dei ministeri, pari al 5% dell’importo dell’anno scorso, e dalla revisione delle tax expenditures. Già solamente da queste due fonti il governo potrebbe guadagnare circa 5,5 miliardi di euro. Sul fronte delle pensioni, uno dei più discussi degli ultimi, la Legge confermerà le misure introdotte l’anno scorso, ovvero Ape sociale, Opzione donna e Quota 103, e berrà introdotto un incentivo fiscale per chi deciderà di continuare a lavorare oltre alla data del pensionamento.

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